Sembra impossibile nell’80° delle leggi razziali, eppure è accaduto. A Torremaggiore, nel foggiano, una docente dell’Istituto Fiani-Leccisotti decide di organizzare un incontro tra gli studenti e lo scrittore Roberto Matatia.

Ebreo faentino, genitori scampati alla Shoah, autore per la Giuntina de “I vicini scomodi” – la storia del ramo forlivese della sua famiglia che, al mare, a Riccione, aveva casa proprio accanto a quella dei Mussolini – da tempo testimonia nelle scuole l’ignominia dei provvedimenti voluti dal capo del fascismo e promulgati dal re.

L’invito allo scrittore è informale, in attesa della conferma del consiglio d’istituto. Il seguito lo ha raccontato Matatia su Facebook: “Mi chiama la professoressa, non ha avuto il benestare di alcuni insegnanti perché, a dir loro, invitare a relazionare un ebreo è una scelta politica e, a scuola, non si fa politica”.

Immediata la condanna dell’Anpi. “Il grave fatto – ha dichiarato il presidente del Comitato provinciale Foggia-Capitanata, Michele Galante – è l’ennesima manifestazione di un clima di intolleranza che avviene all’interno delle strutture scolastiche. Negare che i ragazzi possano approfondire temi di stretta attinenza storica è una vera e propria aberrazione sul piano didattico e culturale che soltanto il fanatismo ideologico può giustificare. L’Anpi locale ricorda “che la scuola è l’istituzione primaria che deve educare alla cittadinanza e all’habitus critico e che non ci si può nascondere dietro una frase tipica del ventennio per impedire che si discuta del più grande dramma del Novecento che, in nome dell’antisemitismo e della purezza della razza, ha portato alle aberrazioni della Shoah e alla scomparsa di sei milioni di persone”.

un’immagine dal film “La vita è bella”

A Torremaggiore ben si conosce quanto è costata la lotta al regime e la conquista della democrazia: Nicola Sacco, Giuseppe Lamedica, Antonio La Vacca sono solo alcuni dei nomi di coloro che hanno pagato con il confino, il carcere o la vita . E la vicenda del Fiani-Leccisotti “non può passare sotto silenzio– prosegue il presidente dell’Anpi foggiana –, ci auguriamo che anche le autorità scolastiche superiori intervengano per fare luce su questo episodio vergognoso in nome dei valori scritti nella nostra Costituzione”.

Ancora una volta, l’Associazione dei partigiani si mobiliterà. “Nei prossimi giorni l’Anpi – annuncia Galante – organizzerà insieme al mondo associativo e politico un grande incontro nella città dell’Alto Tavoliere per ribadire la propria fedeltà ai valori supremi della Costituzione contro ogni rigurgito razzista e fascista”.

Intanto, dopo la denuncia, qualcosa è successo. Secondo il dirigente scolastico, che ha espresso “forte indignazione e profondo rammarico”, “si è trattato di un fraintendimento” perché “fare memoria, prima ancora che un dovere istituzionale, è un dovere morale di chiunque sia impegnato a concorrere alla crescita umana e spirituale dei giovani. L’iter dell’incontro non era stato ancora concluso. Ribadiamo l’invito”. Forse però non tutto si è risolto, ecco cosa scrive Roberto Matatia sempre su Fb: “Sono in attesa di una risposta chiarificatrice e rappacificante da parte del preside col quale ho uno scambio, per così dire, di idee sin troppo acceso. La scuola ora tende a minimizzare, confinando le idee fasciste a uno sparuto numero di insegnanti. Gli insegnanti hanno in mano il futuro dei nostri figli, per questo non si può accettare che questi trasmettano valori negativi quali quelli di intolleranza. Non si può pretendere la perfezione dalle nostre scuole, ma ci si deve tendere se vogliamo offrire alle nuove generazioni un futuro di libertà, di democrazia e di amore”.