Jacopo Buffolo

Jacopo Buffolo ha 21 anni e vive a Roma. Dal luglio 2016 è membro dell’esecutivo nazionale della Rete degli Studenti Medi, con delega anche all’Antifascismo e alla Memoria Storica. È membro del Comitato Provinciale ANPI Verona (a cui è tesserato dal 2012), città dove è nato e si è diplomato nel 2014, presso il Liceo Scientifico Galileo Galilei. Appassionato da sempre di storia, in particolare contemporanea, la studia all’Università di Padova. Abbiamo conversato con lui sul tema della presenza dell’estremismo di destra fra i giovani e gli studenti.

 

Sono svariate le liste che si presentano nelle scuole italiane agli studenti medi quando è il momento di eleggere i loro rappresentanti, da quelli di istituto a quelli nelle consulte provinciali fino ai livelli maggiori. Molte sono riconducibili all’estremismo di destra: vuoi farci un piccolo inventario – anche informativo – per conoscere il nome di quelle più diffuse e solide, ma anche di quelle più piccole e satellitari? A volte, infatti, i ragazzi (ma non solo!) rischiano di votare liste e candidati senza neanche sapere cosa ci sta dietro e chi siano davvero.

Credo che con la domanda tu abbia centrato un punto importante: arrivati alle superiori ci si comincia a confrontare e, con la rappresentanza studentesca, si scopre l’importanza del proprio voto. Voto che però non è detto che segua una riflessione sulle proposte della lista o la buona volontà del singolo candidato, ma l’amicizia, la popolarità nella scuola.

Tra le liste ne esistono anche di dichiaratamente di estrema destra; sono una piccola parte, vanno da “Assaltando Rideremo” a “Giovinezza al Potere”, da “Anime Ribelli” a “La Tua Guerra Ora”, fino a quelle che portano direttamente i nomi delle associazioni giovanili e studentesche di estrema destra, come “Blocco Studentesco”, “Lotta Studentesca”, “Azione Studentesca”, il “Movimento Studentesco Nazionale”, “Atreju”. Ma, proprio per il sistema di rappresentanza scolastica in vigore, non è scontato che si costruiscano coordinamenti di liste che, in maniera organizzata, si candidano alle elezioni: è così molto più facile che ragazzi aderenti o orbitanti nelle aree di questo o quel partito di estrema destra si candidino in liste con nomi comuni, che tutto sembrano fuorché schierate politicamente.

Una manifestazione a Roma con le bandiere di Lotta Studentesca (da http://roma.repubblica.it/images/2011/10/07/102831759-68ee7af1-e296-46aa-a27d-9f8966aa6187.jpg)

Chi sta dietro queste liste studentesche di estrema destra, eventualmente quali forze politiche o partitiche le sostengono da un punto di vista organizzativo e finanziario, fornendo loro modi e mezzi per presentarsi nelle scuole? Ce ne sono, invece, di completamente indipendenti e “sciolte”? E funzionano, ottengono consenso?

Nella maggior parte dei casi a organizzare gli studenti a destra sono “Blocco Studentesco” e “Lotta Studentesca”, organizzazioni giovanili rispettivamente di Casa Pound e Forza Nuova. Poi ci sono anche reti più vicine alla destra più “istituzionalizzata”, come “Azione Studentesca”, “Movimento Studentesco Nazionale” o “Atreju”, che si rifanno all’area di Fratelli d’Italia. L’essere di partito e di destra sicuramente permette loro di avere materiali per le campagne elettorali e sicuramente quel sostegno economico che non tutti hanno per affrontare le elezioni con una marcia in più.

Le liste indipendenti sono la stragrande maggioranza; ce ne sono un’infinità, ed è cosa normale in un periodo in cui la politica spesso non è percepita come gestione della vita collettiva, ma come qualcosa di lontano dai bisogni dei cittadini e ancora di più degli studenti.

Esistono poi le liste vicine alle associazioni studentesche di sinistra e centro-sinistra, noi ad esempio – come Rete degli Studenti Medi – due anni fa abbiamo lanciato il network “Finalmente Sceglierai” perché avvertivamo la necessità di favorire sia l’interazione tra i rappresentanti di diversi istituti e città, sia perché siamo convinti che occorra ri-politicizzare il dibattito nelle scuole per tenere vivi alcuni valori, a partire dalla partecipazione democratica, per far fronte all’avanzata dei movimenti di destra. Infine esistono anche liste legate al mondo dei collettivi di estrema sinistra.

Una manifestazione della Rete degli Studenti medi a Vittoria, in Sicilia (da http://www.canicattiweb.com/wp-content/uploads/2013/10/Foto-Vittoria.jpg)

Le liste di destra sono facilmente riconducibili all’area ideologica in cui hanno radici o no? Quali sono le loro parole d’ordine? Su cosa fanno leva per farsi votare: su effettivi bisogni e necessità dello studente o su più generici e vaghi “valori”? Per esempio: sulla necessità di avere strutture scolastiche migliori e libri di testo meno costosi o su temi più vasti quali “identità” e “sovranità” nazionale, “italiani prima” e cose simili?

Le liste apertamente di destra hanno riferimenti ideologici molto chiari, slogan che si rifanno, per esempio, alla difesa del Paese, della città, del quartiere. Ma, come si diceva, non sono un gran numero. Un cavallo di battaglia delle liste chiaramente o velatamente di destra è la denuncia della presunta faziosità dei libri di testo adottati, soprattutto riguardo la storia del ’900, in particolare la questione delle foibe. Spesso nei programmi di tali liste si rivendica l’incremento dell’educazione fisica a scuola e la pratica di sport in generale, delle autogestioni e delle uscite didattiche… un tentativo di darsi “autorevolezza classicista” attualizzando la massima «mens sana in corpore sano». Inoltre fanno anche leva sulla necessità del rinnovamento delle strutture scolastiche, sulla gratuità dei libri di testo e delle ripetizioni, spacciando questi contenuti come trasversali e apolitici, dimenticando invece che spesso la situazione delle scuole è tale proprio a causa dei tagli dei governi di centrodestra all’istruzione.

Un punto importante di consenso, apparentemente secondario ma non meno efficace, è anche la location e la gestione delle feste d’istituto e studentesche; ciò è possibile perché spesso le liste di destra gestiscono i gruppi dei PR delle discoteche in vari territori, così anche i rappresentanti alle prime armi possono trovare soluzioni veloci e gradite agli studenti.

In quali regioni esistono consolidate liste studentesche di estrema destra? Sono in aumento? Se sì, grazie a cosa?

Ci sono regioni e territori dove sicuramente la destra è più radicata a prescindere dagli studenti, la sensazione è che ci sia una crescita dell’estremismo di destra soprattutto nelle periferie delle grandi città, dove problematiche sociali complesse – che invocherebbero risposte altrettanto complesse – vengono liquidate con parole d’ordine semplici e attrattive quanto populiste e qualunquiste. C’è però un altro dato preoccupante, ossia un’espansione territoriale di queste liste dove mai avremmo creduto: vediamo nascere sezioni di Lotta o Blocco studentesco anche nelle regioni storicamente “rosse”, per esempio Toscana ed Emilia Romagna, dove fino a qualche anno fa erano quasi inesistenti.

Una vignetta degli anni 20 che inneggia allo squadrismo

Qual è il rapporto tra le liste di estrema destra e la violenza, verbale e fisica?

Sicuramente c’è un rapporto tra questi soggetti e precisi “metodi”: sono diversi i casi di intimidazione, avvenuti durante i volantinaggi la mattina davanti alle scuole, o di violenza verbale nelle discussioni all’interno di esse. È raro però che i responsabili di tali atti siano iscritti o ricoprano ruoli “ufficiali”, quindi direttamente riconducibili alle associazioni/partiti; la violenza è perpetuata soprattutto da persone che orbitano nell’ambiente di quelle liste ma che, non essendovi iscritte, non possono essere legalmente ricondotte a questo o quel partito e quindi non ne danneggiano il nome.

Quale potrebbe essere l’antidoto, teorico e pratico, al neofascismo tra gli studenti? Alcuni storici di destra bollano giornate della memoria e commemorazioni come il “solito antifascismo” che non convince più nessuno, tanto meno dei giovani per i quali l’Italia del Ventennio non era poi così peggiore di quella attuale, nata dalla Resistenza, non fosse per l’illiberalità… è davvero un principio così sacrificabile la mancanza di libertà in un Paese, a vantaggio per esempio di efficienza e “sovranità”? Voi studenti democratici e antifascisti che risposte e soluzioni provate a mettere in atto?

Sicuramente è fondamentale diffondere e radicare la cultura democratica e dell’antifascismo nella società a partire proprio dalle nostre scuole. Intervenendo con progetti di formazione e sensibilizzazione degli studenti fin dall’inizio del percorso scolastico. Affinché questi percorsi siano realmente efficaci, però, bisogna essere in grado non solo di raccontare il passato ma soprattutto avere la capacità di attualizzarlo, dimostrando come alcune risposte drastiche e apparentemente risolutive dei problemi dell’oggi non solo non siano le migliori nel lungo termine, ma anzi possano portarci indietro, verso un passato illiberale e oppressivo.

Succede, tuttavia, che alcune date – per esempio la Giornata della memoria, il 25 aprile, il 2 giugno – siano ricordate in modo eccessivamente rituale e perciò percepite dai ragazzi distanti nel tempo perché prive di una adeguata attualizzazione, forse a causa del timore che possano essere bollate come “fare politica a scuola”. La soluzione non è certo abolire simili momenti e ricorrenze, ma immaginare e costruire strumenti adatti per “accorciare le distanze” temporali che paiono separarle dal nostro presente. Portare i testimoni di quegli anni nelle scuole era stata una risposta valida, perché la sola ragionevolezza umana bastava a frenare chiunque volesse contestare o negare i loro racconti; ora che stanno man mano sparendo tali testimoni, servono nuovi strumenti. Ma trovarli non basterà, serve anche renderli capillari: se manca la capacità, da parte delle forze democratiche e antifasciste scolastiche e non, di operare in maniera capillare, a partire proprio dai contesti di periferia che i movimenti di destra sfruttano per creare consenso, allora il lavoro sarà fatto solo per metà.

Oltre a rinverdire la memoria, è fondamentale poi dare risposte alle ingiustizie sociali giovanili, attraverso il mutualismo, l’aggregazione, la musica, facendo capire che le soluzioni – peraltro beceramente populiste – non stanno solo a destra: esistono altre strade che non pregiudicano la libertà in favore, per esempio, della sicurezza e dell’identità nazionale. 

Ho sentito parlare di un Manifesto dello Studente antifascista, sai dirmi qualcosa di più?

Certo, il 23 febbraio scorso la Rete degli Studenti Medi Toscana, assieme al sindacato SPI CGIL, ha dato vita ufficialmente al Manifesto dello studente antifascista che, in dieci punti, descrive idee e valori che ispirano lo studente antifascista nel suo vivere quotidiano: la non violenza, la tolleranza, l’importanza dell’istruzione… In una società dove sempre più spesso i giovani rimangono vittime della disinformazione e dei populismi, ribadire i principi della convivenza democratica diventa imprescindibile così come conoscere la storia del nostro Paese e della Resistenza in particolare, che rifondò l’Italia sul principio della democrazia, dell’integrazione e della valorizzazione del diverso. La Rete degli Studenti medi della Toscana renderà capillare la diffusione e la sottoscrizione del Manifesto e, con le firme raccolte, chiederà alle istituzioni scolastiche di tradurre in buone pratiche quanto simbolicamente sottoscritto. È stato infatti elaborato dai promotori del progetto anche un Vademecum con vari suggerimenti su come le scuole e la cittadinanza tutta possano compiere atti concreti contro il fenomeno dei neofascismi. La sottoscrizione del Manifesto è aperta a tutti: privati cittadini, istituzioni, personaggi dello spettacolo e della cultura, associazioni e chiunque altro voglia condividere con gli studenti questo progetto.