La deposizione della corona in occasione della prima celebrazione “ufficiale”, a Forlì, degli scioperi del 27 e 28 marzo 1944

Domenica 25 marzo 2018 Forlì ha celebrato, per la prima volta “ufficialmente”, l’anniversario dello sciopero del 27 e 28 marzo 1944, che salvò 10 ragazzi dalla fucilazione per renitenza alla leva della Rsi.

Una iniziativa organizzata dalla Sezione forlivese dell’Anpi con la partecipazione di Comune di Forlì, Cgil, Udi e Istituto Storico per la Resistenza.

Il giorno prima, su iniziativa del Comitato provinciale dell’Associazione è stato presentato il libro “Non ho mai avuto una bambola”, in cui Marisa Fabbri (iscritta all’Anpi) ripercorre la vita di Tonina Laghi, una delle “ragazze” che parteciparono alla mobilitazione delle donne forlivesi.

I fatti di via della Ripa

Il 24 marzo del ’44 – è un venerdì – all’interno della Caserma Ettore Muti (ex Ferdinando di Savoia) viene eseguita la condanna a morte (fucilazione) comminata dal Tribunale Speciale, a 5 giovani, per renitenza alla leva. Da sottolineare che è lo stesso giorno in cui, a Roma, viene perpetrata la strage delle Fosse Ardeatine.

La caserma di via della Ripa è all’interno del popolare quartiere forlivese di Schiavonia e molte donne (e qualche uomo) assistono dai tetti e dai balconi allo strazio della fucilazione, eseguita malamente (spararono basso) da un plotone di soldati sotto la minaccia dei nazisti. Urla e parolacce si fanno sentire come espressione dello sdegno.

Appreso che il Tribunale, lunedì 27, avrebbe condannato altri dieci giovani renitenti, gli antifascisti (con Pci e i Gruppi di Difesa della Donna in testa), clandestinamente, decisero una grande mobilitazione per i giorni 27 e 28 marzo.

E così fu. Le operaie e gli operai (va ricordato che gli uomini erano pochi, fra servizio militare e il dover stare nascosti per non essere portati al lavoro in Germania), al fischio della sirena antiaerea delle ore 10, uscirono dalle aziende Mangelli, Battistini, Fumisti, Bondi, Forlanini, Becchi, Eridania ed altre, incamminandosi verso la caserma dove si svolge il processo.

Due protagoniste degli eventi. Da sinistra: Tonina Laghi, operaia della Mangelli e staffetta partigiana; Ida Valbonesi, componente dei Gdd e staffetta del Comando di Brigata

Lungo la strada si uniscono gruppi di donne forlivesi e delle campagne: in via della Ripa e dintorni creano un “blocco” che non viene scalfito neppure da un colpo di fucile.

Il Tribunale si dice disposto a commutare la pena di morte in carcere, purché le Autorità civili approvino. Allora le donne si dirigono al vicino Palazzo del Governo e “impongono” di risparmiare la vita ai dieci ragazzi (verranno condannati a vari anni di carcere ed alcuni moriranno in campi di concentramento).

La rilevanza dell’episodio – per comodità e per tradizione popolare, si è definito di “Via della Ripa” – consiste nel fatto che lo sciopero di due giorni ebbe come scopo la salvezza di dieci giovani, che nell’immaginario collettivo divennero, sia per le donne mature, sia per le “ragazze”, “i nostri figli” che i nazifascisti volevano mandare in guerra (con probabilità di morte) o, di fronte al rifiuto, fucilare.

A Forlì si era scioperato il 17 e 18 febbraio 1944 contro il divieto di circolazione in bicicletta (unico modo per andare a lavorare per la massima parte dei lavoratori) e l’aver ottenuto dalle autorità fasciste l’annullamento del decreto, probabilmente, diede forza e fiducia nel preparare la mobilitazione delle donne di marzo.

Per il secondo giorno di sciopero i nazisti diffusero un volantino per far rientrare in fabbrica, con le solite minacce, ma nulla ottennero.

I Gruppi di Difesa della Donna, nel pomeriggio, organizzano un “pellegrinaggio” al cimitero per coprire di fiori le tombe dei cinque ragazzi fucilati il 24.

Fu una grande vittoria di popolo (e di organizzazione) e la dimostrazione che si può lottare (e vincere) anche per salvare delle vite e non solo per aumenti salariali o di beni nelle tessere annonarie (come succedeva in quel periodo nell’Italia repubblichina) e, forse un esempio pressoché unico nel nostro Paese occupato dai nazifascisti e, si noti, in quella che veniva definita la “Città del Duce”.

La “memoria” attivata dall’Anpi

In Via della Ripa fu posta una lapide a ricordo dei 5 giovani fucilati. Qualche anno fa l’allora Sindaco Roberto Balzani tenne una lectio magistralis sull’episodio e nel 2016, all’interno del Progetto regionale sulla Memoria, una classe del Liceo lavorò su via della Ripa (presentazione a Bologna febbraio 2017).

Forse quei ragazzi sono stati lo stimolo per l’Anpi a ri-pensare a un appuntamento annuale su una vicenda specifica forlivese di enorme rilevanza sociale e democratica e quest’anno ci si è riusciti. Un avvicinamento che ha avuto tre momenti: il 25 novembre 2017 l’Anpi forlivese ha organizzato un seminario in cui furono spiegati sia alcuni elementi della vita di quegli anni sia, con lo storico Mario Proli, una precisa ricostruzione dell’episodio; poi la giornata del tesseramento 2018 è stata all’insegna di “Ragazze di Via della Ripa … arriviamo” e l’8 marzo la Sezione Anpi di Forlì ha organizzato nella sua sede l’evento “Un tè con le donne aspettando … via della Ripa”.

Infine, il 25 marzo scorso, si è tenuta la celebrazione promossa dall’Anpi con il patrocinio del Comune, e l’adesione di Cgil, Udi e dell’Istituto della Resistenza.

L’Anpi ha portato le sue bandiere e il medagliere in via della Ripa (c’erano anche le associazioni combattentistiche); poi, dopo aver deposto una corona, ci si è spostati in una vicina sala dove lo storico Mario Proli ha rievocato la vicenda, alla presenza di Anna Cocchi, coordinatrice regionale Anpi, e dei partigiani Ida Valbonesi, Sergio Giammarchi e Giovanni Nanni.

Altri due protagonisti del coraggioso e vittorioso sciopero del ’44 a Forlì. Da sinistra: Sergio Giammarchi, partigiano del Battaglione Corbari e Giovanni Nanni, partigiano della Brigata Garibaldi

Alle celebrazioni hanno preso parte quattro “ragazzi” che vissero quei momenti. Tonina Laghi, operaia della Mangelli, aiutò a diffondere volantini clandestini in fabbrica e spinse per lo sciopero. Dopo poco, divenne staffetta partigiana. Ida Valbonesi, era nei Gruppi di Difesa della Donna e fu “rilevata” dal suo gruppo per diventare staffetta del Comando di Brigata. Sergio Giammarchi, abitava a Schiavonia e, vista la situazione, invece di aspettare l’arruolamento, prese la via della militanza nel Battaglione Corbari. Giovanni Nanni, giovane “vedetta” che segnalava aerei e voli all’aeroporto forlivese e volantinava, fu ritenuto in pericolo e spostato in montagna, nella Brigata Garibaldi.

Adalberto Erani, Direttivo Sezione Anpi Forlì