carlo-azeglio-ciampiAbbiamo brevemente espresso, subito dopo la notizia della morte di Carlo Azeglio Ciampi, la nostra commozione per la scomparsa di un uomo di particolare grandezza, e la nostra vicinanza ai suoi famigliari. Tuttavia Ciampi è stato un uomo di tale dimensione da meritare ben altre considerazioni.

Basterebbe qualche dato assai semplice ma chiarissimo: Ciampi fu eletto Presidente della Repubblica italiana alla prima votazione, (707 voti su 1.010) ed ebbe costantemente un elevato indice di gradimento popolare, sempre oscillante fra il 70 e l’80 per cento.

Fu uomo di pensiero, ma anche di azione. Appartenne, per un certo periodo, al Partito d’Azione, rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, si unì ad altri antifascisti per raggiungere – attraverso una lunga marcia – le truppe alleate e la Brigata Maiella; fu partigiano in Abruzzo e decorato di medaglia al valor militare.

Il distintivo da braccio della Brigata Maiella
Il distintivo da braccio della Brigata Maiella

Fu Presidente del Consiglio, Presidente della Repubblica, Senatore a vita. Come tale, si pronunciò nettamente per il No nel referendum costituzionale del 2006, su un progetto di totale stravolgimento della Costituzione, proposto dal Governo Berlusconi. Rifiutò la proposta di fare un settennato-bis, con l’argomento che “il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale, mal si addice alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato”.

Modesto ma deciso nelle sue apparizioni pubbliche e nelle sue dichiarazioni, scrisse un libro di notevole impegno civile (“Non è il paese che sognavo”) in cui esprimeva la sua delusione per i 150 anni dell’Unità d’Italia, ma senza mai rassegnarsi. Il libro esprime, infatti, valutazioni molto critiche, ma si conclude con l’invito a non arrendersi mai, ad impegnarsi per migliorare se stessi e il Paese, a contrapporre alla delusione la speranza (e l’impegno) per un futuro migliore.

cover-bandiera-bianca-a-cefaloniaVoglio ricordare anche un grande gesto di Ciampi, che il primo marzo 2001 volle recarsi a Cefalonia, per ricordare, sul posto in cui avvenne, il terribile massacro, da parte dei tedeschi, della Divisione Acqui, che non aveva voluto accettare la resa. In quell’occasione, Ciampi pronunciò un discorso importante, sottolineando che “la consapevole scelta di quei militari fu uno dei primi atti della Resistenza”. Su questa tremenda vicenda calò per molti anni il silenzio, per una “ragion di Stato” concernente il ruolo della nuova Germania. Di Cefalonia aveva parlato un bel libro, (“Bandiera bianca a Cefalonia”) che, esaurito rapidamente, non fu più ristampato. Non si celebrarono processi perché gli atti erano finiti nel tristemente famoso “Armadio della vergogna” e quindi, alla fine, ci fu un processo, molto tardivo, che si è concluso lo scorso anno (!) con la condanna di un solo militare tedesco, ad un ergastolo mai scontato, anche per la scarsa collaborazione della Germania per l’esecuzione delle sentenze emesse in Italia a riguardo di stragi naziste. Quello di Ciampi fu un gesto di coraggio, in quel clima, altamente apprezzabile proprio per la sua novità e per aver spezzato un silenzio durato troppo tempo. E fu un atto importante perché si riaprirono, quantomeno, le porte delle celebrazioni, e si ampliò la letteratura che fino ad allora non era stata certamente abbondante.

Questo era l’uomo, uno degli ultimi “grandi vecchi” di cui l’Italia ha potuto gloriarsi, per un passato ineccepibile e per il lungo consenso sempre attribuitogli dal popolo e largamente meritato.

Ciampi saluta i combattenti e i partigiani al suo arrivo a Porta San Paolo, per il 60° (8 settembre 2003) della difesa di Roma
Ciampi saluta i combattenti e i partigiani al suo arrivo a Porta San Paolo, per il 60° (8 settembre 2003) della difesa di Roma

Un ricordo, dunque, che si presterebbe ad amare considerazioni anche sul presente, in cui scarseggiano sempre di più le qualità davvero al di sopra delle parti, come furono quelle di Carlo Azeglio Ciampi.

Non fu dei “nostri”, non appartenne a Brigate garibaldine, appartenne ad un partito apprezzabile ma diverso da quello che per anni fu comune a molti di noi. Tuttavia ho saputo della sua morte con il dolore e il rimpianto per la perdita di una persona straordinaria, in cui la mitezza si univa alla fermezza ed in cui le scelte furono sempre ispirate alla più rigorosa coerenza.

Merce rara, di questi tempi; ed è questo che ce lo fa rimpiangere ancora più dolorosamente.

 

(da ANPInews 215 del 20/27 settembre 2016)