Porrajmos: è il termine della lingua romaní traducibile con le parole “grande divoramento” o “devastazione”; così Rom e Sinti hanno denominato lo sterminio del proprio popolo perpetrato dai nazisti. Le vittime sono state centinaia di migliaia, ma l’intera sconvolgente vicenda è stata dimenticata, rimossa. Eppure è quanto mai attuale, considerando la campagna di odio da tempo in corso nel nostro Paese contro questo popolo, assieme – come si sa – al popolo dei migranti.

C’è stata la Shoah, che oggi simbolicamente rappresenta il punto più basso della malvagità umana nella storia contemporanea. Ma poi c’è nel buio della rimozione. Rom e sinti. E omosessuali, detenuti politici (prevalentemente comunisti e socialisti), prigionieri di guerra (secondo l’United States Holocaust Memorial Museum morirono più di tre milioni di prigionieri sovietici), portatori handicap fisici e psichici, minoranze religiose.

L’Anpi nazionale e l’Aned nazionale, in occasione del Giorno della Memoria, hanno deciso di dar vita ad un’iniziativa che approfondisca il tema del Porrajmos, per riportare davanti all’opinione pubblica uno dei più grandi crimini contro l’umanità perpetrato dalla bestia nazista. Alle 17 di lunedì 4 febbraio, alla Casa della Memoria e della Storia in via San Francesco di Sales 5 a Roma si parlerà di questo; il convegno ha come titolo “Rom e Sinti: il “Grande Divoramento” rimosso”. Ne parleranno Fabrizio de Sanctis, Aldo Pavia, Luca Bravi, Dijana Pavlovic; concluderà Carla Nespolo.