La piazza della chiesa di Sant’Ambrogio, a Monserrato
La piazza della chiesa di Sant’Ambrogio, a Monserrato

Guai a dimenticare il passato. Le associazioni antifasciste e resistenziali devono scrivere la Storia senza retorica e senza enfasi. È necessario riappropriarsi della Storia contemporanea italiana, dei suoi personaggi e dei fatti che sono entrati prepotentemente nella memoria collettiva. Partendo da questi saldi presupposti è utile e necessario ricordare attraverso la testimonianza di vita vissuta “i percorsi resistenziali” dei tanti uomini e donne che hanno contribuito in maniera significativa e determinante alla nascita della nostra democrazia. Non ci fu in Sardegna l’attività partigiana per ragioni geografiche, ma per ragioni politiche e militari. Nell’isola non ci fu l’esperienza triste e drammatica contro il nazifascismo che imperversava nel Nord Italia. Ma i sardi hanno contribuito attivamente nelle file della Resistenza italiana e all’estero. In ogni brigata partigiana c’era la presenza degli isolani. La presenza dei sardi nella Resistenza è rappresentata soprattutto dai militari che dopo l’otto settembre 1943, o perché sbandati, o perché bloccati per le oggettive difficoltà di trasporto e di comunicazione con l’isola, si trovavano ad alimentare e contribuire alla formazione delle prime bande partigiane. Molti i sardi coinvolti nelle bande partigiane. «I soldati che nel settembre scorso – scrive Giaime Pintor- traversavano l’Italia affamati e seminudi, volevano soprattutto tornare a casa, non sentire più parlare di guerra e di fatiche. Erano un popolo vinto; ma portavano dentro di sé il germe di un’oscura ripresa: il senso delle offese inflitte e subite, il disgusto per l’ingiustizia in cui erano vissuti (…)».

Molti i sardi nelle bande partigiane. A tal proposito, utile e doveroso menzionare la figura di Pinuccio Tinti (Monserrato, 8 settembre 1924, 24 agosto 2015). Facciamo un passo indietro. Pinuccio Tinti proveniva da una ricca e laboriosa famiglia contadina sarda. Anche Pinuccio fin dalla giovane età faceva l’agricoltore. All’età di diciotto anni, dopo le consuete visite mediche partiva come aviere di leva. Eravamo nel gennaio 1943. La prima destinazione militare di Pinuccio fu l’aeroporto militare di Firenze. Il periodo del servizio di leva, trascorreva, come prassi, con guardie armate ed esercitazioni. Firenze veniva bombardata dagli Alleati il 25 settembre 1943. In questa occasione ci furono un numero imprecisato di morti e di feriti.

Una stele in memoria delle vittime del bombardamento di Firenze del 25 settembre 1943
Una stele in memoria delle vittime del bombardamento di Firenze del 25 settembre 1943

Con l’armistizio avveniva un generale sbandamento, tanto che i militari restavano senza ordini e disposizioni. Questo stato d’animo d’incertezza gravava sull’intera popolazione italiana. Pinuccio Tinti, assieme ad altri commilitoni prendeva la strada delle montagne. Una fortuita coincidenza permise al gruppo dei militari di incontrare un capitano dell’Esercito di nome Rodolfo Chiosi. Questo ristretto gruppo di uomini, comandati dal Capitano Chiosi, costituiva la brigata partigiana Mameli. Col tempo la Brigata raggiungeva il numero di 240 partigiani. I compiti che perseguiva la Brigata Mameli erano molteplici: protezione e tutela della popolazione civile, riparazione dei caseggiati ed altre incombenze militari. Solo in seguito la Brigata Mameli, inquadrata nei “Volontari della Libertà”, riceveva ordini dal CLN che assegnava una precisa zona di operazioni. I vertici della Brigata erano costituiti dal Comando Brigata e dalla squadra Comando “Varo Falli” affidata a Pinuccio Tinti. La zona di competenza della “Mameli” era il vasto territorio tra il Valdarno e il Casentino, ovvero una zona caratterizzata da una imponente presenza partigiana, che il 15 agosto 1944 liberava con il supporto militare di alcuni reparti regolari inglesi il paese di Loro Ciuffenna (Arezzo). Molteplici gli episodi militari di cui furono protagonisti i partigiani della Brigata Mameli e le forze antagoniste nazifasciste. «(…) Cercavamo sempre – spiega Pinuccio Tinti – ove possibile, di non coinvolgere i civili ma, talvolta, in seguito a qualche nostra azione, ci sono state delle rappresaglie e molte persone hanno perso la vita. Bastava un semplice sospetto a scatenare la reazione dei nemici che portavano le vittime davanti a grandi alberi dove le impiccavano. (….) Sono orgoglioso della mia Brigata, perché il primo nucleo è partito, si può dire, dal nostro gruppo di otto sardi: ci siamo dati da fare in tutti i sensi e siamo sempre rimasti uniti (…)» (tratto dall’intervista rilasciata da Pinuccio Tinti in “Storia e Memoria”, Le scuole in Rete, Nuoro, 2003).

La zona del Valdarno e Casentino (da http://www.ilbelcasentino.it/mappa-valdarno/mappa-valdarno.jpg)
La zona del Valdarno e Casentino (da http://www.ilbelcasentino.it/mappa-valdarno/mappa-valdarno.jpg)

Importanti e degni della massima considerazione gli attestati che ebbe Pinuccio Tinti: “Partigiano Combattente” volontario della guerra di Liberazione, decorato con la Croce al merito di guerra e con la Medaglia di Benemerenza per i Volontari della seconda guerra mondiale. Inoltre il 27.12.1984 veniva conferita al partigiano sardo, l’onorificenza di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana (su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri).

Pinuccio Tinti rientrava in Sardegna il 26 ottobre 1944 con destinazione Elmas e, in seguito, il campo d’Aviazione di Monserrato; veniva congedato nel giugno del 1947.

Nel tempo, Pinuccio Tinti non ha mai lasciato gli ideali resistenziali, infatti per anni ha ricoperto il prestigioso incarico di Presidente della Federazione degli ex Combattenti e Reduci di Pirri (Ca) e membro del Direttivo Nazionale della stessa organizzazione. Anche l’ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti) della Sardegna conferiva a Pinuccio Tinti la tessera onoraria. «(…) È un “testimone” importante che ci parla di coraggio, di coerenza, che ci racconta la storia di un ragazzo come noi che ha vissuto anni bui, ha avuto paura, ha tremato, ma che ha combattuto per consentirci di vivere in un mondo libero… anche se non proprio giusto con lui e con quanti hanno rischiato la vita o l’hanno persa per costruirlo (…)» (Storia Memoria”, cit.).

 Maurizio Orrù, giornalista, Segretario regionale ANPPIA Sardegna