Lo stemma di Ravenna

A Ravenna la decisione era nell’aria da tempo, ma niente affatto scontata. Il 5 giugno scorso il Consiglio comunale ha deliberato: Mussolini non è più cittadino onorario del capoluogo romagnolo, riconoscimento attribuitogli nel 1923 e mai revocato. Il Parlamento locale ha inoltre stabilito di vietare spazi e sale pubbliche a organizzazioni e associazioni che si richiamano a fascismi, razzismi e xenofobia: saranno autorizzati a occupare aree comunali, od otterranno patrocini e sostegni, solo quanti sottoscriveranno una dichiarazione di rispetto della Costituzione Italiana, con riferimento alla XII disposizione, e delle leggi Scelba e Mancino.

Le risoluzioni sono state assunte con un voto su due diversi ordini del giorno presentati da Massimo Manzoli, capogruppo di “Ravenna in Comune”. Il primo ha ottenuto il sì di “Ravenna in Comune”, Pd, Art.1-Mdp, Ama Ravenna, Sinistra per Ravenna, Gruppo misto; l’esponente del Pri si è astenuto mentre Lista per Ravenna, Forza Italia e Lega Nord sono usciti dall’Aula. Il Consiglio si è invece espresso favorevolmente all’unanimità sulla regolamentazione delle aree comunali.

Il sindaco Michele De Pascale, lo scorso 4 dicembre, in occasione della ricorrenza della Liberazione della città, aveva auspicato la cancellazione della cittadinanza ad honoris al capo del regime riaprendo il dibattito su un “tema già affrontato nel 2014 dal Consiglio comunale, conclusosi ai tempi con un respingimento della proposta di revoca per rispettabili e tuttora condivisibili ragioni storiche che portavano come motivazione il mantenimento del ricordo come monito” Tuttavia, continuava De Pascale “oggi più che mai con il clima di razzismo, antisemitismo, nostalgia del fascismo che sta dilagando nelle nostre comunità, come chiaramente recenti fatti di cronaca confermano, è necessario mandare messaggi chiari e inequivocabili”.

Dopo il voto sui due documenti, il consigliere Manzoli ha mostrato rammarico per l’astensione dei repubblicano sulla cancellazione del titolo conferito a Mussolini nel ventennio, pur manifestando soddisfazione per il pronunciamento dell’Aula: “quando qualche anno fa la politica non trovò una soluzione sulla cittadinanza onoraria a Mussolini pensai che la città di Ravenna, la nostra città Medaglia d’Oro, meritasse un finale diverso. Era un atto dovuto alla Storia e Memoria della nostra città”. Manzoli ha inoltre sottolineato l’importanza dell’approvazione del secondo ordine del giorno “guardando al futuro e ai rigurgiti neo-fascisti presenti anche nella nostra città”, ricordando come sia “un atto già messo in campo in molti altri Comuni italiani” e che “prevede una modifica statutaria”.

Lo stemma di Ferrara

In Emilia Romagna, anche a Ferrara saranno concessi spazi comunali solo con l’impegno scritto di ossequiare le norme della Repubblica Italiana. Lo ha stabilito una mozione approvata in Consiglio comunale l’11 giugno scorso. “Nella città dei Finzi Contini” però la decisione non è stata unanime, anzi. Dopo una discussione al calor bianco, il documento presentato da Davide Bertolasi del Pd è stato approvato, su 25 voti validi, con 16 sì e 9 contrari (FI, FdI, Lega). Il sindaco Tiziano Tagliani, annunciando il suo favore alla mozione, ha dichiarato: “Oggi c’è questa necessità negli enti locali perché ci sono movimenti che si chiamano Forza Nuova e CasaPound che non sono nella posizione di poter proclamare il proprio antifascismo perché i loro fondatori sono radicati nell’eversione nera e fanno politica con i banchetti sotto il Comune. È giusto alzare le orecchie, non stiamo dicendo chi è fascista e chi no”.

Sull’uso degli spazi pubblici da autorizzare solo previa sottoscrizione di una dichiarazione di rispetto delle Costituzione e delle leggi italiane sono già oltre 150 i Comuni grandi e piccoli, dal nord al sud del Paese, che già si sono attivati. Nella città metropolitana di Torino è Piossasco a vietare le aree comunali ai nostalgici del duce.

In Liguria, Taggia, conquista il primato di primo Comune nella provincia di Imperia a modificare il regolamento sugli spazi pubblici. Lo ha stabilito una mozione, presentata dal consigliere Luca Napoli, esponente di una lista civica, approvata all’unanimità il 17 febbraio. Il documento ha voluto recepire l’appello dell’ Anpi (la sezione locale vanta il maggiore numero di iscritti della zona). Soddisfatta anche la maggioranza civica di centro destra che ha contribuito ad emendare il testo di Napoli aggiungendo nella richiesta di autocertificazione “L’adesione ai valori della Costituzione con l’esclusione di tutto ciò che sia vicino al nazismo o al fascismo, oltre all’eversione, al razzismo e alla discriminazione sessuale”. Per il sindaco, Mario Coni, il pronunciamento dell’Assemblea è una forte condanna del fascismo e di altri atti contrari ai valori costituzionali”.

Lo stemma di Ancona

all’unanimità, a febbraio, Ancona, ha accolto una mozione proposta dal gruppo Sel-Ancona Bene Comune che comporterà una modifica dei regolamenti. Nel territorio della provincia marchigiana ad aggiungersi ai Comuni “defascistizzati” sono Osimo e, alla vigilia della festa della Liberazione, Fabriano con la mozione presentata dal consigliere Vinicio Arteconi dal titolo “Per riaffermare i valori della costituzione repubblicana contro ogni manifestazione e movimento di ispirazione nazi/fascista ed ogni forma di discriminazione personale e sociale”. Nella cittadina polo industriale della carta, durante la commemorazione di Engles Profili, Medaglia d’Oro al merito civile, medico dei poveri, partigiano senza armi ucciso nel 1944, è stato il sindaco Gabriele Santarelli a spiegare che “chi chiederà degli spazi del Comune per eventi pubblici dovrà dichiarare la sua adesione all’antifascismo e cercheremo di fare quello che a livello nazionale ancora non si riesce a fare”.

In Umbria, dove il Consiglio regionale ha invitato tutti i Comuni a deliberare, è stata Orvieto (TR), lo scorso 28 marzo, ad accogliere la mozione antifascista e antirazzista, sulle aree pubbliche presentata da Pd, Sinistra Italiana e l’assessora Cotigni. Il giorno scelto per il dibattito in Consiglio era fortemente simbolico: la vigilia della strage fascista di Camorena, di cui il 29 marzo cadeva il 74° anniversario. Nel testo si è chiesto a Sindaco e Giunta di inserire all’interno dei regolamenti per l’utilizzo delle sale comunali, per la concessione dei patrocini e per l’occupazione di suolo pubblico, disposizioni e riferimenti espliciti al rispetto degli articoli 3 e 21 e della XII disposizione della Costituzione. L’Aula si è pronunciata con i 10 voti favorevoli della maggioranza e 1 contrario (M5s), gli altri gruppi di opposizione non hanno partecipato alla votazione.

La Toscana, che conta ben cinque capoluoghi (Siena, Pisa, Firenze, Lucca, Prato) oltre a tanti Comuni dove le “delibere antifasciste” sono state approvate, e dove la Giunta regionale ha raccolto l’appello dell’Anpi, aumentano ancora le località che pretendono il rispetto delle leggi italiane prima di concedere il via libera a manifestazioni su suolo comunale. A gennaio scorso a Poggiobonsi, nel senese, un documento è stato avallato dalla maggioranza con l’astensione dei 5stelle (avevano però dato disponibilità per emendare il dispositivo finale per trovare più adesioni) e il no della lista civica Insieme. “Abbiamo presentato la mozione – ha spiegato il consigliere del Pd Alessio Pianigiani – raccogliendo la proposta dell’Anpi e proseguendo un percorso che tanti altri Comuni in tutta Italia hanno avviato – È un atto utile e necessario per rivendicare quei valori sanciti in Costituzione su cui si regge la nostra democrazia e la nostra civiltà”. Anche a Chiusi, stesso territorio provinciale, il 16 febbraio una mozione presentata da Pd e Psi ha ottenuto i voti della maggioranza e dei Podemos locali (assenti i 5stelle). Nel territorio metropolitano di Firenze, a Figline-Incisa Valdarno il 3 maggio il Consiglio ha accolto la mozione Pd “In merito al divieto di occupare aree pubbliche da parte di soggetti che si ispirano ai disvalori del fascismo, nazifascismo o in aperto contrasto con i valori della Resistenza e della Repubblica Italiana”. Hanno votato a favore 10 consiglieri, 2 i contrari (lista civica e Fi-Udc).

Lo stemma di Desio

Sempre a marzo, il 15, anche Desio (Monza e Brianza) in Lombardia si è dotata di una norma antifascista, nonostante durante la seduta dell’Aula una trentina di militanti di Forza Nuova abbiano fatto irruzione in Consiglio: giubbotto nero, anfibi, felpa con il nome del movimento, sono rimasti in piedi fino a votazione avvenuta, congedandosi con un applauso. “Il terzo blitz da dicembre”, ha spiegato il sindaco Roberto Corti. La mozione presentata da Sinistra per Desio, Pd, Desio Viva, Movimento 5 Stelle dal titolo “rispetto dei valori della Costituzione repubblicana”, che subordina la concessione di spazi pubblici a una dichiarazione di antifascismo, è stata comunque approvata con 17 voti, quelli della maggioranza e del M5s. Si è astenuto il consigliere della lista civica, mentre Lega e FI sono usciti dall’aula.

Lo stemma di Suzzara

Nella Regione altri Comuni (prima Pavia, poi Milano, Lecco, BresciaCrema, Mantova) hanno completato l’iter per dare agli enti locali strumenti in tutela delle norme, antifasciste, della Repubblica. E proprio nel giorno del 72°, era passata la mezzanotte, il 2 giugno 2018 è stata Suzzara, nella provincia dei Gonzaga, a varare la mozione per la “promozione e difesa dei valori antifascisti e costituzionali”. Il documento proposto dalla cittadinanza, con l’Anpi, nonostante il no della lista civica è stato approvato con i voti di Pd e M5s.

Le ultime notizie arrivano dal Consiglio comunale di Erice (TP) dove, nelle scorse settimane – come si apprende da post del consigliere del M5s Alessandro Barracco – è stata approvata una mozione, di cui l’esponente pentastellato  è il primo firmatario,  che impegna l’amministrazione comunale a concedere aeree pubbliche e locali comunali soltanto a chi sottoscrive una dichiarazione di adesione ai principi costituzionali di antifascismo. Ha votato a favore l’unanimità dei presenti, rappresentanti di tutti i gruppi politici, tra loro anche l’ex presidente del Consiglio e attuale Sindaco di Trapani,  Giacomo Tranchida, e con una sola astensione del capogruppo di una lista civica della maggioranza.

Lo stemma di Erice

Grande la soddisfazione dell’Anpi provinciale che per voce del presidente, Aldo Virzì, ha voluto ringraziare l’Aula di Erice «per questa mozione dall’alto significato democratico che il Consiglio comunale ericino ha significativamente votato in un momento nel quale le forze reazionarie e neofasciste cercano di rialzare la testa, come è successo nei giorni scorsi a Trapani con la presenza di CasaPound, ma anche con certe esternazioni di uomini di governo. Erice, ancora una volta, ha espresso tutti i suoi valori democratici e antifascisti». L’Associazione dei partigiani, inoltre, proporrà a tutti i presidenti di consiglio dei comuni della provincia di Trapani, a cominciare dal comune capoluogo, chiedendo, sull’esempio di Erice, di approvare atti di indirizzo o mozioni che impegnino le Amministrazioni comunali a concedere spazi pubblici e sedi istituzionali solo a chi professa i principi costituzionali dell’antifascismo».