Correva l’anno, si dice. E quest’anno, finalmente in chiusura, ha corso a velocità folle. Addio senza rimpianto. Mai più gli attentati che hanno insanguinato il mondo, mai più il terremoto e la valanga che travolse l’hotel Rigopiano, mai più il mandato a Donald Trump, l’uomo che sta mettendo fuorilegge le parole della scienza e del diritto, mai più i rumors di guerra senza confini, senza limiti e specialmente senza senso, mai più i massacri e i genocidi, come quello che ha decimato la popolazione dei rohingya in Birmania, mai più le minacce e le aggressioni delle bande nere sotto le insegne dei repubblichini o del Terzo Reich, mai più Roberto Spada, l’amico di Casapound, l’uomo delle testate ai giornalisti, e i tanti Roberto Spada che strisciano nella zona oscura che unisce delinquenza comune e neofascismi. Questi mai più, questi addii sono un pregnante augurio per il 2018.

Dunque 2017 annus horribilis, dicono i colti; un anno vissuto pericolosamente, si può affermare concludendolo. Un anno che questo periodico e tutta l’Anpi hanno percorso all’arrembaggio, rispondendo colpo su colpo alla crescente molestia – per usare un eufemismo – dei fascisti del terzo millennio (ma anche di quello precedente), con le armi della conoscenza, del diritto, della partecipazione, della mobilitazione. E così si è aperta una nuova stagione, quella dell’unità delle forze politiche e sociali antifasciste.

Ci rammentiamo del 28 ottobre, quando sciaguratamente Forza Nuova avrebbe voluto manifestare nella Capitale in occasione dell’anniversario della marcia su Roma. In quella circostanza, su iniziativa dell’Anpi nazionale, si svolsero in numerosissime città iniziative unitarie e si ricordò la nefasta vicenda in Campidoglio, mentre i tentativi dei nostalgici dello squadrismo furono spazzati via dall’indignazione popolare e dall’intervento del Ministero dell’Interno. Con quel 28 ottobre si era indicata la strada dell’unità sociale e politica. Una strada per un aspetto non nuova, in verità: la stessa percorsa dal Cln a cominciare dall’8 settembre del 1943, la stessa praticata negli anni dello stragismo nero e delle sue tante vittime: piazza Fontana, Brescia, l’Italicus, solo per ricordarne alcune.

Stessa strada, dunque, ma a ben vedere con mille differenze che occorre ancora approfondire, perché l’Italia del 2018 non è quella del 1943 e neppure quella del 1970. Il mondo è cambiato, l’Europa è cambiata. C’è un vento dell’est, impetuoso, che porta con sé – ci piaccia o meno – il morbo del fascismo nazismo razzismo nazionalismo xenofobia omofobia: il peggio del tempo che viviamo e dello spazio che occupiamo. E questo vento – polacco, ungherese, ucraino e non solo – è arrivato a Vienna, la storica, raffinata, monumentale città europea, che oggi ospita un governo dal respiro di estrema – estremissima – destra.

Perciò dobbiamo pensare e agire con una energia antifascista che parte dal passato ma guarda il presente: come avvertire del pericolo la parte del Paese, ancora larga – sia chiaro – che si riconosce pienamente nella Repubblica antifascista; come ascoltare i giovani interpretandone il disagio e dando concrete risposte ai concreti problemi; come insediarsi nelle periferie per vivere la loro vita vivente e perciò rappresentarle; come contrastare il cosiddetto populismo dilagante, sapendo che non tutti i populismi sono fascisti, ma tutti i fascismi sono populisti; come rilanciare l’associazionismo che è sempre stato in Italia un elemento di progresso sociale e civile, ma che oggi presenta numerose e pericolose infiltrazioni nere. Insomma, come essere all’altezza della sfida.

Patria Indipendente ha svolto per quanto possibile la sua parte, documentando dal punto di vista antifascista le vicende del nostro Paese (ed anche di altri Paesi), e affrontando in particolare il tema del pericolo dei neofascismi mese per mese, da quando la testata è andata sul web, e cioè dal settembre 2015. L’inchiesta sulla “galassia nera”, e cioè sulla presenza di migliaia di pagine nostalgiche su facebook, – la prima nel suo campo – si è sviluppata in progress per tutto il 2017 ed ha avuto un’eco nazionale, diventando punto di riferimento di parte della stampa italiana e di diverse istituzioni, a cominciare dalla Presidenza della Camera, nella persona di Laura Boldrini. La testata dell’Anpi, per la sua storia antica e recente, ha acquisito sempre maggiore autorevolezza fra i media democratici del Paese e si è confermata un utile strumento di informazione e di formazione per i democratici e gli antifascisti e per le stesse organizzazioni territoriali dell’Anpi. Ora dobbiamo andare avanti.

La sfida del tempo che viviamo, dunque.

L’Anpi può e l’Anpi non può. L’Anpi può essere il lievito di questa rinascita sociale e civile, la protagonista di mille e una battaglie antifasciste, lo stimolo al sistema dei partiti e alle istituzioni. Ma non può sostituirsi a questi. La politica deve ritrovare se stessa, e cioè tornare alla fonte della sua legittimazione: il popolo, i cittadini, le persone. Non esiste un’altra via per difendere l’Italia costituzionale, quella fondata sul lavoro e che ripudia la guerra, quella per cui hanno messo in gioco la pelle partigiane e partigiani, e con loro centinaia e centinaia di migliaia di italiani.

Intanto l’Anpi, con la presidenza di Carlo Smuraglia prima, ed oggi con la presidenza di Carla Nespolo, continua a svolgere il suo ruolo in ogni senso e in ogni modo: come custode della memoria, come strumento di conoscenza, come presidio dei principi della Costituzione, come catalizzatore dell’unità democratica. È questo, forse, l’antifascismo che cerchiamo tutti: un antifascismo che pratica l’unità, che vive nel popolo, che ascolta i giovani, che si fa vita quotidiana, che racconta la storia oggi rimossa o nascosta, che non contrappone il penultimo all’ultimo, ma rivela loro il comune meccanismo di sfruttamento, che contrasta la solitudine sociale con un’idea moderna di cittadinanza attiva e di collettività solidale, che contrappone alla paura e al rancore la proposta di un nuovo umanesimo, che propone al Paese un altro respiro e un altro orizzonte, dove mercato ed economia non siano più oggetto di culto idolatra e blasfemo, ma dove il primo – il mercato – sia al servizio della persona umana e la seconda – l’economia – sia governata dalla politica. È l’antifascismo che rivendica l’attuazione della Costituzione. Antifascismo rinnovato. A chi piace, antifascismo 2.0. Forse è un augurio 2018. Sicuramente è la nostra lotta.