Sono Matteo Dendena, Vicesindaco di Crespiatica (Lodi) e Vicepresidente dell’Associazione “Piazza Fontana 12 dicembre 1969”. Desidero condividere, in occasione del 70° anniversario della promulgazione della Carta Costituzionale della Repubblica Italiana, una breve riflessione.
Durante la seconda guerra mondiale, invece della rinuncia, della frustrazione e dello sconforto prevalsero gli sforzi comuni, il desiderio e la volontà di avvicinarsi anche solo di un centimetro alla visione e al sogno di costruire uno Stato democratico espressione dei diritti civili e sociali, uno Stato democratico del quale si potesse essere fieri e uno Stato democratico i cui principi fondanti di libertà, verità, legalità, giustizia e trasparenza potessero essere espressione di una carta costituzionale limpida e moralmente integerrima.

La Costituzione ha accompagnato la nostra storia nazionale e ribadito a gran voce alcuni dei suoi principi fondanti: la libertà di espressione e di coscienza, i temi di giustizia ed equità sociale, la tutela delle minoranze, i diritti e doveri civili, l’organizzazione politica della forma di governo democratica, il lavoro e la dignità. Soprattutto, la nostra Costituzione è stata redatta attorno alla parola chiave della libertà: religiosa, politica, economica, sociale. A questa parola si è contrapposta quella del divieto, in quanto la Costituzione riporta quanto segue: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

Queste parole, scritte da ormai diversi decenni, hanno avuto un grande “peso” nella storia della nostra giovane Repubblica. Nel corso degli anni nacquero diversi movimenti di ispirazione e ideologia neofascista: il Movimento Sociale Italiano, le organizzazioni eversive di estrema destra strutturate sul doppio binario della propaganda politica ufficiale e dell’addestramento e della guerriglia militare sotterranei. Ci furono i convegni sulla guerra controrivoluzionaria nel 1965, i primi attentati dinamitardi, le stragi di Piazza Fontana a Milano, Piazza della Loggia a Brescia e alla stazione di Bologna, gli anni di piombo e lo spontaneismo armato dei Nuclei Armati Rivoluzionari.
Abbiamo vissuto una storia lacerata da questi eventi, dal terrorismo eversivo di estrema destra e, come altra faccia della medaglia, anche dai gravi attentati delle Brigate Rosse e delle organizzazioni di estrema sinistra (terrorismi differenti per modalità e organizzazione, ma sicuramente non “più giustificabili”) giunte fino al cuore dello Stato. Siamo stati dilaniati dal coltello di queste storie parallele e ancora oggi ne paghiamo le conseguenze.

Perché?
Perché la difficoltà principale per il Paese è di non avere fatto i conti con la propria storia, lasciandosi passivamente ingarbugliare in un dibattito e in uno scontro frontale senza via d’uscita apparente. Sono oggi numerose, infatti, le battaglie che si conducono per affermare e difendere la memoria storica, sia essa memoria degli stermini nei campi di concentramento, delle vittime delle guerre mondiali, della stagione stragista e terroristica degli anni di piombo, dello spontaneismo armato o delle vittime delle stragi di mafia (e questo scenario di difesa della memoria, in un Paese “normale”, non dovrebbe esistere).

Oggi ci troviamo in un momento storico in cui abbiamo una Carta Costituzionale che a volte viene bistrattata, alla quale si manca di rispetto, trattandola in certe occasioni come un documento di carta straccia, come un oggetto da utilizzare a proprio piacimento, invece che come la spina dorsale delle libertà civili e dei diritti.

La purezza della Costituzione non dovrebbe mai essere infangata nella sua integrità morale e nel suo significato civile: deve invece essere rivista, se necessario, per adeguarsi al cambiamento culturale, politico e sociale costantemente in atto.

La Costituzione va però sempre difesa, con le azioni all’apparenza banali della quotidianità e con quelle di cittadini consapevoli delle ferite della nostra storia; questo oggi è l’impegno civile da portare avanti con caparbietà e determinazione, soprattutto nelle scuole e nei luoghi simbolo della cultura, rivolgendosi alle nuove generazioni affinché queste diventino il nuovo tessuto civile e democratico del Paese.

Matteo Dendena, Vicesindaco di Crespiatica (Lodi) e Vicepresidente dell’Associazione “Piazza Fontana 12 dicembre 1969”