Garisenda ed Asinelli, le torri simbolo di Bologna

Anche Bologna, Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Resistenza, entra a pieno titolo tra le città “defascistizzate”. E fa pure un passo in più: il 26 marzo, infatti, il Consiglio comunale ha approvato la modifica ai regolamenti sugli spazi pubblici e al contempo ha vietato la vendita di gadget sul Ventennio o che rimandano a ideologie fasciste e naziste.

Non è stato facile però. Le nuove norme sono state varate dopo mesi di dibattito e ripetuti rinvii. Ad esprimersi a favore sono stati Partito democratico, Città comune, Movimento 5 stelle, Coalizione civica, compattamente contrari Lega Nord e Forza Italia, mentre non hanno partecipato al voto i due rappresentanti di Insieme Bologna.

Secondo il Carroccio, «Nulla aiuta il fascismo più di questa isteria antifascista che si consuma oggi», e ha invitato l’Aula a «distinguere i fascisti veri da quelli che fa comodo demonizzare». FI non è stata da meno: «Non potrete fermare queste derive impedendo l’utilizzo delle sale. Vi lasciamo soffiare su fascismo e antifascismo, senza risolvere alcun problema».

Con buona pace della destra, sono cinque i regolamenti modificati da Palazzo D’Accursio per limitare la concessione di sale e aree pubbliche comunali a formazioni neofasciste. In tema di occupazione del suolo pubblico è stato inserito un passaggio per evitare “attività che si richiamano direttamente all’ideologia fascista, ai suoi linguaggi, rituali e alla sua ideologia o in cui si esibiscano e pratichino forme di discriminazione”. Chi farà richiesta di spazi, dovrà firmare una dichiarazione con la quale si impegna al rispetto della disposizione transitoria della Costituzione, della legge Scelba e della legge Mancino. Chi trasgredirà vedrà revocata la concessione. In caso di mancato rispetto della disciplina sulla concessione di sale e del patrocinio del Comune potrà scattare anche una sanzione già in vigore: la possibilità di negare l’uso delle sale “per un periodo massimo di un anno”. Simili le integrazioni agli altri regolamenti. Per l’assegnazione di immobili comunali si specifica che l’inosservanza “costituisce causa di decadenza dell’assegnazione” e la nuova regola sulla collaborazione con i cittadini per i beni comuni prevede, se inosservata, la decadenza dal patto.

Un campionario di gadget neofascisti (da http://www.varesenews.it/2017/02/una-mozione-chiede-di-vietare-i-gadget-fascisti-ma-il-consiglio-regionale-respinge/593030/)

Lo stop ai gadget riguarda la vendita in mercati e fiere di oggetti “riferiti al partito fascista”, se realizzati in periodi successivi al Ventennio, dunque non cimeli o oggettistica d’epoca: chi violerà il divieto avrà sequestrata la merce.

Si completa così un percorso avviato lo scorso dicembre con l’approvazione di un ordine del giorno del parlamento cittadino, portato avanti dalla Giunta, in particolare dall’assessore alla Sicurezza Alberto Aitini, e come in altre località, prezioso è stato il lavoro degli uffici comunali nell’esaminare in concreto e tradurre in norma le indicazioni dell’Assemblea.

Nel frattempo, nella comunità dei Comuni più piccoli che hanno adottato strumenti normativi di contrasto ai neofascismi, è entrato il lombardo Azzate (VA), dove il 15 marzo, è stato approvato un atto di indirizzo proposto dalla sezione Anpi “Marzio Bianchi”.

Lo stemma del Comune di Azzate

In occasione della presentazione in Aula consiliare, il sindaco Gianmario Bernasconi ha illustrato lo scopo del documento “Iniziative e sensibilizzazione della cittadinanza sul problema del fascismo, dei nuovi fascismi e di tutti i totalitarismi”. Il documento, in realtà, è stato modificato rispetto all’originale, e dunque sottoposto nella nuova versione anche alla sezione Anpi. Durante la discussione si è ricordata l’iniziativa adottata a Varese, dove è necessario sottoscrivere una dichiarazione di ripudio dei disvalori nazifascisti, e che proprio ad Azzate ha sede un’associazione che si rifà a quelle condotte negative. L’atto è stato approvato all’unanimità.

In Abruzzo, l’11 aprile, su proposta della sezione Anpi di Vasto (CH), il Consiglio comunale ha approvato la mozione per regolare le concessioni degli spazi pubblici. La delibera ha visto il voto favorevole di tutta la maggioranza, l’astensione dei consiglieri del Movimento 5 stelle e la non partecipazione al voto del centro destra.

Lo stemma del Comune di Vasto

Nello scorso autunno l’Anpi Vasto e l’Arci avevano inviato una lettera aperta all’Amministrazione cittadina in cui chiedevano di adeguare i regolamenti, subordinando la concessione di suolo pubblico, spazi e sale di proprietà del Comune a una dichiarazione esplicita di rispetto dei valori antifascisti dalla Costituzione e del suo dettato (la XII disposizione transitoria e finale) e dell’ordinamento legislativo vigente (le leggi Scelba e Mancino) e quindi di non autorizzare l’uso di aree pubbliche ad associazioni, formazioni e gruppi politici, singole persone che professassero o praticassero comportamenti fascisti, razzisti, omofobi, transfobici e sessisti.

«L’approvazione della mozione è la conferma del radicamento dei valori fondanti della nostra democrazia, nati dalla lotta antifascista contro la dittatura della violenza, del razzismo e della repressione – ha dichiarato Domenico Cavacini, presidente dell’Anpi Vasto –. Ci è dispiaciuto rilevare la non unanimità del voto, che su temi come questo, resta un atto dovuto ed inopportuni i termini di discussione portati avanti da qualche consigliere, espressione di un atteggiamento irrispettoso della nostra Costituzione. Chi amministra la cosa pubblica non deve dimenticare che i neofascismi e i neonazismi continuano a diffondersi in Europa, insieme a ripetuti episodi di intolleranza e violenza. Atti come quello approvato devono richiamare le istituzioni democratiche al proprio compito di vigilare sul rispetto della democrazia».

Anche le Regioni si stanno attivando. La Giunta della Toscana (pure l’Umbria, ricordiamo, ha avviato l’iter) il 5 aprile ha assunto l’impegno di rendere esecutiva la mozione presentata dalla consigliera Pd Alessandra Nardini e approvata il 30 gennaio dal Consiglio.

“La Presidenza della Giunta regionale – si legge nella nota di attuazione – si impegna a regolamentare in maniera esplicita il divieto dell’utilizzo di sale e spazi all’interno delle proprie sedi per manifestazioni razziste, xenofobe e antidemocratiche, omofobe, discriminatorie e antisemite. Non potranno altresì far uso di questi spazi quei soggetti che nei loro intenti contengano dichiarazioni apologetiche del fascismo o del nazismo e alludano a terrorismo ed uso della violenza”.

Il documento approvato dall’Aula, cui la Giunta dà seguito, ricordava l’appello lanciato dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, già raccolto da numerosi capoluoghi e piccoli centri con l’adozione di specifici atti per vietare la concessione di spazi pubblici ad associazioni o movimenti ispirati ai disvalori del fascismo e del nazismo, invitava alla sensibilizzazione dei Comuni che ancora non l’avessero fatto e “a continuare nelle azioni di sostegno finalizzate a promuovere la conservazione dei valori dell’antifascismo e della resistenza, prestando particolare attenzione a promuovere iniziative culturali, in collaborazione con le scuole, affinché sia mantenuta la memoria storica, venga portato all’attenzione soprattutto delle giovani generazioni, il problema dei nuovi fascismi e la condanna dei movimenti razzisti, xenofobi, omofobi, antisemiti”.

La Toscana da tempo, ha voluto rammentare la vicepresidente Monica Barni, è impegnata nel sostenere la memoria democratica. Per esempio, ha promosso (prima in Italia) il “Treno della memoria”, che permette agli studenti di visitare i campi di concentramento e l’assessorato alla Cultura partecipa all’Osservatorio sui nuovi fascismi e ai tavoli tematici di monitoraggio. Il 3 aprile, inoltre, la Giunta guidata da Enrico Rossi ha presentato una delibera per un contributo finanziario annuale a favore, tra gli altri, della rete regionale degli Istituti Storici della Resistenza e dell’Età Contemporanea, affinché possano realizzare attività didattiche e formative rivolte a studenti e docenti.

Nel territorio regionale pure il mondo studentesco si è mobilitato. Non solo partecipando e sostenendo le iniziative della società civile in tutela della democrazia, ma anche adottando nuovi strumenti normativi. Gli universitari dell’ateneo di Pisa hanno infatti messo nero su bianco la mozione “Contro la destinazione di spazi da parte dell’Università nei confronti di quei soggetti che si ispirino ai disvalori del nazifascismo e che sono in aperto contrasto con la Resistenza e l’antifascismo”. Il documento cita i regolamenti introdotti nei Comuni di Pisa, Siena e Torino e in altri Municipi; richiama sia gli art. 1, 3, 10, 18 e la XII disposizione transitoria della Costituzione e la legge Scelba, sia l’articolo 2 dello Statuto dell’ateneo, dove si dichiara l’impegno dell’Università “a recepite e rispettare quanto espressamente quanto espresso dalla Costituzione della Repubblica Italiana, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Il testo oltre a segnalare che nazifascismo, odio razziale, antisemitismo, omofobia, vanno perseguiti legalmente, sottolinea come una comunità accademica, dove si fa ricerca e si trasmette il sapere, deve “far propri principi quali il superamento di ogni discriminazione, l’indipendenza, il rispetto della dignità, il metodo democratico sulla Resistenza e sull’antifascismo”.

Il simbolo dell’Università di Pisa

La mozione presentata da “Sinistra Per” è stata accolta all’unanimità dal Consiglio – composto anche dai gruppi di “Diritti a sinistra” e “L’IstaMina”. D’ora in poi porte chiuse e niente finanziamenti per iniziative a qualsiasi associazione che professi ideologie razziste, xenofobe, antisemite, nazifasciste, o di diffondere idee e comportamenti che incitano all’odio razziale e all’omofobia. Per ottenere l’autorizzazione a utilizzare spazi dell’ateneo bisognerà sottoscrivere una dichiarazione in cui si afferma di non professare alcuno di quei disvalori. Ovviamente anche l’Università di Pisa – si chiede al Senato accademico e al CdA di recepite l’atto e discuterne le modalità di adempimento – dovrà modificare il regolamento sugli spazi e dovrà attentamente vigilare affinché non ci siano elusioni.

Il presidente dell’assemblea degli studenti, Riccardo Cangelosi, ha illustrato le ragioni della scelta condivisa dalla coralità del Consiglio: «Lavoriamo nel territorio da 20 anni e negli ultimi tempi abbiamo notato il proliferare di movimenti giovanili che si ispirano dichiaratamente a ideologie appartenenti a un triste passato. Alcuni fatti violenti accaduti di recente sono stati decisivi per la nostra richiesta del “marchio di antifascismo” all’università. In questo abbiamo trovato il pieno sostegno della prorettrice Antonella Del Corso. Tra i più giovani abbiamo notato una certa sensibilità verso questi temi».

Grande soddisfazione per l’operato degli universitari è stata espressa dall’Anpi, per voce del presidente del Comitato provinciale Bruno Possenti, e dalla Cgil con Daniela Fabbrini. “Sinistra Per” ha inoltre firmato l’appello “Mai più fascismi, mai più razzismi” promosso dal coordinamento di cui fanno parte, con l’Anpi e la Cgil, 23 associazioni.

Per l’Anpi e il coordinamento sono tre i punti fondamentali per contrastare l’ultradestra, ha spiegato Possenti: «Intanto applicare la legge e la Costituzione per il reato di apologia del fascismo, una campagna di sensibilizzazione verso tutti i cittadini e infine andare nelle scuole per parlare con giovani e giovanissimi».

Tra gli ultimi episodi a preoccupare in Toscana c’è una scritta ingiuriosa di matrice neofascista trovata all’ingresso esterno del palazzo dove ha sede lo studio legale in cui lavorava il sindaco di Prato, Matteo Biffoni: “Matteo Buffone vergognati. Viva dux”. Appena un mese prima, nello stesso luogo, era apparsa una scritta simile, creando sdegno nella città, decorata con Medaglia d’Argento per lotta di Liberazione, che ha varato una delibera antifascista per la concessione delle aree comunali.

Da http://www.controradio.it/svastiche-naziste-su-sede-anpi-carrara/

La necessità di ribadire con forza i valori dell’antifascismo era stata inoltre confermata dall’imbrattamento con svastiche delle sedi, a Carrara, Medaglia d’Oro al Valor civile, dei cancelli di ingresso delle sedi Anpi e Cgil. In vista del 25 aprile, tutti ulteriori motivi per operare affinché la Costituzione, nata dalla Resistenza, sia pienamente attuata.