Il Forum “Essere antifascisti oggi in Europa” promosso e organizzato a Roma dall’Anpi nazionale il 14 e 15 dicembre in una sala gremita del Palazzo Merulana si è concluso con un documento finale sottoscritto dai rappresentanti di associazioni di diversi Paesi europei. Ecco il testo integrale.

Mai come oggi dal dopoguerra si presenta in Europa un così agguerrito e composito fronte di forze politiche di ispirazione razzista, neofascista, neonazista, nazionalista. Tali forze, pur essendo spesso diverse fra di loro in particolare in ragione di ciascuna specifica storia nazionale, operano con obiettivi, ideali, linguaggi, proposte e pratiche politiche simili.

La spinta delle economie liberiste in tutta Europa e gli effetti in Europa della grande crisi economica avviatasi dopo il 2007/2008 e la successiva politica economica dell’UE incardinata sul principio dell’austerità sono stati devastanti dal punto di vista sia economico-sociale che culturale, determinando un arretramento delle grandi idee di solidarietà, uguaglianza, libertà e democrazia, bandiere del movimento di Resistenza internazionale, e che avevano prevalso in Europa nel secondo dopoguerra, dopo la sconfitta del nazifascismo.

La politica economica e la cultura liberista hanno determinato una straordinaria crescita delle povertà e contemporaneamente una sempre maggiore concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi.

L’UE è perciò apparsa a milioni di cittadini non più come una forma più alta di solidarietà fra popoli e di concerto fra Stati, destinata ad una sempre maggiore coesione democratica e portatrice di benessere per i suoi popoli, ma come una delle cause determinanti del generale impoverimento, della crescente esclusione sociale, della riduzione dei diritti. È apparsa come l’Europa delle élites, dei grandi fondi finanziari e delle lobby economiche, indifferente al destino di interi Paesi e di larga parte delle popolazioni.

In questo quadro si sono largamente accresciute o hanno progressivamente prevalso in molti Paesi forze politiche di ispirazione nazionalista, razzista, neofascista, neonazista, o fortemente condizionate da tali ispirazioni. Condividiamo perciò le preoccupazioni espresse nella Risoluzione del Parlamento europeo del 25 ottobre 2018 sull’aumento della violenza neofascista in Europa, con particolare riferimento alle derive antidemocratiche di vari Paesi dell’est Europa, dove gli attuali governi mettono sempre più in discussione diritti politici, civili, e sociali, negano la memoria antifascista, banalizzando, minimizzando o addirittura negando i crimini dei nazisti e dei loro collaboratori, oscurano il valore delle forze che hanno combattuto e vinto contro l’occupazione nazifascista. Queste posizioni oscurantiste, antidemocratiche e repressive ricordano da vicino le politiche fasciste e naziste.

Comune a tali forze è la ricerca del “capro espiatorio” delle indiscutibili difficoltà di tanta parte delle popolazioni, individuato nella figura del migrante.

Al migrante, che è il bersaglio preferito delle forze radicali di destra, si aggiunge spesso la discriminazione verso ogni vera o presunta diversità: i rom e i sinti, gli omosessuali, gli ebrei, gli oppositori politici. Merita una particolare riflessione l’attacco, ogni giorno più esplicito, verso le conquiste delle donne. Etnia, sesso, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali sono oggi diventati la nuova frontiera di un razzismo strisciante, che avvelena la coesione sociale e individua nell’altro il nemico.

In questa grave situazione, resa ancora più torbida dal possibile ulteriore avanzamento di tali forze alle prossime elezioni europee, occorre reagire subito e insieme. Non è tempo di divisioni e di distinzioni: occorre l’unità contro chiunque porti il contagio del nazionalismo, del razzismo, del neofascismo, del neonazismo, contro chiunque intenda far ricadere l’Europa in un clima oscurantista.

Nell’UE c’è bisogno di una profonda svolta di politica economica e sociale che ponga al centro il lavoro e un nuovo welfare affinché l’Europa torni ai suoi valori fondativi, in primo luogo l’antifascismo, e rilanci in chiave attuale i principi costitutivi, a cominciare dai diritti umani. Occorre in concreto una politica comune che incentivi il lavoro e gli investimenti, contrasti la disoccupazione e la povertà, redistribuisca il reddito, ricostruisca il welfare. Questo è possibile attraverso il concorso dell’Unione Europea e dei singoli Stati, affinché la parziale cessione di sovranità di ciascuno Stato vada a concreto vantaggio del proprio popolo e di tutti i popoli dell’Unione.

Assieme, occorre una politica comune europea e delle singole nazionalità di contrasto senza quartiere ad ogni forma di discriminazione razziale e xenofoba, di fascismo e neofascismo, di nazionalismo, di oscurantismo.

Occorre poi l’intransigente opposizione a qualsiasi forma di negazionismo della Shoah, del Porajmos e di tutti gli stermini nei lager: slavi, omosessuali, prigionieri politici, testimoni di Geova, Pentecostali, prigionieri di guerra, mulatti, disabili, malati di mente.

L’Unione Europea ha garantito più di settant’anni di pace fra Paesi del continente, con qualche rara e deprecabile eccezione. Eppure troppe volte Paesi dell’Unione Europea sono stati coinvolti, spesso in prima fila, in guerre d’aggressione nei Paesi del Medio Oriente e dell’Africa. Il ritorno dei nazionalismi allarma, perché nella storia essi hanno spesso causato l’uso della guerra come soluzione delle controversie internazionali. Preoccupa il continuo aumento delle esercitazioni militari sul fronte orientale dell’Unione Europea e la crescente tensione che contrappone la NATO alla Russia. C’è urgente bisogno di una progressiva de escalation da entrambe le parti, e che l’Europa ritrovi il suo ruolo di attore di pace.

Noi ci impegniamo per un’Europa di pace al suo interno e nel mondo intero, perché la pace è lo scenario necessario per qualsiasi progresso sociale e civile.

Noi lanciamo un grado d’allarme davanti alla continua erosione di democrazia e ai sempre più inquietanti successi delle forze radicale di destra in Europa, operiamo per la costruzione di un largo fronte democratico, repubblicano e popolare, sosteniamo i comuni interessi dei popoli europei e dei migranti, ci proponiamo e pratichiamo un contrasto senza quartiere a tali forze di destra. Davanti ai nuovi fascismi comunque camuffati, davanti ai nuovi razzismi, davanti ai venti di compressione delle libertà democratiche, di attacco alla libertà di stampa, di negazione della divisione dei poteri, è giunto il momento di dar vita all’inedita esperienza di unità fra vecchi e nuovi antifascisti, di unità nel vasto mondo dell’associazionismo, di unità fra istituzioni, sindacati, popoli e cittadini, per sostanziare il rispetto dei diritti umani e sociali, in sostanza di unità antifascista.

Per queste ragioni 1) invitiamo a sostenere nelle prossime elezioni europee le forze che si contrappongono senza ambiguità alle formazioni sovraniste, razziste e fasciste, 2) ci impegniamo a dar vita ad una rete europea permanente di associazioni e organizzazioni antifasciste, 3) decidiamo fin da ora un prossimo appuntamento comune per i primi mesi del 2019.

Roma, 15 dicembre 2018

Carla Nespolo, Presidente nazionale Anpi;

Ulrich Schneider, Segretario generale Fir;

Tit Turncheck, Segretario generale ZZ NOB Slovenia;

Franjo Habulin, Presidente SABA Croazia;

Andrej Mohar, Segretario generale ZKP – Unione Partigiani Carinzia (Austria);

Casimiro Baptista Levy, Presidente URAP (Portogallo);

Nicolay Royanov, Vicepresidente Associazione Veterani Russi;

Manuela Gretkowska, fondatrice Partito delle Donne (Polonia);

Conny Kerth, Presidente VVN-BDA/RFA (Germania);

Dario Venegoni, Presidente ANED

 

Being antifascists in Europe today

Today as never before since the war, Europe sees a fierce and composite gathering of neo-fascist, racist, neo-Nazi, nationalist inspired political forces. Those forces, although often different among them (probably because of each specific national history), operate with similar goals, ideals, language, proposals and political practices.

The implementation of neoliberal economics on over Europe and the effects of the severe economic crisis that began after the 2007/2008, with the scandal of sub-prime mortgages, have been devastating under the socio-economic and cultural point of view, resulting in a decline of the great ideas of solidarity, equality, freedom and democracy, which were the flags of the international resistance movement and which prevailed in the post war Europe, after the defeat of Nazi-fascism.

Economic policy and liberal culture have led to an extraordinary rise in poverty and at the same time an increasing concentration of wealth in the hands of a few.

The EU appeared therefore to millions of citizens, not as a higher form of solidarity among peoples and States, aimed at increasing democratic cohesion and well-being for its peoples, but as one of the main causes of the growing social exclusion, of the impoverishment, of the deterioration of personal rights. It appeared as a Europe of elites, of the major financial funds and economic lobbies, indifferent to the fate of countries and of a large part of the people.

Within this framework, have largely grown and/or have gradually prevailed in many countries, political forces either of nationalist, racist, fascist, neo-Nazi inspiration, or strongly influenced by these ideas. We therefore share the concerns expressed in the European Parliament resolution of 25 October 2018 on the increase of neo-fascist violence in Europe, with particular reference to the anti-democratic drift of various Eastern European countries, where current Governments are increasingly questioning political, civil, and social rights, denying antifascist memory, trivializing, minimising or even denying the crimes of the Nazis and their collaborators, obscure the value of the forces that fought and won against the Nazi-fascist occupation. These obscurantist, antidemocratic and repressive positions closely resemble to fascist and Nazi policies.

Those forces all share the pursuit of “scapegoat” of the unquestionable difficulties of such a large part of the people: the migrants.

The migrant, who is the preferred target of the right-wing radical forces, is not the only target. Discriminations against any real or alleged diversity, the Roma and Sinti, homosexuals, women, Jews, political opponents are also taking place more and more often. The everyday more explicit attack to the achievements of women also deserves a special attention. Ethnicity, gender, language, religion, political views, personal and social conditions have now become the new frontier of a creeping racism that poisons the social cohesion and identify “the Other” as “the enemy”.

In this serious situation, made even murkier by the possible further progression of those forces at the next European elections, we must react quickly and together. It is not the time for divisions and distinctions: to counteract this issue we need to be united against anyone who spread the contagion of nationalism, racism, fascism, neo-Nazism; against any person seeking to shift Europe into a climate obscurantist.

The EU needs an intense rethinking of the economic and social policies, which should focus on employment and a new welfare, to bring Europe back to its founding values – starting with antifascism – and relaunch in a modern way, its essential principles, to begin with human rights. We need a common policy to encourage employment and investment, to tackle unemployment and poverty, to redistribute income, to rebuild welfare. This is possible through the common work of the European Union and the individual States, so that the partial transfer of sovereignty of each State goes to the concrete advantage of its own people and of all the peoples of the Union.

Moreover, we need a common European and national policy to strongly tackle all forms of racial discrimination and xenophobia, fascism and neo-fascism, nationalism, obscurantism.

Furthermore, we need an uncompromising opposition to any form of Shoah and Porajmos and all extermination camps denial: Slavs, homosexuals, political prisoners, prisoners of war, Jehovah’s witnesses, Pentecostals, POWs, mulattoes, disabled, mentally ill.

The European Union has guaranteed more than seventy years of peace between countries, with some rare and unfortunate exception. Yet, EU countries were too often involved, frequently in the front row, in wars of aggression in the Middle East and Africa. The return of nationalisms frightens, because history shows how many times they have triggered a war as a solution for international disputes.

We are worried about the continued increase of military exercises on the Eastern front of the European Union and the increasing tension that opposes NATO to Russia. There is an urgent need for a gradual de-escalation of both sides, and that Europe finds back its role as an actor of peace. We are committed to a Europe of peace within its borders and around the world, because peace is the necessary scenario for any social and civil advancement.

We send out a cry of alarm in front of the continuous erosion of democracy and the increasingly worrying successes of the right-wing radical forces in Europe; we work to build a broad democratic front, Republican and popular, we put forward and practice a relentless contrast to those forces.

Facing the danger of new fascisms,  however masked or hidden, facing the reality of new racisms that affect many countries, facing the attempts to reduce the democratic freedoms, the freedom of the press, of denial of separation of powers, is time to create the unprecedented experience of unity between old and new antifascists, unity in the vast world of associations, unity among institutions, trade unions, peoples and citizens, to enhance the respect of human and civil rights, in a nutshell we shall give birth to the unity of antifascists.

For these reasons 1) We urge to support, in the forthcoming European elections, the forces that are unambiguously opposed to the sovranist, racist and fascist formations, 2) We are committed to creating a permanent European network of Antifascist associations and organisations, 3) We decide now on a next common appointment for the first months of 2019.

Roma, 15 dicembre 2018

Carla Nespolo, Presidente nazionale Anpi;

Ulrich Schneider, Segretario generale Fir;

Tit Turncheck, Segretario generale ZZ NOB Slovenia;

Franjo Habulin, Presidente SABA Croazia;

Andrej Mohar, Segretario generale ZKP – Unione Partigiani Carinzia (Austria);

Casimiro Baptista Levy, Presidente URAP (Portogallo);

Nicolay Royanov, Vicepresidente Associazione Veterani Russi;

Manuela Gretkowska, fondatrice Partito delle Donne (Polonia);

Conny Kerth, Presidente VVN-BDA/RFA (Germania);

Dario Venegoni, Presidente ANED