Il nuovo Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci (da http://www.nellomusumeci.it/wp-content/uploads/2015/04/musumeci-candida-governatore-sicilia-500.jpg)

Le ultime elezioni regionali in Sicilia hanno avuto una chiara ripercussione politica anche a livello nazionale, smentendo chi ne riduceva il significato solo in chiave locale. Infatti, tutte le destre siciliane e nazionali si sono unite e l’impegno dei loro massimi dirigenti sul territorio a sostegno della loro campagna elettorale è stato continuo e significativo.

Il tentativo di ripetere l’esperienza positiva durante le elezioni per il Comune di Palermo non ha dato buoni frutti; in quel caso, a sostegno di Orlando, la sinistra si era presentata unita con un candidato che aveva un’importante storia politica e amministrativa.

La destra, con il catanese Musumeci, già esponente di primo piano del Movimento sociale italiano, ha prevalso sui Cinque stelle con un margine sufficiente a ottenere la maggioranza di governo nel più antico Parlamento d’Europa, dove per la prima volta siederà anche un rappresentante della lista di sinistra per Fava presidente, mentre Cinque stelle si accredita come il primo partito in Sicilia.

I precedenti governi di destra degli ultimi anni in Sicilia sono stati quelli di Cuffaro e Lombardo, entrambi, come si sa, finiti con gravi conseguenze giudiziarie.

Ed era inoltre risaputo che nelle liste di Musumeci vi fossero una ventina di candidati non presentabili; malgrado ciò, proprio il figlio di un noto mafioso candidato in una delle liste a sostegno della sua presidenza ha ottenuto circa 20mila voti di preferenza mentre, a ulteriore conferma, dopo lo spoglio del voto, un suo candidato è stato posto agli arresti domiciliari.

È stata, questa, una campagna elettorale segnata anche da accuse di voto di scambio e a vergognose iniziative, non degne di una regolare consultazione in democrazia, per carpire il voto a ignari anziani ricoverati in case di riposo.

Da http://www.greenreport.it/wp-content/uploads/2017/05/sicilia.png

Sono il 53 %  i siciliani che continuano a non votare, durante le ultime consultazioni politiche. Se non si parte dalla valutazione di questo importante dato, è difficile comprendere il giudizio che milioni di elettori hanno avuto sull’operato del governo Crocetta, della politica e dei politici che avvantaggiano le destre e il populismo sempre più presente e pericoloso non solo in Sicilia.

Rosario Crocetta aveva vinto le lezioni cinque fa, con il Partito democratico, ma solo negli ultimi anni ha deciso di condividere il suo governo con esponenti di primo piano del Pd.

Egli si è distinto per avere sostituito durante i cinque anni del suo mandato più di 30 assessori; è stato incapace di affrontare e risolvere importanti impegni che facevano parte del suo programma iniziale, come quelli dello sviluppo dell’isola, dell’occupazione in una regione che continua a spopolarsi, dove i giovani fuggono in massa verso paesi lontani, dove la disoccupazione è pari al 40%; non è stato in grado di gestire adeguatamente la spesa pubblica, di affrontare i problemi dell’assistenza, dell’acqua pubblica, dei beni comuni, delle energie alternative, dell’intero utilizzo dei tanti fondi che l’Unione Europea aveva assegnato alla Sicilia, della gestione con l’autorità che gli competeva, dell’autonomia speciale di cui gode la Sicilia nei rapporti con il Governo nazionale, senza iniziative per l’accoglienza di quanti fuggono da guerre e fame. Il suo è stato un governo senza memoria storica dei tanti eventi che hanno visto impegnati tanti siciliani, prima durante e dopo la lotta di Liberazione e delle lotte contadine del dopoguerra che segnarono la fine del feudo. La vittoria della destra in Sicilia, il successo di Cinque stelle, il tentativo di CasaPound di presentare le proprie liste nelle città di Palermo, Catania, Siracusa e Messina, aprono una fase preoccupante e di difficile recupero democratico e se è vero che la Sicilia è considerata da sempre, nel bene e nel male, un riferimento per il resto del Paese, l’impegno unitario per la legalità, contro ogni populismo e deriva antidemocratica è quanto mai attuale e non più rinviabile se si vogliono salvare i tanti valori alle quali ci richiamiamo.

Ottavio Terranova, Presidente dell’Anpi provinciale di Palermo