Ecco il testo integrale della lettera aperta pubblicata da Repubblica il 18 giugno e firmata dai 12 autori protagonisti al premio Strega 2018: Marco Balzano, Carlo Carabba, Carlo D’Amicis, Silvia Ferreri, Helena Janeczeck, Lia Levi, Elvis Malaj, Francesca Melandri, Angela Nanetti, Sandra Petrignani, Andrea Pomella e Yari Selvetella.

“Siamo i dodici autori a cui il Premio Strega ha fatto l’onore di selezionare le opere e candidarle alla sua LXXII edizione, offrendoci l’occasione di conoscerci sia di persona che attraverso i nostri libri. Alcuni di noi ora sono finalisti nella Cinquina, altri no, ma le relazioni instaurate tra noi nella prima parte del Premio non sono cessate. Così come la scoperta che i nostri dodici libri ‘si parlano’, quasi come una polifonia dell’Italia: una fotografia dei cambiamenti che toccano le identità di genere o la realtà di un paese divenuto terra d’immigrazione, una presa in carica della memoria che ci lega alla storia terribile del secolo passato dalla quale, tuttavia, è nata la Repubblica; o anche la difficoltà di affrontare un lutto, conoscere i propri desideri, diventare adulti. La letteratura, infatti, è tale quando sa restituirci le luci, le ombre e i conflitti che creano la complessità di ogni vita umana. E dato che vedere e raccontare le persone è il bellissimo compito a cui abbiamo scelto di dedicarci, in questi giorni non abbiamo potuto fare a meno di seguire con angoscia la vicenda dei migranti soccorsi a bordo dell’Aquarius dopo che il governo le ha sbarrato l’attracco nei nostri porti.

Ciascuna di quelle 629 persone ha una storia della quale, purtroppo, sappiamo troppo poco. Sappiamo solo che hanno passato giornate in mezzo al mare in tempesta nonostante già da giorni sarebbero potuti, anzi dovuti, essere accolti sulla terraferma come vuole non solo un senso primario di umanità, ma anche proprio la legge, nazionale e internazionale. Capiamo tuttavia che questa vicenda, che rischia di non essere l’ultima di questo tipo, si inserisca in una situazione molto complessa di accoglienza ai migranti. Una situazione in cui l’Italia, con le sue molte migliaia di chilometri di costa e in mezzo al Mediterraneo, è stata obiettivamente lasciata troppo sola a farsi carico, da troppi anni.  Tuttavia non è usando 629 persone inermi come ostaggio e infrangendo la legge del mare – tanto antica quanto quella civiltà di cui siamo così orgogliosi – che si deve pretendere ciò che invece va ottenuto nelle sedi della comunità internazionale. Per questi motivi abbiamo unito le nostre voci per chiedere insieme:

Che sia immediatamente revocato l’ordine di chiusura dei porti promulgato dal ministro delle infrastrutture Toninelli alle navi che salvano i migranti in mare.

Che il governo italiano partecipi alla votazione in programma il 28 giugno prossimo venturo a Bruxelles e voti un chiaro Sì alla proposta di modifica degli accordi di Dublino sulla prima accoglienza. Questo dimostrerebbe la reale intenzione dei nostri rappresentanti di far sì che l’Europa si faccia più carico di prima e sollevi il peso sostenuto negli ultimi anni quasi unicamente dal nostro Paese (e dalla Grecia). Dimostrerebbe che stanno facendo davvero, e non al prezzo dell’evitabile sofferenza di 629 esseri umani, l’interesse nazionale”.