Mario Perpiglia con la moglie Giuseppina Russo

“…mandate quello che volete e quello potete, la mattina mi sveglio trovandomi al fianco qualche compagno morto per la fame e per il freddo, mentre io mi sto disseccando come una spiga di grano sotto il sole di agosto…”, così scrisse nel 1939 Marco Perpiglia, prigioniero nel campo di concentramento di Le Vernet in Francia, in una lettera pervenuta, tramite la Croce Rossa Internazionale, al fratello Giovanni che lo stava cercando. Marco Perpiglia parlò di sé come di una spiga di grano esposta al sole per descrivere la sua condizione di sofferenza e di prigionia incontro alla quale era andato con coraggio, scegliendo di combattere per la Libertà in Spagna e di essere uomo determinato e volitivo, dentro il suo tempo. Quella lettera è tra i documenti pubblicati nel libro edito da Caruso edizioni e scritto dal nipote Carmelo Azzarà che reca proprio “Spiga di grano e sole” come titolo e “Marco Perpiglia, il partigiano Pietro, e la moglie partigiana Giuseppina Russo. Una vita per la Libertà” come sottotitolo. Un’immagine pregna di significato che è stata scelta anche per il docufilm, realizzato dal regista reggino Maurizio Marzolla, che ripercorre la storia di Pietro attraverso immagini e testimonianze.

Nella storia della Resistenza che ha unito l’Italia attorno al sogno di libertà si ascrive la storia di Marco Perpiglia, nato e morto a Roccaforte del Greco in provincia di Reggio Calabria, partigiano con il nome di battaglia “Pietro”.

Maturò fin da ragazzo il sentimento antifascista e si iscrisse giovanissimo al Partito comunista italiano, di cui divenne un appassionato ed attivo militante. Una militanza che lo avrebbe reso scomodo anche in Liguria, a La Spezia, dove nel 1936 era emigrato per lavorare come ebanista presso l’Arsenale.

Con Marco Perpiglia era emigrata anche la moglie Giuseppina Russo, operaia nello iutificio Montecatini, anche lei attivista antifascista e partigiana nella brigata “Gramsci”, che lo affiancò nel suo impegno politico-sindacale.

La vita di Pietro, il suo fervore politico si intrecciarono in un periodo storico di profondo fermento sociale, di militanze clandestine, di resistenze nelle fabbriche (Ansaldo Arsenale ed altre fabbriche dello spezzino), di persecuzioni politiche. Quindi la guerra civile in Spagna, l’internamento nel campo di concentramento francese Le Vernet, le accuse di propaganda e lesioni al suo rientro in Italia nel 1941, l’arresto, le perquisizioni e la condanna del Tribunale speciale della Spezia, il confino per cinque anni nella colonia di Ventotene, il ritorno dall’amata Giuseppina alla Spezia nel 1943, la tragedia familiare della morte del figlio e, nonostante questo inconsolabile dolore, l’impegno nella Resistenza contro l’occupazione nazifascista. Marco Perpiglia divenne uno dei promotori del Comitato di Liberazione Nazionale Provinciale e poi della brigata garibaldina unitaria Cento Croci (frazione di Varese Ligure nella provincia spezzina). Seguirono altre tensioni, scioperi, un nuovo arresto. Quindi, finalmente, la Liberazione, il rifiuto di trattamenti di favore e il ritorno a Roccaforte del Greco, nel profondo Sud Italia, con l’amata Giuseppina.

Un suggestivo panorama di Roccaforte del Greco (Reggio Calabria)

Più forte fu il richiamo della terra natia, dopo una vita in trincea, al servizio di ideali e della Patria, riconosciuta da Marco Perpiglia in ogni luogo in cui combattesse per la libertà. Una vita intensa, piena, coerente. E quando un male incurabile irruppe nella sua esistenza, condizionando l’autonomia dei suoi giorni, “Pietro”, combattivo ma consapevole dei suoi limiti, si tolse la vita. Il calendario segnava il 23 ottobre 1983. La moglie Giuseppina morirà nel 1991.

Proprio nel segno di questa storia, nell’ambito del programma di iniziative promosso dall’Anpi di Reggio Calabria, dal Comune di Reggio Calabria e dalla Città metropolitana e intitolato “Dalla Resistenza alla Costituzione. Dalla dittatura alla Democrazia”, un incontro è stato dedicato al volume di Carmelo Azzarà “La spiga di grano e il sole”, già presentato nell’agosto 2018 proprio nella piazza antistante il Municipio di Roccaforte del Greco, nel giorno in cui fu anche intitolata l’Aula del Consiglio comunale alla memoria di Giuseppina Russo. Gli interventi del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà; del sindaco di Roccaforte del Greco, Domenico Penna, del vicepresidente dell’Anpi di Reggio Calabria, Antonio Zema, e dell’autore Carmelo Azzarà sono stati arricchiti dalla proiezione di uno stralcio dell’omonimo docufilm di Maurizio Marzolla. Presente anche il sindaco di Villa San Giovanni, Giovanni Siclari, nipote di Giovanni Perpiglia, il fratello di Marco che tanto si spese per rintracciarlo quando partì volontario per combattere per la libertà in Spagna.

Anna Foti, giornalista