Da https://cultura.biografieonline.it/santanna-stazzema-strage/eccidio-sant-anna-di-stazzema-12-agosto-1944/

Anche a Sant’Anna di Stazzema, gli americani della Quinta Armata costituirono una commissione d’inchiesta che indagò sulle stragi naziste. A quella Commissione, il sacerdote don Giuseppe Vangelisti parroco di La Culla, a due passi da Stazzema, e parroco anche di Sant’Anna, inviò la lettera di un testimone oculare della strage, Ettore Salvatori, che aveva visto uccidere la moglie e la figlioletta. Ne pubblichiamo integralmente il testo.

Subito dopo, la testimonianza di Marino Curzi di Forte dei Marmi, resa il 15 settembre del 1944. Curzi vide la catasta dei morti sulla piazza e, tra quelli, cercò il corpo della sorella.

La prima pagina della lettera scritta da Ettore Salvatori

La lettera di Ettore Salvatori

Sant’Anna – 28 settembre 1944

Sono uno dei pochi scampati alla strage del 12 agosto, che i tedeschi con barbarie inaudita fecero nel paesello di S. Anna di Stazzema e che potei assistere rimanendo miracolosamente incolume alla strage della mia famiglia e dei miei parenti, sfollati dal Forte dei Marmi dove il 1° luglio i tedeschi sempre, ci cacciarono con poche ore di tempo. Cercherò ora di narrare come vissi quel funesto giorno.

Erano circa le sette e mezzo del mattino quando corse la voce che i tedeschi erano già arrivati all’Argentiera e quindi non c’era tempo da indugiare per noi uomini perché già si sapeva per troppi esempi, ultimo quello di Montornato, che non risparmiavano gli uomini di qualunque età, anche se infermi; sparsasi dunque la voce che stavano arrivando gli uccisori, i distruttori e incendiari di case, tale era da tempo la fama delle SS, io mi allontanai da casa con mio figlio e con altri due giovani, ma chissà per quale motivo, ché in tali momenti non si può sempre agire secondo la logica, ma spesso è il destino che ci guida, non volli allontanarmi troppo e mi rifugiai in una piana di granturco e fagioli che bene mi nascondevano a chi fosse passato lungo la mulattiera, mentre gli altri si allontanavano anche di più e, come mi hanno detto poi, si nascosero in un bosco.

Sant’Anna di Stazzema – “La Domenica degli Italiani” del 9 dicembre 1945. Una tavola illustra l’episodio della madre che difese il figlio scagliando uno zoccolo contro i nazisti.

Erano appena trascorsi pochi minuti che già piombarono da più parti una diecina di tedeschi con la divisa mimetizzata, elmo in testa, tanti diavoli all’aspetto e in sostanza, che sparavano in tutte le direzioni, dirigendo di preferenza i loro colpi contro le finestre della casa dei Bertelli al Colle, la casa insomma dove abitavo e dove era ancora la mia moglie Ada Salvatori e la mia bambina Maria Pia di cinque anni. Dal mio nascondiglio sentivo la voce di tutte quelle povere donne che non avevano perso tempo per trarre fuori dalla casa il possibile e che ora si raccomandavano in modo davvero pietoso.

Furono raggruppati e avviati lungo la mulattiera e mentre mi passavano vicino mi decisi ad uscire e ad incolonnarmi con tutti quelli di casa, eravamo in tutti fra bambini e vecchi diciannove persone, che ignari del nostro destino, si andava verso morte.

Appena un tedesco mi vide mi spinse nel gruppo che andava ancora avanti fra lo spavento generale perché si veniva delineando bene l’idea che ormai dovessimo venir bruciati perché già avevano incendiato alcune stalle e una casa proprio sulla mulattiera.

Ma non era proprio questa l’idea dei tedeschi, ci spinsero abbasso verso un fossato facendoci attraversare alcune piane dove del grano era stato mietuto e c’erano ancora alcune cappette di grano che subito furono incendiate. A questo punto l’Armida Bertelli cercò di allontanarsi dal gruppo dirigendosi verso casa, ma uno della SS che stava incendiando il grano la colpì al braccio sinistro con un proiettile esplosivo e fu la prima ad essere colpita.

Oltre ai tedeschi che ci cacciavano abbasso c’erano anche alcuni italiani uno dei quali portava una cassetta mentre altri due non avevano niente così mi pare, solo mi ricordo bene, che uno era senza giacca e senza cappello scuro di faccia, capelli neri un po’ ondulati.

Giunti che fummo subito fu piazzata la mitraglia e alla Lobelia Ghilardini che si raccomandava invocando misericordia anche per la sua piccola Maria Sole, di mesi otto, fu diretta la prima scarica, e altri sparavano col moschetto e così di seguito per tutto il gruppo. Chiusi gli occhi e attendevo la morte che per me non venne.

Quando furono saziati di sparare si allontanarono e allora sentii la voce di mia moglie che mi chiamava con voce rotta dal terrore e dal dolore perché era stata ferita al gomito destro da una pallottola esplosiva e mi disse che la nostra piccola era morta e anche sentii l’altra mia nipote Luisa Ghilardini anch’essa ferita ad una gamba.

Passarono una decina di minuti ed ecco ancora il rumore degli scarponi tedeschi, un breve parlottare e si avvicinarono a me, mi presero per la cintola e cercarono di alzarmi da terra, di aprirmi le mani che tenevo incrociate, poi due fucilate una a mia moglie, che venne colpita al lato sinistro al torace, l’altra alla Luisa anch’essa al lato sinistro e poi niente, solo il silenzio della morte.

La Luisa era ancora in vita e si è potuto salvarla dopo un mese di degenza all’ospedale.

Come spiegare il mio caso?

Ho finto d’essere morto, quello è certo, ma come abbia potuto ingannare l’occhio di quegli assassini sì bene abituati ad uccidere non riesco a capacitarmi, si vede proprio che il buon Dio ha voluto risparmiarmi perché mio figlio non rimanesse solo.

Questo alla meglio il racconto della strage fatta al Colle, mentre ancora si levava in alto il fumo delle centinaia di cadaveri uccisi sulla piazza della Chiesa e incendiati.

Salvatori Ettore

Via Trento n. 110

Forte dei Marmi (Lucca)

Salvatori Ettore di Francesco e fu Maria Terigi.

Nato al Forte dei Marmi, 11 Novembre 1897

La stele con l’elenco delle vittime (da https://it.wikipedia.org/wiki/ Eccidio_di_Sant%27Anna_di_Stazzema#/ media/File:Santanna_mahnmal_opfertafel.JPG)

Il testo dell’interrogatorio di Marino Curzi

Testimonianza di: Marino Curzi, Forte dei Marmi, Italy

Resa presso: Quartier Generale Quinto Corpo d’Armata – A.P.O. 464 – Esercito degli Stati Uniti

Data: 15 settembre 1944

Ora: ore 11.00

Presenti: Maggiore Edwin S. Booth, Presidente Tribunale Supremo Militare, Quartier Generate, V Corpo d’Armata,

Commissario Maggiore Milton R. Wexler, IGD Quartier Generale, V Corpo d’Armata,

Consulente militare Maggiore Carl N. Cundiff, AGD Quartier Generale V Corpo d’Armata, Consulente Difesa

(II testimone ha giurato davanti al Maggiore Wexler)

Sant’Anna di Stazzema: la Chiesa di Mulina devastata dai nazisti. Siamo nei giorni delle stragi

Quesiti posti dal Maggiore Wexler

Domanda: Qual è il suo nome per intero, la sua età e il luogo di residenza?

Risposta: Marino Curzi, 29 anni, abito in Via Mazzini 52, Forte dei Marmi, Italia.

Ha sentito la sparatoria (fucilazione) o visto l’incendio a Sant’Anna il giorno 19 agosto 1944?

Ero a 500 metri e ho visto l’incendio.

Quando ha sentito sparare o visto l’incendio?

Circa alle 6.30 del mattino.

Ha sentito gli spari?

Sì.

Per quanto tempo e rimasto a osservare?

Ho guardato l’incendio dalle 6.30 a mezzogiorno preciso.

Si trovava dentro un edificio o all’aperto?

All’aperto.

Ha visto dei soldati tedeschi sparare?

No.

Ha visto del soldati tedeschi quel giorno?

Sì.

Ha mai prestato servizio nell’Esercito italiano?

No.

Ha sentito i nomi di alcuni soldati tedeschi?

No.

Ha riconosciuto degli ufficiali tedeschi tra i tedeschi presenti?

Sì.

Quanti ufficiali tedeschi ha visto?

Circa dieci.

Come ha fatto a distinguere gli ufficiali dai soldati semplici?

Ho riconosciuto gli ufficiali perché so che hanno sulle spalle qualcosa in oro o in argento.

Se vedesse degli ufficiali o dei soldati, saprebbe riconoscere quelli che erano a Sant’Anna?

Sì.

Ha mai visto alcuni di questi ufficiali o soldati come prigionieri di guerra americani?

No.

Dica con le sue parole esattamente quello che ha visto o sentito di persona.

Dalla miniera ho visto il fuoco e i tedeschi scendere nella valle. Dopo ero a Sant’Anna alle due di pomeriggio. Ho visto i corpi bruciati nella piazza. Ho cercato di trovare mia sorella tra i cadaveri. Dopo aver visto i cadaveri nella piazza e non aver trovato mia sorella, sono andato a vedere negli altri gruppi di morti che erano stati ammazzati ma non bruciati. Nemmeno lì ho trovato mia sorella. Ho visto circa una cinquantina di civili che facevano fotografie del massacro. Sono rimasto lì per un po’ a guardare quelli che fotografavano e poi sono tornato a casa, a La Culla.

È rimasto alla miniera dall’inizio dell’incendio fino alle due del pomeriggio?

Sì, fino alle due del pomeriggio.

Per quanto tempo si sentirono gli spari (per quanto tempo andò avanti la sparatoria)?

Per quattro ore circa.

Quanti erano, secondo Lei, gli ufficiali e i soldati tedeschi nel paese durante l’episodio?

Centocinquanta circa.

Secondo Lei, quanti erano i corpi che ha visto nella piazza?

Dai 200 ai 300.

Ha visto altri cadaveri oltre a quelli della piazza?

Sì, molti altri.

Dove li ha visti?

Li ho visti in gruppi di 5, 6, 7 e soprattutto in una stalla dove ce n’erano 15.

Come erano stati uccisi?

Bruciati.

Quanti corpi c’erano oltre a quelli visti sulla piazza?

Circa 200.

Ha visto donne o bambini tra i cadaveri?

Ho visto tre bambini che erano stati colpiti o infilzati da un arnese di legno e affilato.

Dei 500 cadaveri, quanti erano di donne e bambini?

Quasi tutti erano di donne perché gli uomini erano scappati.

Che età potevano avere all’incirca i tre bambini che ha visto?

Credo che il più grande avesse due anni.

Sono state scattate fotografie dei tre bambini?

Non so, ma credo di sì.

Conosce Rossi?

Sì.

Ha visto Rossi fare delle fotografie?

Non l’ho visto ma so che ne ha fatte alcune.

Ha visto altre persone che conosce fare delle fotografie?

No.

Ha visto dei corpi che erano caduti nella scarpata (dirupo) intorno alla chiesa?

Sì, ne ho visti molti.

Può indicarci un numero?

Cinque o sei.

Chi si è occupato di dare sepoltura a queste persone?

Il parroco di La Culla.

Qual è il suo nome?

Sacerdote D’Angelo, Parrocchia di S. Antonio, Angeli Custodi, La Culla, Diocesi di Pisa.

Il parroco ha preso nota dei morti?

Sì, ha fatto una lista di alcuni cadaveri.

Dove possiamo rivolgerci per avere le fotografie?

Credo ai partigiani della Banda Bandelloni.

Chi e il capo di questo gruppo?

Il Bandelloni stesso.

Hanno un giornale?

Non lo so.

Ha notato o meno se i soldati tedeschi portavano dei numeri sui baveri o sulle maniche?

No, non potevo vedere bene perché si trovavano a circa 50, 60 metri da dove mi trovavo.

In quel periodo Bandelloni combatteva queste truppe?

Hanno combattuto contro le SS per quattro giorni di seguito.

Lei sa se gli uomini di Bandelloni hanno fatto prigionieri tra questi soldati?

Li hanno uccisi, non hanno preso prigionieri vivi.

Dove potrei trovare Bandelloni?

La sua banda ha agito nella valle, in particolare a La Culla, Sant’Anna, Farnocchia fin su a Monte Cavallo. So che avevano occupato il passo di Via Arni, ma credo che abbiano perso terreno e non so se si trovano ancora lì.

C’erano degli uomini della banda Bandelloni che vivevano a Sant’Anna?

No, credo che nessuno degli appartenenti alla banda di Bandelloni provenga da Sant’Anna.

Secondo Lei, perché il paese di Sant’Anna fu scelto per quell’atroce rappresaglia?

Credo che sia stato scelto perché avevano perso molti uomini nei combattimenti con i partigiani nelle vicinanze di Sant’Anna.

Ha mai combattuto insieme a Bandelloni?

Ho combattuto con la banda Bandelloni per un mese e due giorni.

Circolavano voci a Sant’Anna la mattina presto del 12 agosto, voci che riguardavano il massacro che i tedeschi avrebbero fatto?

No, signore.

Ha visto sua sorella la mattina presto prima del massacro?

Sì, signore. L’ho vista andare via da casa circa alle cinque del mattino. Mia sorella era insieme a altre due donne.

Lei sa se alcuni dei tedeschi vivevano a Sant’Anna tra le famiglie italiane?

No.

Ha visto, degli avvisi (manifesti) o dei proclami affissi sui muri di Sant’Anna o nei paesi vicini?

No, non ho visto alcun proclama, ma so che avevano dato l’ordine di evacuare il paese pochi giorni prima del massacro.

Perché?

Perché avevano perso molti uomini nei combattimenti vicino alla collina di Sant’Anna e volevano avere il paese a loro disposizione per poter combattere contro i partigiani.

Perché gli abitanti di Sant’Anna non hanno rispettato l’ordine di evacuazione?

Non volevano disobbedire all’ordine, ma piuttosto che spostarsi di continuo da un paese all’altro, hanno preferito rimanere nelle loro e patire le conseguenze della loro decisione.

Aiutavano i partigiani sfamandoli e dando loro supporto?

Sì, signore, sempre.

Secondo Lei, a quale unità appartenevano i tedeschi?

Qualcuno mi ha detto che appartenevano alla seconda compagnia delle SS.

Glielo ha detto un uomo o una donna?

Tutti lo dicevano.

Può dirci un nome di una delle persone che dicevano che appartenevano alla seconda compagnia delle SS?

Un uomo che era scampato alla fucilazione, non quella nella piazza, ma vicino alla piazza, mi ha detto che gli uomini delle SS appartenevano alla seconda compagnia.

Qual è il nome di quest’uomo?

Il suo nome è Cesconi Ettore, Via Trento, Forte dei Marmi.

Ha anche detto a quale reggimento appartenevano?

Forse se lo chiedete a lui, ve lo saprà dire.

Lei sa se si trova ancora nello stesso paese?

Non so, perché tutti cercavano di fuggire.

Lei e in grado di fornire indicazioni che ci aiuterebbero a localizzare i tedeschi responsabili di questo crimine?

Non so niente, ma se trovate dei partigiani appartenenti alla banda Bandelloni, loro sapranno darvi le informazioni che volete.

(Il testimone viene congedato. L’interrogatorio si chiude alle ore 11.40 a.m.).

Da Patria Indipendente n. 4 del 22 aprile 2012