È urgente dare una risposta forte, ampia, la più unitaria possibile del popolo italiano ed europeo.

Le magliette rosse, i sit-in a Catania di attiva vicinanza con i profughi della nave “Diciotti”, i cortei e i presidi dei “porti aperti”, i “restiamo umani”, le tante testimonianze di solidarietà che si ripetono in tutta Italia, la grande manifestazione di Milano del 30 agosto scorso attestano che è necessario misurarsi seriamente la questione dell’immigrazione iniziando dall’affrontare le paure, a partire dalle nostre coscienze.

È necessario smascherare chi fomenta la guerra tra i poveri, chi crea le cause delle diseguaglianze con l’unico obiettivo di mantenere potere e ricchezze.

Tutti noi conosciamo l’articolo 3 della Costituzione, ma che torna sempre utile riportarlo: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Questa disposizione costituzionale ci impegna ad agire. Non possiamo rimanere indifferenti al sequestro della nave della Guardia Costiera italiana. L’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge implica un generale obbligo di osservanza anche da parte di coloro che le leggi le producono e da parte di quanti sono preposti alla loro applicazione, anche al fine di impedire abusi di potere da parte delle stesse istituzioni.

L’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo – “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire in uno spirito di fraternità vicendevole” – è un tema sentito e fortemente dibattuto nelle riflessioni che sono scaturite dopo i tanti fatti accaduti. Troppo spesso le risposte che gli Stati danno alle domande poste dal fattore immigrazione sono pavide ed ipocrite.

Da questi capisaldi della vita civile è partito il tavolo nazionale “antirazzista”, che ha elaborato il documento “Per un’Italia senza muri”, un coordinamento per unire il fronte comune contro razzismo e neofascismo.

Tante associazioni, uno scopo: mettere al centro dell’agenda la necessità di trovare le vere cause dell’insoddisfazione delle donne e degli uomini, emarginando i sentimenti di odio, violenza, razzismo che inducono alla determinazione di chiudere le frontiere e alimentano la percezione che il “nemico è alle porte” fino ad arrivare a vedere il nemico nel nostro vicino di casa (basti pensare ai fatti di cronaca di questi giorni).

Anche noi dell’Anpi facciamo parte di quella società civile che sente la necessità di impegnarsi: il mondo della cultura, dell’associazionismo, dell’informazione, delle istituzioni pubbliche. L’obiettivo è contrastare questa fase di recrudescenza del razzismo che si manifesta in tanti piccoli e grandi fatti quotidiani (dalle ronde non autorizzate, agli spari “involontari”, alla caccia allo straniero e poi al “diverso”, all’utilizzazione dei mezzi d’informazione per veicolare notizie false o abilmente manipolate per far crescere quel malcontento che produce il tutti contro tutti).

Non possiamo chiudere gli occhi davanti ai tanti atti di schiavitù, ancora presenti anche nel nostro Paese, al ruolo dei caporali quale strumento di sfruttamento di altri uomini. Anche questa è una palese violazione della nostra Costituzione, al valore che essa riconosce al lavoro come riscatto dell’essere umano che dovrebbe, attraverso esso, trovare lo strumento per eliminare le diseguaglianze.

Questo vale sia per i nuovi schiavi, sia per i tanti giovani che non trovano un lavoro, costretti a loro volta a emigrare, per quelli che prestano attività lavorativa camuffata da stage o da prestazione occasionale, per quanti hanno un’età per cui è difficile trovarne un altro lavoro (perso magari per la delocalizzazione all’estero delle attività produttive che cercano manodopera sottopagata e senza diritti), e per quanti, aumentati in maniera straordinaria, non cercano più il lavoro, diventato merce di scambio della malavita.

Noi facciamo della Costituzione la luce della nostra strada democratica, dobbiamo impegnarci affinché questa sia cementata dall’uguaglianza delle persone, dalla coesione sociale, per il presente e per il futuro.

Ecco perché l’Anpi deve essere in prima fila, con tanti altri, con chiunque voglia una società senza razzismi, senza fascismi, senza chi si arroga il diritto di escludere per colore della pelle, per credo religioso, per sesso. Lavoriamo per una grande intesa e, come ha detto la nostra Presidente Nazionale Carla Nespolo, “La lezione di unità dei partigiani è ancora fondamentale. Un’unità senza aggettivi se non uno: antifascista. Non mi interessa se sei riformista, rivoluzionario, comunista o democristiano, mi interessa se sei una persona umana. E ricordatevi sempre: siamo di più”.

La nostra associazione ha già espresso questa volontà unitaria nel Comitato dei 23 per la raccolta delle firme sulla iniziativa “Mai più fascismi”, nei tanti comitati antifascisti esistenti in Italia, con la presenza all’incontro fra gli Operatori di pace ad Assisi, e ora al “tavolo anti-razzista. La nostra forza è quella del mandato consegnatoci dai partigiani: lavorare per una società di uguali, dove la Repubblica oltre che essere fondata sul lavoro sia basa sul dovere fondamentale di lavorare per costruire solidarietà politica, economica e sociale.

Ecco perché riteniamo importante essere dentro al “percorso unitario contro il razzismo e la cultura della violenza, per la costruzione di politiche di pace, diritti umani, nonviolenza, giustizia sociale e accoglienza”.

Ed è con questo spirito che dobbiamo essere presenti i tutte le città, contribuendo al rafforzamento o alla nascita di momenti unitari che possano vederci protagonisti della marcia Perugia Assisi del 7 ottobre, momento di mobilitazione straordinaria perché la pace è lo strumento e la condizione fondamentale per tutta l’umanità. Per rispondere al clima di violenza e intolleranza che ci sta soffocando, e che sta soffocando la nostra democrazia.

Non si tratta solo della nostra umanità. Alcune delle più importanti conquiste degli ultimi decenni rischiano di essere cancellate: l’universalità dei diritti umani, il diritto alla dignità di ogni persona, il principio di uguaglianza e di giustizia, il dovere di soccorrere, il principio di non respingimento, la democrazia, l’Europa, l’Onu.

Dobbiamo reagire! Non possiamo essere complici!

Claudio Maderloni, della Segreteria nazionale dell’Anpi