martignacco

Inserire la qualifica di partigiano nella segnaletica stradale di una via intitolata a un Caduto della Resistenza “può privilegiare una categoria di combattenti e compromettere il processo di pacificazione nazionale”; restaurare un affresco di epoca mussoliniana, invece, è operazione di recupero artistico e storico.

A Martignacco, comune di 6mila abitanti del Friuli Venezia Giulia, annesso al Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale, c’è sdegno e sgomento: la Giunta guidata dal sindaco Marco Zanor ha respinto la proposta della sezione ANPI per il completamento della toponomastica stradale mentre, nel frattempo, sosteneva con oltre 5.000 euro il restauro di un affresco del Ventennio e concedeva patrocinio e sala istituzionale alla presentazione di un libro di CasaPound. A sconcertare e amareggiare molte famiglie di perseguitati e vittime del nazifascismo è stato il comportamento bifronte dell’amministrazione, spiegano al Comitato Provinciale ANPI di Udine: «Vedendo l’affresco rimesso a nuovo, non hanno dimenticato la motivazione con la quale il sindaco, pochi mesi prima, ha bocciato sia il completamento della segnaletica con l’indicazione “partigiano” in via Pietro Martini – Caduto a soli ventun’anni nel durissimo inverno del ’44 – sia la proposta di apporre almeno una lapide in memoria. Il tutto a spese dell’ANPI di Martignacco, senza alcun esborso pubblico».

La motivazione del rifiuto è di quelle che fanno sussultare qualunque democratico. Carta canta: “La Giunta non ritiene di enfatizzare una categoria di combattenti rispetto ad altre, perché ciò potrebbe compromettere il necessario processo di pacificazione nazionale”. Ben oltre un tentativo di equiparazione dei repubblichini di Salò ai partigiani, come tentò di fare una proposta di legge nazionale della destra.

 

cartina martignaccoIn Friuli i collaborazionisti italiani rispondevano direttamente ai nazisti: «Il territorio era controllato e amministrato da un Gauleiter di nomina hitleriana – spiega l’ANPI provinciale di Udine – e Martignacco pagò un prezzo durissimo nella lotta contro l’occupazione, con 6 militari internati e morti nei lager nazisti, 2 civili vittime dei campi di sterminio, 3 deportati nei campi di prigionia. In paese furono 18 i partigiani, 23 i patrioti riconosciuti e altri 30 i benemeriti che sostennero le forze resistenti».

Il restauro dell’affresco che ha riacceso le polemiche, in via Delser, sull’ingresso principale dell’ex cinema Impero, ha riportato alla luce un dipinto degli anni Trenta, opera del pittore friulano Ernesto Mitri: rappresenta due atleti, uno dei quali col braccio teso nel saluto romano accanto a un fascio littorio. L’ANPI è tornata a dare voce all’amarezza: «Nessuna furia iconoclasta contro opere artistiche, e non potrebbe essere altrimenti. Però i cittadini non sono stati consultati, sono stati spesi 5.124 euro di fondi pubblici e ora quel dipinto rappresenta uno schiaffo alla storia e ai sacrifici della Comunità, a maggior ragione perchè al contempo si sono negate l’iscrizione e la lapide a Martini».

Un esempio del tutto diverso è la vicina Torviscosa, cittadella industriale nata durante il fascismo: i residenti e l’ANPI hanno chiesto e ottenuto di essere interpellati sulla riqualificazione. La toponomastica originale non troverà spazio e resterà quella in vigore dal maggio ’45, incisa sulle targhe di marmo di Carrara capovolte perché non c’erano soldi per le nuove. Inoltre pannelli esplicativi illustreranno cosa è stato il regime.

Nessuna spiegazione, invece, a Martignacco. Ma la protesta non si fermerà, assicurano all’ANPI di Udine. Se Pietro Martini fosse stato un poeta, un professore, o uno scienziato la targa avrebbe riportato l’abituale dicitura. Negata a Martini perché era un partigiano, un combattente morto per la libertà e la democrazia.