Un passaggio di responsabilità non è mai irrilevante. A maggior ragione se la responsabilità è quella di Presidente nazionale dell’Anpi. Sapete che è il compito che mi è stato affidato nel pomeriggio del 3 novembre dal Comitato Nazionale della nostra associazione, che ha preceduto a Chianciano l’assemblea del Consiglio Nazionale. Non nascondo che l’esito dei due incontri è stato davvero lusinghiero non solo per il loro contenuto, ma anche per il clima che si respirava. Ho partecipato a una discussione seria, serena e matura che non si è limitata a un pur proficuo scambio di esperienze, ma ha approfondito un pacchetto fondamentale di temi: la Costituzione, e dunque l’attualissima questione della sua attuazione; l’autonomia dell’Anpi, e conseguentemente sia le sue scelte non condizionate né condizionabili, sia il suo ruolo di promozione e propulsione di un ampio fronte democratico e antifascista; le sue regole, cioè il modo attraverso cui incarna i suoi codici scritti – lo Statuto – e non scritti – la solidarietà, il comune sentire, la condivisione dei percorsi politici, ideali, umani dell’associazione; l’antifascismo oggi, cioè le forme di contrasto a una presenza neofascista sempre più inquietante, come ulteriormente confermato dalle recentissime elezioni municipali ad Ostia e dalla violentissima aggressione di cui sono stati vittime due giornalisti Rai, ai quali va la mia piena solidarietà. A  proposito di antifascismo, sottolineo l’opportunità di una immediata approvazione della legge Fiano, che precisa la definizione del reato di apologia del fascismo, già previsto dalla legge Scelba, e rappresenta comunque un passo avanti verso l’attuazione della XII disposizione finale della Costituzione che, come si sa, vieta la ricostituzione sotto qualsiasi forma del partito fascista.

Ebbene, il clima che ho respirato nell’assemblea è stato quello della fraternità, dell’unità e della responsabilità. Mi permetto di aggiungere che questo modo di discutere e di mettersi in relazioni gli uni con gli altri – il modo dell’Anpi – potrebbe virtuosamente essere preso ad esempio da tanta parte del mondo della politica, che sembra ancora troppo lontana dalla concretezza della vita, e di conseguenza crea disaffezione, emarginazione, rabbia, come confermato sia dalle molteplici spinte che sono state definite populiste, sia dal crescente numero di astensioni. Non a caso proprio questo è stato uno dei temi approfonditi nella discussione di Chianciano.

Un passaggio di responsabilità, ho scritto. E che responsabilità! Ho raccolto il testimone di Carlo Smuraglia, una personalità di altissimo profilo che ha segnato la vita dell’Anpi con l’esempio e lo spirito di sacrificio e si è autorevolmente proposta nelle vicende politiche e sociali del Paese facendo accrescere il prestigio dell’associazione. Non a caso il Comitato Nazionale lo ha eletto Presidente Emerito.

Sono stati, questi ultimi, anni in cui, nel turbine – spesso nelle convulsioni – delle vicende nazionali, l’Anpi non solo è cresciuta in considerazione pubblica, ma si è radicata in tutto il territorio nazionale: un lavoro difficile e complesso, conseguito specialmente grazie ad una figura di grande rilievo, il Vicepresidente Vicario Luciano Guerzoni, scomparso nell’agosto di quest’anno, che è stato ricordato proprio a Chianciano nel corso di una emozionante serata.

Tutti i media hanno sottolineato che la mia elezione rappresenta una doppia novità: il primo Presidente non partigiano, il primo Presidente donna. Verissimo. Il passaggio ad un non partigiano è scritto nella fisiologia dello scorrere del tempo. In questo passaggio c’è una trasmissione della memoria: da coloro che hanno riconquistato la libertà e la dignità dell’Italia a quelli che hanno inteso e intendono salvaguardare ed estendere la medesima conquista oggi, quando, sia pur in un contesto del tutto diverso, libertà e dignità possono essere rimesse in discussione, quando il tema dell’eguaglianza, sempre presente nella Resistenza, è tornato drammaticamente di attualità.

Alla mia elezione ha contribuito – io penso – anche il desiderio dell’Anpi di ricordare a tutti il fondamentale contributo che hanno dato le donne alla Resistenza: sia come combattenti in armi, che come staffette e come abitanti che hanno protetto e sorretto i partigiani. Nel 1946, un anno dopo la Liberazione, le donne, conquistato il diritto di voto, parteciparono all’elezione dell’Assemblea costituente. Fu la prima volta delle donne. E proprio le elette, le 21 Costituenti, diedero un contributo fondamentale alla stesura della Costituzione italiana, in cui non solo i diritti individuali e quelli sociali si fondono e si integrano, ma si prescrive come attuarli. Oggi il cammino continua e il miglior modo per onorare le donne e rispettarle è proprio l’applicazione dell’articolo 3 della Costituzione, contro ogni forma di violenza, di discriminazione e di sopruso.

In poche parole, continuiamo a innovare l’Anpi attraverso una trasmissione dinamica della memoria, con la tranquilla forza di chi opera mantenendo sempre una visione di prospettiva, unita alla capacità di incidere sul presente, dando vita quotidiana ai valori fondativi dell’associazione, a cominciare da quelle due paroline che sembrano troppe volte scomparse, cancellate, rimosse da tanta parte del dibattito pubblico: solidarietà umana. Parole che rinviano alle culture costitutive della Costituzione ed al suo stesso testo che, anticipando di un anno la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo sottoscritta dalle Nazioni Unite, proclama all’articolo 2 che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo” e “richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Anche per questo, contro paure immotivate ed ignobili speculazioni xenofobe, portate avanti in particolare dai vari neofascismi e dalla Lega, pensiamo che debba essere approvata senza indugio alcuno la legge sullo ius soli.

In conclusione, mi vedo protagonista di un cambio della guardia al vertice dell’Anpi svolto in tranquillità, continuità e visione di futuro: la più grande e prestigiosa associazione italiana di partigiani continua nel mare aperto del mondo contemporaneo con uno zaino carico di tutta la sua bella storia, presentando con orgoglio i volti oramai invecchiati dei combattenti per la libertà e i volti sorridenti di tante generazioni successive, dunque nella sua pienezza e interezza. Concludo questo saluto alle compagni e ai compagni, agli amici dell’Anpi e a tutti gli antifascisti con l’energia di un abbraccio collettivo. Un abbraccio: così da sempre si riconosce l’altro come il prossimo, con cui condividere la straordinaria avventura della vita e tramite cui infrangere il cerchio di solitudine del tempo che viviamo. Perché, come ha scritto la poetessa Alda Merini, “ci si abbraccia per ritrovarsi interi”.

Carla Nespolo, Presidente nazionale dell’Anpi