Anche quest’anno, anche in relazione alle mie sollecitazioni come Presidente Emerito dell’Anpi, la Scuola Superiore della Magistratura ha inserito nei suoi programmi di corsi per magistrati due giornate dedicate alle “Disposizioni penali in materia di neofascismo, negazionismo e crimini d’odio”.

Siamo veramente lieti di questa decisione, che soddisfa esigenze di formazione specifica di fondamentale importanza.

Mentre i reati di odio, di neofascismo e di negazionismo si diffondono sempre di più anche nel nostro Paese (che non è il solo, in Europa: basterà leggere la risoluzione del 25 ottobre 2018 del Parlamento europeo, documentatissima e preoccupata “per l’aumento delle violenze neofasciste in Europa”, per rendersi conto dell’importanza e della gravità del fenomeno, che finisce spesso per richiedere interventi della magistratura, che – in Italia – dà risposte in molti casi soddisfacenti, in altri più incerte e contradditorie. Per noi, che siamo convinti della fondamentale importanza dell’apporto delle istituzioni (compresa, dunque, anche la giustizia) per reagire – con la forza della legge – a fenomeni che si pongono in palese contrasto con le linee portanti dalla Costituzione, è di grande rilievo il fatto che anche la magistratura senta il bisogno di elevare il livello culturale e politico (in senso aristotelico) di quanti si trovano a intervenire su vicende che, per essere comprese, hanno bisogno non solo di approfondimento di conoscenze giuridiche, ma anche di conoscenza piena della storia e dei suoi insegnamenti imprescindibili.

Questi corsi vengono incontro a queste esigenze di fondo e dimostrano che ci sono settori dello Stato (non tutti, purtroppo) sensibili alla pericolosità dei fenomeni più gravi e ricorrenti, come il negazionismo, l’odio, e le varie forme che assume il neofascismo. Forse, se queste forme di aggiornamento e di formazione venissero estese anche ad altri settori dello Stato e delle istituzioni in genere, avremmo una risposta complessiva delle istituzioni più corrispondente a quel connotato di democrazia e di antifascismo, che è tra i fondamenti della nostra Costituzione. E ne guadagnerebbe, di certo, la convivenza civile.

Carlo Smuraglia, Presidente Emerito dell’Anpi nazionale