Graziani e a destra il mausoleo

È stata resa nota la sentenza della Corte d’Appello di Roma che ha confermato la condanna del sindaco di Affile Ercole Viri e degli assessori Giampiero Frosoni e Lorenzo Peperoni (difesi, per la cronaca, anche dall’avvocato Ignazio Larussa) per la vicenda del monumento a Graziani.

Si ricorderà che l’Anpi si era costituita parte civile nel processo, nella persona dell’avvocato Emilio Ricci, vicepresidente nazionale dell’associazione dei partigiani.

Si legge nella sentenza fra l’altro: “Non solo Graziani materialmente e consapevolmente adottò – durante le campagne militari in Cirenaica e in Etiopia – (…) metodologie tipiche del regime mussoliniano, divenendo figura di spicco del medesimo, ma, anche quando tale regime era crollato, decise di rimanergli fedele e di accettare l’incarico, su proposta dell’ambasciatore tedesco Rahn, di divenire ministro della Difesa nazionale e Capo di Stato Maggiore per la Rsi”; “il generale aveva aderito non solo ai metodi, ma anche all’ideologia propria del fascismo, di cui rappresentò uno dei più importanti esponenti”. “Non vi è dubbio alcuno che le condotte ascritte agli imputati (…) siano dotate di un carattere esaltativo, e non meramente commemorativo, del personaggio Rodolfo Graziani e del momento storico che questi ha rappresentato”. Non si tratta solo di una verità storica, si aggiunge nella sentenza, ma anche “giudiziaria”, “dopo l’arresto del Tribunale Militare Territoriale di Roma del 1950”. In ultima analisi “questa Corte ritiene i motivi di appello avanzati da entrambe le difese infondati e pertanto immeritevoli di accoglimento”. Conclusione: “Viri, pena base 10 mesi di reclusione ed euro 150 di multa, aumentata per la continuazione ad anni 1 ed euro 180 di multa, ridotta per il rito a mesi 8 di reclusione ed euro 120 di multa; per Frosoni e Peperoni, pena base sette mesi di reclusione ed euro 110 di multa, aumentata per la continuazione a nove mesi ed euro 120 di multa, ridotta per il rito a mesi 6 ed euro 80 di multa”.

Mausoleo Affile. La sentenza della Corte d’Appello. Per leggere o scaricare il testo integrale della sentenza clicca qui