Si è svolto il 23 marzo a Palazzo Pubblico di Siena, nella Sala delle Lupe, il convegno nazionale “L’antifascismo, origine e forza delle istituzioni democratiche”, organizzato da Anpi e Comune di Siena e dedicato al ruolo degli Enti locali nella tutela dei principi e dei valori della Costituzione italiana.

I lavori sono stati coordinati dalla vicepresidente nazionale dell’Anpi Vania Bagni, di Anpi Toscana, e sono stati aperti dall’intervento del consigliere regionale Simone Bezzini, che ha portato il saluto del presidente della Giunta regionale della Toscana Enrico Rossi. Le relazioni introduttive sono affidate al sindaco di Siena Bruno Valentini e all’avvocato Emilio Ricci, vice presidente nazionale Anpi. Sono poi intervenuti Alessandro Orlandini, direttore Isrsec, Silvia Folchi, presidente Anpi di Siena, e i sindaci e i rappresentanti delle Regioni che hanno adottato delibere analoghe a quella del Comune di Siena. Ha concluso la Presidente nazionale dell’Anpi Carla Nespolo.
Pubblichiamo il testo integrale della relazione del vicepresidente nazionale Emilio Ricci. Sul prossimo numero di
Patria sarà pubblicata una sintesi dell’intero dibattito.

Palazzo Pubblico a Siena

A Siena, il 13 luglio scorso è stato approvato in Consiglio comunale un atto di indirizzo politico-amministrativo per tutelare i valori della Resistenza e impedire manifestazioni dell’estrema destra di stampo nostalgico, discriminatorio, omofobo, xenofobo e razzista.  Contro tale atto CasaPound ha fatto ricorso al Presidente della Repubblica. L’Anpi è stata coinvolta direttamente da tale ricorso e su questo tema si è costituita l’Anpi nazionale chiedendo la trasposizione del giudizio del ricorso al Presidente della Repubblica al Tar, che già in altre occasioni aveva deliberato rigettando il ricorso di CasaPound.

Perché questo? Perché il tema affrontato è che questo movimento non si rifà ai valori della Resistenza ma ai valori del fascismo anche se non statutariamente indicati.

È un profilo estremamente delicato, perché coinvolge un problema di libertà di espressione che sicuramente è costituzionalmente garantito, ma collide in maniera netta e chiara con i principi costituzionali, in maniera tale da richiedere una risposta significativa in ossequio a tali principi.

Nel ricorso che CasaPound ha notificato all’Anpi si fa riferimento proprio ai principi costituzionalmente garantiti; si afferma in sostanza: guardate che assumendo la delibera del Comune di Siena (che fortunatamente è stata assunta anche da molti altri Comuni) si violano una serie di norme costituzionalmente garantite, tra cui quella di libera espressione e si addirittura va contro le disposizioni in materia di convenzione europea che tutela appunto la libertà di espressione.

Questo è il punto ambiguo sul quale dobbiamo fare chiarezza e abbiamo ritenuto di organizzare questo convegno come una prima occasione di confronto, e spero che vi siano successive occasioni analoghe, che non coinvolgano soltanto i Comuni o le amministrazioni che hanno assunto già una delibera di questo tipo, ma anche altri Comuni, proprio perché va affermato questo principio sulla legittimità su questa delibera. È un principio costituzionalmente garantito nel momento in cui io faccio un’affermazione di principio che si collega ai tre grandi baluardi della normativa in materia di tutela della democrazia costituzionale nata dalla Resistenza: 1) la XII disposizione di attuazione che vieta la ricostruzione del partito fascista, 2) la legge Scelba, 3) la legge Mancino.

Tali principi si affermano in maniera abbastanza chiara, anche se poi, come accade nel nostro Paese, Paese di fini giuristi, si hanno davanti ai Tribunali pronunce diverse tra loro, ma che in realtà sanzionano l’apologia del fascismo quando apologia vuol dire esaltazione del regime, esaltazione dei principi, delle figure che al fascismo hanno fatto riferimento, e la sanzionano in maniera anche penalmente rilevante.

Quindi noi dobbiamo avere ben chiaro il concetto secondo il quale sono legittime le delibere che fanno riferimento a un principio costituzionalmente garantito o a questioni comunque legate a questi principi.

Quella che viene impropriamente definita come la negazione degli spazi in realtà è una cosa un po’ più articolata; è opportuno andarsi a rileggere le delibere assunte in particolare dal Comune di Siena; in realtà all’interno si afferma un concetto fondamentale: “perché io possa utilizzare degli spazi comuni che abbiano una valenza quindi pubblica verso l’esterno io devo richiamarmi a quei principi dell’antifascismo, della tutela costituzionale, dell’affermazione dei principi garantiti dalla costituzione che non collidano o che addirittura non siano in contrasto con questi principi”.

Per cui a un’associazione che pretende o richiede l’utilizzo spazi pubblici è legittimo chiedere che vi siano delle affermazioni di antifascismo di negazione di principi che sono quelli che hanno portato alla creazione del regime fascista e che sotto questo profilo vi sia quindi una trasparenza dal punto di vista democratico e sui valori fondanti della Costituzione derivata dalla lotta di Liberazione.

Questo è un principio che nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (1950) è espresso dall’art. 10; è questo uno degli strumenti attraverso i quali CasaPound, specificatamente, ma anche Forza Nuova fanno lo stesso ragionamento, dove si dice: tu, attraverso quest’obbligo di fare questa dichiarazione, limiti il mio diritto alla libera espressione.

In realtà la Corte europea con una sentenza molto importate e significativa del 2015, ha addirittura espresso un principio secondo il quale determinati diritti si possano anche comprimere nel momento in cui questi diritti non sono conformi ai principi generali dell’ordinamento costituzionale dei vari paesi e delle affermazioni generali di democrazia vigenti in Europa.

Questo è importante, perché vuole dire che nel momento in cui noi ci troviamo di fronte a coloro i quali negano questi principi in nome dell’affermazione generale secondo la quale tutti hanno il diritto di espressione, nel momento in cui determinate affermazioni non corrispondono al principio generale di democrazia esse, il diritto piò essere condizionato fino al punto da costringere il soggetto del diritto ad assumere determinate posizioni.

Questo è un concetto complesso, articolato, però determina il fatto che noi in questo modo siamo in grado di avere la garanzia che alcune organizzazioni che seriamente e in maniera preoccupante si rifanno a principi fascisti e neofascisti, possano non avere spazio, campo, credibilità in questo nostro Paese nei quali principi generali hanno ancora peso e consistenza.

Naturalmente i principi generali sono principi di indirizzo politico che vengono affermati dall’organo politico, il Consiglio Comunale, il Consiglio Regionale e quant’altro e devono poi essere trasportati in attività molto più complesse che implicano poi l’intervento specifico in varie materie di gestione della cosa pubblica, nel quotidiano, per cui si va a intervenire su questioni che naturalmente necessitano di un aggiustamento di questi regolamenti che devono essere acquisiti e modificati di conseguenza.

Tutto questo è un principio fondamentale che deve essere necessariamente e obbligatoriamente il più possibile portato a estendersi nel nostro territorio nazionale in maniera assolutamente chiara e assolutamente strutturata.

Quindi sotto questo profilo l’Anpi si è resa parte diligente a dar vita a questa iniziativa; spero che molti altri Comuni approvino analoghe delibere proprio per consentire di valutare in maniera articolata queste importantissime questioni che sono fondanti del nostro tessuto democratico e costituzionale.