Lo spettacolo dell'anno scolastico 2010-11 dal titolo "Croce sulla schiena"
Lo spettacolo dell’anno scolastico 2010-11 dal titolo “Croce sulla schiena”

In questa giornata gli alunni delle classi quinte “mettono in scena” la Resistenza, i suoi protagonisti e i suoi valori. Il pubblico, sugli spalti della palestra, è folto: genitori, autorità locali, rappresentanti delle varie associazioni.

L'insegna della scuola

L’istituto dà il proprio benvenuto agli scolari e ai suoi ospiti già dalla targa-mosaico (nella foto) che lo identifica: Pace e amicizia, reca scritto in nepalese (ricordando così l’impresa del concittadino alpinista Francesco Santon), ma occorre essere presenti a Fiesso nella mattinata del 25 aprile per godere pienamente delle risorse e dei talenti che in questa scuola si coltivano.

Incontro le maestre un lunedì, dopo la fine delle lezioni pomeridiane. Per loro volontà, non verranno riportati i loro nomi: tutte – mi dicono infatti, e non soltanto quelle presenti – si sono in questi lunghi anni avvicendate nel seguire il Progetto XXV Aprile.

 Quando e come nacque il Progetto XXV aprile e che ruolo vi ha avuto la sezione dell’Anpi di Fiesso d’Artico?

Il progetto nasce più di vent’anni fa su proposta proprio della sezione Anpi di Fiesso; è partito in sordina con la composizione e lettura di alcuni testi poetici (eccone due qui sotto) o la raccolta di testimonianze dei diretti interessati, magari proprio nonne e nonni degli alunni, testimoni e protagonisti della Resistenza nella Riviera del Brenta.


Anno scolastico 2000-01

 La Liberazione

La liberazione

con le sue ali candide

portò la felicità

di casa in casa,

di paese in paese.

 

Non importa se eri

Italiano, francese

o di un altro popolo oppresso.

 

La libertà

parlava

una lingua internazionale.

 

Uno scrigno in fondo al mare

La libertà

è difficile da avere:

uno scrigno in fondo al mare.

 

La libertà

è un frutto in cima all’albero;

in alto in alto.

 

La libertà è una lunga corsa.

 

Certi uomini,

i più nobili,

la rincorrono

tutta la vita.


Alcuni anni fa, inoltre, quando era possibile e più semplice contattare e invitare a scuola i partigiani e le partigiane, abbiamo avuto tra noi Guido Petter e Tina Anselmi; a molti altri i ragazzi hanno scritto o telefonato: a Leo Valiani, a Luciano Lama, ad Arrigo Boldrini; tanto da poter creare una vera e propria Intervista alla Resistenza (Anno scolastico 1995-96).

(clicca sull’immagine per ingrandire le foto, farle scorrere e leggere le didascalie complete)

 

Poi è arrivato il teatro. Grazie anche al contributo del Comune e dell’Anpi di Fiesso, è stato possibile lavorare con una regista, Linda Bobbo, e con un maestro di musica, Moreno Menegazzo.

Ma se a Fiesso la Liberazione ha una così originale e giovanissima celebrazione è soprattutto perché la scuola, dopo il primo seme lanciato dall’Anpi, ha voluto e saputo coltivare questo progetto, facendolo suo con impegno e passione. Le maestre delle classi quinte, infatti, lavorano veramente sodo, non solo a scuola ma anche a casa, magari fino a sera inoltrata, in vista di questa festa.

Fino a qualche anno fa, quando si poteva contare su un maggior numero di ore in compresenza, era impegnativo ma non impossibile ritagliare il tempo necessario da dedicare alla realizzazione del progetto. Ora le cose sono cambiate e le difficoltà aumentate. Inoltre, a partire dalla riforma Moratti (2003), i programmi scolastici sono stati ristrutturati, cosicché al quinto anno della scuola primaria non si studia più la storia del ‘900, ma ci si ferma alla caduta dell’impero romano: questo fa sì che le ore da dedicare al progetto XXV aprile debbano, per così dire, essere “sottratte” al programma scolastico curricolare. Davvero dobbiamo fare, con le nostre classi, l’impossibile! Sono soprattutto le insegnanti di lettere a offrire la maggior parte delle loro lezioni per fornire ai ragazzi il debito inquadramento storico, ma – a seconda dei temi e degli argomenti trattati – si coinvolgono anche altre materie, come per esempio immagine.

locandina ci chiamavano banditiL’Anpi e il Comune di Fiesso contribuiscono alla realizzazione di questo progetto?

Sì, sia il Comune che l’Anpi di Fiesso d’Artico (attuale presidente Natale Garzara, fratello del partigiano caduto Illido; segretario Federico Baldan) contribuiscono al progetto con una borsa di studio. Si tratta infatti di un’occasione davvero positiva e sentita cui tutta la comunità – amministrazione, scuola, associazioni, famiglie e cittadini – coopera ed è presente assieme alle celebrazioni.

Prima della rappresentazione teatrale degli alunni, si tiene l’orazione ufficiale di fronte al monumento al partigiano di Fiesso Illido Garzara. Non sarebbe interessante pensare di coniugare i due momenti, quello più solenne e quello più “artistico”?

Sarebbe bello in effetti, ma da un lato si lascerebbe sguarnito il monumento che ricorda il sacrificio dei caduti per la libertà e, in particolare, quello del nostro compaesano Illido Garzara, dall’altro è complicato dal punto di vista tecnico e organizzativo abbinare i due momenti: la palestra non è certo un teatro e, fin dal primo mattino, è tutta in fermento per allestire quinte e scenografie, per le prove generali dei ragazzi.

Entrando nel merito del progetto, come vengono scelti gli argomenti o i testi da rappresentare? E come lavorate, durante l’anno, in vista di questo appuntamento per tutta la comunità?

Ci chiamavano banditi, 2012
Ci chiamavano banditi, 2012

I temi su cui lavorare, anno per anno, nascono da spunti di letture personali di noi maestre o condivise in classe (I piccoli maestri di Meneghello o La villa del lago di Lia Levi), dalla visione di alcuni film, da esperienze dirette (uscite didattiche al Tempio dell’Internato Ignoto) o dalla possibilità di incontrare e intervistare testimoni, il tutto – da quando possiamo contare sulla loro consulenza – viene discusso assieme alla nostra regista Linda Bobbo e al maestro di musica Moreno Menegazzo. Negli anni 1995 e 2000, in particolare, è stato seguito un percorso di approfondimento sulla Resistenza anche attraverso le canzoni. Ma sono stati davvero molteplici i fronti di studio, approfondimento e drammatizzazione battuti in questi anni; tra i molti: Fiesso nella Resistenza (anno scolastico 91-92); Il razzismo e l’antisemitismo oggi (a.s. 92-93); La donna nella Resistenza (a.s. 97-98 e 2008-09); L’arte nella Resistenza (a.s. 98-99); La Costituzione attraverso i disegni dei bambini (a.s. 2008-09); Croce sulla schiena e Ci chiamavano banditi, sulla biografia di Guido Petter (a.s. 2010-11 e 2011-12); L’estate del ’44, sulla strage di Marzabotto (a.s. 2012-13); quello del prossimo anno sarà una sorpresa.

Guido Petter, a colloquio con gli studenti
Il partigiano prof. Guido Petter, a colloquio con gli studenti

Una volta inquadrato il tema o il testo su cui lavorare, noi maestre spendiamo alcune ore di lezione in classe per spiegare ai ragazzi il momento storico in cui si inserisce la Resistenza, che purtroppo non fa più parte del programma scolastico, se ne abbiamo l’occasione facciamo delle uscite mirate, facciamo fare delle interviste e degli approfondimenti a casa, collaboriamo in maniera interdisciplinare con le altre insegnanti per creare, per esempio, disegni o scenografie. Poi, verso dicembre, incomincia il laboratorio teatrale vero e proprio che continua sino alla vigilia dello spettacolo. Tutti gli alunni di quinta vengono divisi in due gruppi: uno seguito dal maestro Menegazzo curerà le musiche e i cori; l’altro si dedicherà alla rappresentazione teatrale propriamente detta. Va detto che moltissimi genitori ci aiutano: direttamente, cantando nel coro coi loro figli; indirettamente, fornendo materiale per gli allestimenti scenografici. Abbiamo sempre notato, in generale, un forte coinvolgimento delle famiglie e della comunità intera.

Avete pertanto la percezione che la festa della Liberazione sia unanimemente riconosciuta e sentita?

Sì, non abbiamo mai avuto importanti segnali che ci dicessero il contrario. Sia le famiglie che le varie amministrazioni comunali riconoscono l’importanza non solo della celebrazione del 25 aprile, che rievoca il passato facendone memoria, ma anche della sua importanza nell’aver gettato – attraverso la Costituzione – le premesse per il vivere e convivere civilmente, liberamente e democraticamente.

E ai giovanissimi attori, cosa resta di questo anno dedicato anche alla Resistenza e ai suoi valori? Come reagiscono dinanzi alla violenza che, spesso, segna le pagine di storia che studiano e interpretano?

Notiamo, in generale, una grande maturazione emotiva nell’affrontare eventi storici autentici e spesso drammatici; ma non abbiamo mai avuto bisogno di mediare o attenuare eccessivamente, per i nostri scolari, la durezza e la crudeltà delle storie loro raccontate: le hanno sempre ascoltate e vissute con lucidità e, tutto sommato, con una dose notevole di consapevolezza. Questo ci porta a riflettere, in fondo, anche sull’assuefazione alla violenza che la società odierna genera, proponendola sempre più spesso attraverso la tv, i videogiochi e molto altro. È anche vero che un’adeguata storicizzazione dei fatti da un lato, e la finzione teatrale dall’altro, aiutano i ragazzi ad affrontare nel modo giusto le vicende in cui si immedesimano. Sta poi, soprattutto, alla bravura e alla sensibilità della nostra regista saperle proporre attraverso la leggerezza del gioco e dell’ironia. Va detto anche che gli studenti più “grandi” si affezionano alla festività e alla rappresentazione che la rievoca, poiché spesso – dopo aver calcato le scene – tornano ad assistere allo spettacolo sugli spalti, da spettatori.

Insomma, si può dire che il Progetto XXV aprile sia diventato a pieno titolo patrimonio e tradizione della scuola “Italia K2”, dei suoi studenti e delle sue maestre?

Certamente è così: questo progetto è animato non solo dall’impegno, come già detto, ma da una vera passione che noi maestre abbiamo saputo, in questi anni, trasmettere anche alle insegnanti che, di volta in volta, qui si sono avvicendate.