Scrivo alle ore 15 del 21 giugno. L’informazione è necessaria perché di questi tempi ogni giorno ha il suo tweet, la sua “pacchia”, la sua “crociera”, i suoi “purtroppo ce li dobbiamo tenere”. Insomma, ogni giorno ha la sua pena e non so cosa avverrà domani.

I fuochi artificiali sono iniziati con la chiusura dei porti per impedire l’attracco dell’Aquarius; la vicenda ha traumaticamente posto davanti a tutti la prima prova del “Governo del cambiamento”. Che un cambiamento ci sia stato (e sia in corso) è fin troppo chiaro. Ma in che direzione? Si è lasciata al suo destino una nave con più di seicento disperati della terra in patente violazione dell’articolo 2 della Costituzione, che recita che la Repubblica “richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” e “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”. Se la politica ha un’etica, se è un imperativo categorico salvare più di seicento persone dal pericolo di morte, quella nave andava accolta subito in un porto italiano. Non averlo fatto effettivamente è un “cambiamento”, ma in una direzione cinica, tragica e oscura, come confermato dalle impressionanti parole di disprezzo e di dileggio contro i rom. Attenzione: la peggiore storia europea è sempre iniziata con le peggiori parole.

L’Aquarius è stato solo l’inizio del “cambiamento”: nel giro di una settimana si sono aperti violentissimi contenziosi fra il governo italiano e i governi di tre Paesi UE: Malta, Spagna, Francia (per non parlare della Tunisia). In compenso si è creato un asse fra il governo italiano, quello austriaco e quello ungherese. Gli ultimi due sono governi di estrema destra, e quello di Orbàn ha un carattere oscurantista e vicino alle posizioni neonaziste del partito Jobbik (che è anche un’organizzazione paramilitare). Il paradosso è che la posizione di Orbàn (chiusura totale all’accoglienza di qualsiasi migrante, come confermato dalle recentissime modifiche costituzionali) e dei Paesi dell’est che ne seguono l’esempio è esattamente quella che l’Italia dovrebbe condannare senza se e senza ma, perché scarica sugli altri Paesi (e quindi in particolare proprio sull’Italia) ogni onere di accoglienza. La Merkel non ha polemizzato con Salvini, ma si è dichiarata disponibile (a parole) a rivedere l’intera questione migrazione, per evitare ulteriori strappi nella tela europea già abbondantemente lacerata dall’italiano ministro-ruspa.

Ma la polemica più grave è senza dubbio quella con la Francia, che sembra risolta dopo picchi di un’asprezza senza precedenti. Sta di fatto che lo scontro al calor bianco dei giorni scorsi fra due Paesi fondatori dell’Europa Unita ha rappresentato un danno grave per la prospettiva europeista. Ad oggi (sic!) non è dato sapere se il Presidente del Consiglio parteciperà al prossimo incontro di Bruxelles sul tema dei migranti, in mancanza – mi pare – di qualsiasi soluzione B. L’impressione è che si vada alla ventura e all’avventura, pur di rastrellare i consensi del rancore, senza preoccuparsi del destino del Paese e del continente. Il risultato finale è il seguente: il pericolo di un’UE in frantumi ed un rafforzamento straordinario della linea di chiusura poliziesca sostenuta dai Paesi del gruppo di Viesegrad (Polonia Repubblica Ceca Slovacchia Ungheria) e dall’attuale governo austriaco.

La via imboccata, per dirla in breve, può portare alla disgregazione dell’Unione Europea nel momento in cui, davanti alla politica di imposizione di dazi di Trump e più in generale negli sconvolgimenti che stanno avvenendo nel mondo intero, ci sarebbe bisogno della massima unità del Vecchio continente e del suo immediato rilancio nel panorama mondiale dal punto di vista politico ed economico.

Questa accelerazione oscurantista della vicenda italiana ha senza dubbio soddisfatto la pancia di una parte dell’elettorato, facendo crescere il consenso attorno a Salvini, ma è foriera di disastri da ogni punto di vista. Nel 2017 sono nati in Italia 458mila bambini, mai così pochi dal tempo dell’unità nazionale. Per l’Istat il Bel Paese è, per età media, il secondo più vecchio del mondo. Il che vuol dire che, in un determinato tempo, non si potranno più pagare le pensioni per la diminuzione del gettito Inps. Il fenomeno migratorio, se governato con saggezza e lungimiranza, può contribuire a risolvere il problema degli italiani. Barricarsi in casa, come vuole fare Salvini, poterà solo all’ulteriore declino.

È ovvio che l’Italia non può e non deve essere il punto di raccolta dell’intero – e irreversibile – flusso migratorio. È altrettanto ovvio che la questione va condivisa sia dagli altri Paesi UE, che devono accogliere il flusso migratorio, sia dai Paesi di provenienza dei migranti, che devono essere messi in condizione di limitare il flusso e di accogliere il ritorno dei loro cittadini dai Paesi UE. Ma la politica-bulldozer non porterà affatto a questo: la Spagna ha accolto l’Aquarius per sentirsi dire il giorno dopo da Salvini: avete visto? La linea dura paga. Davanti a queste dichiarazioni, domani la Spagna – o qualsiasi altro Paese – si guarderà bene dall’accogliere un’altra Aquarius. Questa linea, più che ad un’Europa fortezza, porterà a tanti Stati fortezza nell’UE, l’un contro l’altro armati (speriamo solo metaforicamente).

Infine su questo governo: è evidente che chi dà le carte si chiama Matteo Salvini, mentre Luigi Di Maio va a rimorchio ed il presidente del Consiglio, avvocato Conte, allo stato delle cose – lo dico con simpatia – sembra l’esecutore (alle volte recalcitrante) delle clausole più “nere” del “contratto di governo”. Qui c’è un problema gigantesco ed inedito: i 5stelle hanno preso il doppio dei voti della Lega, ma oggi ne sono succubi. Eppure una consistente parte del loro elettorato, dei loro attivisti ed anche parte dei loro dirigenti è composta da persone di orientamento progressista e sinceramente democratico, sovente in prima fila per la difesa della Costituzione. Ma la Costituzione è antifascista ed è incardinata sulla centralità della persona, e perciò della sua dignità, del rispetto dei diritti umani e della vita stessa, e sulla eguaglianza senza distinzione alcuna. Cari amici 5stelle, dove siete? Perché non reagite? Come fate a condividere un’impronta così smaccatamente autoritaria e poliziesca (non c’è solo il tema dei migranti) che Salvini sta dando a questo governo che è il vostro governo? È questo il “Governo del cambiamento” per cui vi siete così battuti?

Diciamoci la verità: Salvini sta imponendo l’agenda a colpi di dichiarazioni e decisioni. Solleciterà pure la “pancia” dell’elettorato, ma determinando un’impressionante e rapidissima involuzione oscurantista del nostro Paese, che si avvierebbe ad essere la caricatura periferica della piccola America di Trump: migranti e rom, ma anche legittima difesa, pisola “taser”, amore “a prescindere” per le divise, anche nelle situazioni più imbarazzanti, minaccia di togliere la scorta a Saviano, e così avanti verso il Medio Evo. Sembra che oggi il problema degli italiani sia diventato l’ordine pubblico, mentre il vero problema, la causa profonda della sofferenza dei cittadini, è la diseguaglianza, la disoccupazione oramai fisiologica, la dignità del lavoro sempre più ignorata, il rilancio produttivo che stenta, le nuove generazioni senza futuro. Allora: si può “rompere” l’agenda di Salvini passando dalla questione dell’ordine pubblico alla questione sociale? Si può chiedere al governo, proprio su questi temi, provvedimenti certi in tempi certi con coperture certe? Si dirà: Di Maio si è interessato dei rider. Vero. Ha fatto bene. Ma è un belato davanti ad urla belluine. Si sostituisca subito l’agenda sociale all’agenda securitaria. Solo così si capirà che il nemico dei disoccupati, degli operai, dei ceti medi non è il più povero, il disgraziato, ma è la gigantesca forbice che fa arricchire i più ricchi precipitando tutti gli altri nella tromba della scala sociale, perché si è rotto l’ascensore. Questa è la vera, grande questione nazionale che è trascurata o oscurata. Non bastano buone intenzioni o proposte senza coperture di bilancio. Bisogna scegliere. Altro che superamento delle ideologie e morte della dialettica destra-sinistra! Mentre ci si balocca con astratte chincaglierie verbali, va avanti un governo la cui immagine è di destra, per molti aspetti radicale. Per invertire la rotta, bisogna invertire l’agenda, e farlo subito.

In questo magma torbido, oscurantista, “decisionista” e personalista (Salvini uber alles) crescono e cresceranno senza dubbio fascismi e razzismi, che già da tempo in tutta Europa ed anche in Italia hanno ritrovato linfa, vigore ed in molti casi sostegno. Non siamo stati a guardare e non si può stare a guardare. Si è fatto il punto da poco sulla raccolta di firme in tutto il Paese promossa dal coordinamento “Mai più fascismi” (Anpi nazionale e decine di associazioni e organizzazioni). Si è dato vita a Bologna ad una bella manifestazione unitaria esattamente su questo tema. Oggi è il momento di fare il punto, in particolare davanti al rischio di una più forte ondata di tipo razzistico: una nuova alleanza sociale, popolare e nazionale, propositiva e fattiva, che unisca la grandissima parte del mondo dell’associazionismo, del volontariato, dei sindacati, in grado di contrastare con efficacia il ritorno di qualsiasi fascismo e lo smantellamento delle idee stesse di solidarietà e di umanità per cui si è combattuto durante la Resistenza e su cui si è costruita la Repubblica costituzionale. Questa è la sfida del difficilissimo tempo che viviamo. Ma l’Anpi c’è e ci sarà.