dietro-i-papaveri-i-binari-Il papavero è un fiore libero, cresce nei prati, tra il grano, ci accompagna lungo le strade e lungo i binari dei treni. Se colto e imprigionato in un vaso appassisce immediatamente, perdendo tutta la sua bellezza e il suo slancio vitale. I suoi petali sono delicati come ali di farfalle, rossi come il fuoco e come il sangue. Nella tradizione anglosassone simboleggia le vittime del primo e del secondo conflitto mondiale e nella Giornata della Rimembranza viene appuntato all’occhiello delle giacche in memoria delle vittime della guerra.

Nella Bassa friulana viene chiamato Boborosso, come quella creatura misteriosa e diabolica che nelle leggende può essere vinta solo se affrontata con coraggio e curiosità.

Non è un caso, quindi, che l’Associazione culturale di Ruda in provincia di Udine abbia scelto questo nome – Boborosso – così evocativo. «Nel rispetto della memoria di chi ha lottato per i nostri diritti e per la nostra Costituzione, sogniamo di vincere le paure che ci bloccano attraverso la conoscenza e la condivisione», puntualizza il presidente Lorenzo Fumo.

Erminio Masiero "Neri"
Erminio Masiero “Neri”

Nel 2015 l’Associazione Culturale Boborosso ha promosso un premio letterario in ricordo del partigiano Erminio Masiero “Neri”, «allo scopo di mantenere vivi i valori della Resistenza e il ripudio della guerra, fondamenti della nostra Repubblica italiana e della Costituzione». Il bando prevedeva una sezione di narrativa con racconti brevi editi e inediti che si richiamassero ai valori del Movimento di Liberazione o che fossero in grado di esprimere ogni forma di resistenza culturale e sociale in qualsiasi contesto storico, a custodia della dignità umana e della libertà dei popoli e dell’individuo. Un omaggio a “Neri” che con grande trasporto raccontava, soprattutto a ragazzi delle scuole, la sua esperienza di partigiano garibaldino del Battaglione Manara, ricordando i tempi passati di «tanto freddo, tanta fame, tanta paura», come recita il titolo della sua biografia curata da Paolo Ledda. Un premio che ci serve a non «dismenteâ! (dimenticare!)», come ci direbbe “Neri”. Un premio che ci invita a scrivere della Lotta di Liberazione per non scordare, ma anche a riflettere su tutte quelle resistenze quotidiane che plasmano la nostra vita.

Il concorso si è concluso il 19 novembre a Ruda con la premiazione dei tre vincitori. Prima classificata Fiorella Borin di Venezia con “Clandestinità”; secondi: Andrea Cicogna di Ruda (Ud) e Paolo Toso di Grado (Go) con “Il gelso resiste”; terza Elena Vesnaver di San Vito al Tagliamento (Pn) con “Un bel posto tranquillo”. Sono stati segnalati anche i racconti di Sergio Ragno di Milano con “Shabbat shalom, zeyde”, Roberto Covaz di Gorizia con “La casa del duce” e Paolo Pergorari di Castiglione del Lago (Pg) con “Rocco e Ivan”.