Le buone ragioni per iscriversi all’ANPI, l’associazione di partigiani e antifascisti che rende attuali gli ideali della Resistenza e della Liberazione sotto lo slogan “Facciamo il pieno di Costituzione”. È questo, in sostanza, il messaggio della giornata del tesseramento, che si svolta in tutta Italia domenica 12 febbraio, e sulla quale questo periodico tornerà nel prossimo numero.

Per l’occasione del tesseramento si è tenuta a Reggio Emilia una affollata assemblea pubblica alla quale ha partecipato il presidente nazionale dell’ANPI Carlo Smuraglia.

Il presidente provinciale Ermete Fiaccadori ha illustrato la situazione locale nella quale opera l’ANPI che ha svolto un ruolo centrale, assieme alla CGIL, nella campagna referendaria. “Ora quella esperienza è considerata conclusa – ha affermato – e l’ANPI vuole rimarcare il proprio carattere pluralistico e di autonomia dai partiti e dal governo. Il tesseramento 2016 ha segnato una riduzione del 5% degli iscritti ma ha anche evidenziato oltre 300 nuovi tesserati. La organizzazione provinciale è caratterizzata dalla presenza di 51 sezioni che vedono oltre 1.000 iscritti nelle 11 sezioni cittadine e oltre 370 iscritti nelle sezioni della montagna malgrado la continua riduzione del numero dei residenti”.

L’assemblea ha anche permesso di mettere a punto i principali temi di iniziativa che si stanno discutendo nelle riunioni in corso nelle varie zone in cui è stato suddiviso il territorio provinciale.

Si prevede, tra l’altro, di organizzare corsi di formazione politico-culturale nelle zone dopo l’iniziativa già realizzata a livello provinciale. Importanti esperienze sono in atto ed altre si stanno definendo per la presenza di ANPI nelle scuole; al riguardo è necessario che venga rinnovato il protocollo ANPI-MIUR. Sono in corso iniziative sui temi della legalità e della giustizia con un collegamento stretto con il processo “Aemilia” in corso nel tribunale cittadino contro i fenomeni mafiosi. Sono programmati incontri sulle problematiche delle nuove forme di fascismo e di neonazismo presenti non solo nel nostro paese.

Il presidente Carlo Smuraglia ha ribadito il valore del tesseramento all’ANPI che rappresenta la adesione a una associazione erede universale dei valori messi in campo dalla resistenza e sanciti nella Costituzione Repubblicana.

È importante riprendere il terreno delle iniziative pubbliche dell’ANPI per dare una dimostrazione concreta della capacità di affrontare temi tanto delicati e complessi quanto attuali; “si tratta – ha aggiunto Fiaccadori – di affrontare il merito, ove si siano manifestate, delle divergenze emerse facendo vivere la partecipazione attiva dei cittadini sia tesserati che non tesserati. Nell’ANPI siamo in presenza di un forte ricambio generazionale. La logica con la quale ci muoviamo non è quella di passare il testimone ai più giovani ma di dare continuità all’azione e di portare avanti, nell’attualità dei temi, i valori della resistenza. L’ANPI intende organizzare iniziative e avanzare proposte in particolare sui temi dell’antifascismo, visto che l’attuale legislazione e la sua applicazione risulta carente e sul tema dei confini orientali sui quali si è svolto un importante approfondimento. Nel 2017 ricorre il 70° anniversario della elaborazione della Costituzione Repubblicana e si preparano iniziative su temi centrali della sua applicazione, che è ancora carente e parziale, quali il lavoro, l’ambiente, la scuola, la sicurezza e i diritti umani”.

È stata una giornata del tesseramento un po’ diversa dalle precedenti quella che si è svolta nel territorio marchigiano, in particolare l’iniziativa promossa dall’ANPI Marche e dai Comitati provinciali di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata che aveva lo scopo creare le condizioni per un primo confronto tra le sezioni dell’ANPI delle zone maggiormente colpite dagli eventi sismici e dalle abbondanti nevicate. L’incontro si è svolto nei locali della “Società Operaia di Mutuo Soccorso” a Porto San Giorgio; hanno partecipato dirigenti ed iscritti delle sezioni ANPI della Regione con la presenza del coordinatore dell’area centro Claudio Maderloni e del Vicepresidente nazionale Alessandro Pollio Salimbeni.

Molti sono gli spunti emersi insieme ad alcuni stimoli per focalizzare il ruolo che l’ANPI può svolgere in un contesto economico e sociale fortemente compromesso dagli eventi sismici che si aggiungono ad una situazione preesistente caratterizzata da un costante e progressivo spopolamento.

Una prima occasione da sviluppare in maniera più ampia all’interno della nostra associazione a partire dalle diverse situazioni territoriali ma attenta a coglierne i legami con scelte ed orientamenti nazionali.

Tra le molteplici considerazioni emerge la gratitudine per coloro che si sono prodigati nella fase dell’emergenza e per quanti hanno fatto sentire la loro solidarietà e partecipazione; tra questi molte realtà dell’ANPI che hanno espresso la loro solidarietà e richiesto indicazioni su come concretizzarla ed alle quali è stato risposto di attendere il rientro almeno parziale di coloro che si sono dovuti allontanare per poter utilizzare gli aiuti in modo proficuo per le comunità che si ricostituiranno.

Molti interventi hanno cercato di individuare come l’ANPI può continuare ad essere un soggetto attivo in un contesto in cui i momenti di socializzazione e condivisione sono fortemente compromessi dalla dispersione delle popolazioni in numerosi luoghi della regione, presso familiari e conoscenti, in località più o meno distanti da quelle di origine, in maniera provvisoria ed in alcuni casi permanente. Una dispersione che dura da tempo e di cui è difficile sapere quando e con quali modalità potrà terminare.

Altro elemento che acquista una evidente centralità è la consapevolezza di vivere in un territorio in cui gli eventi sismici, non si sa quando, si ripresenteranno; perciò si è cominciato a ragionare sulla necessità di cogliere tutte le rilevanti implicazioni politiche in termini di prevenzione, organizzazione e partecipazione che il processo di ricostruzione dovrà assumere; tra le altre cose è anche emersa l’esigenza di riflettere sull’opportunità di impegnare l’ANPI nella formazione e costituzione di gruppi di intervento capaci di affiancarsi/integrarsi con la Protezione civile per coadiuvare gli interventi di emergenza.

È emersa inoltre l’opportunità di prevedere la possibilità di mettere a disposizione di associazioni e cittadini strutture, anche provvisorie, per ricreare condizioni di socializzazione, raccogliere il loro materiale, ospitare riunioni, conferenze, favorire la ricostituzione di legami sociali, incentivare l’incontro per iniziative collettive.

Riguardo agli aiuti si è ragionato sull’opportunità di promuovere raccolte fondi da legare a progetti specifici in accordo con i beneficiari, in particolare rivolti alle scuole e a sostegno di attività produttive legate a produzioni locali, per scongiurare il rischio di vanificare la solidarietà con interventi non appropriati o che in una situazione di emergenza diventa difficile gestire.

Lorenzo Marconi, presidente del comitato provinciale di Macerata dell’ANPI ha detto che “è emersa l’idea di un 25 Aprile Solidale anche grazie al lavoro avviato dalla Sezione di Macerata insieme ad alcune associazioni per una Festa della Liberazione che coinvolga i territori, che promuova un mercatino di prodotti provenienti dalle aree colpite per favorire gli allevatori, gli agricoltori e le attività produttive messe in ginocchio dal sisma.  È stato ribadito l’impegno per svolgere le marcie e le passeggiate che si tenevano nei luoghi, che ora sono tra quelli più colpiti; in particolare, la Marcia Caldarola – Montalto (23 Aprile ), la passeggiata al monumento del capitano Salvatore Valerio in località Valdiola (25 Aprile) mentre sono da verificare,  sia per le date che per l’effettiva fattibilità, quelle di Piobbico di Sarnano, di Macereto – Ussita e di Capolapiaggia con l’intenzione di creare l’occasione per prendere coscienza in prima persona della situazione delle zone colpite e farne un momento collettivo di conoscenza e condivisione. È stata avanzata l’esigenza di verificare lo stato dei monumenti, dei cippi, delle steli sparse sulle montagne e nei luoghi della Resistenza per garantire il ricovero e il recupero di quelle danneggiate ed evitare che vadano perse.

In sostanza è emersa l’esigenza di costruire una griglia di azioni concrete a cui dare vita che assuma come obiettivo la facilitazione e lo sviluppo di occasioni di socialità che sappia coglier e valorizzare la capacità di reazione posta in essere dalla società civile, dalle associazioni che si sono attivate e che ora pretendono di poter avere interlocutori certi ed affidabili nelle istituzioni locali oltre che a luoghi dove sia possibile organizzare e meglio strutturare il proprio impegno; realtà con le quali dobbiamo scegliere di entrare in relazione e collaborare.

Solidarietà, partecipazione, legami sociali da rinsaldare non possono essere disgiunti da considerazioni di carattere prettamente politico su come si vive e su come si praticano i valori della Costituzione in questa parte straordinariamente ampia del territorio italiano che è l’Appennino; se non teniamo ben presente questo dimensione perdiamo un aspetto essenziale di quello che è successo e verremmo meno al dovere della memoria ma anche ad un dovere di civismo e di politica militante per ciò che riguarda il presente e il futuro di chi sull’Appennino ci vive e giustamente pretende che vengano praticati e rispettati i valori costituzionali: il lavoro, la casa, la salvaguardia del territorio, la salute, la formazione.

Occorre naturalmente evitare di dare spazio alle polemiche pretestuose anche perché in questi mesi abbiamo toccato con mano la presenza dello Stato, le sue molte capacità e ramificazioni organizzative, in grado di coinvolgere ed impegnare persone che si sono prodigate e continuano a farlo generosamente e da mesi; al tempo stesso non possiamo e dobbiamo tacere di fronte ad uno Stato disattento che sembra non avere maturato la consapevolezza che l’Appennino è una questione centrale, prioritaria, che c’è un pericolo concreto che una parte del territorio nazionale subisca uno spopolamento definitivo.

È un problema politico e di valori che abbiamo il dovere di porre: occorre riaffermare con forza che l’Appennino è un luogo in cui i cittadini vogliono tornare a vivere mentre il rischio è che non ci si possa tornare, soprattutto se non si creano le condizioni, non solo strutturali (le case, come, quando, dove) ma economiche, sociali e culturali”.

E infine domenica 12 febbraio nella Galleria Principe di Napoli, si è svolta l’annuale giornata per il tesseramento. Ne parla il presidente provinciale dell’ANPI Antonio Amoretti. “Essa è stata preceduta da un intenso volantinaggio ad opera di militanti e simpatizzanti dell’ANPI, per poi sfociare in una partecipata manifestazione contro i sempre più preoccupanti rigurgiti di neo-nazifascismo.

Significativo l’intervento dello storico Prof. Francesco Soverina, componente del comitato provinciale, il quale ha anche portato il suo contributo alla verità storica della tragedia delle foibe.

Nella circostanza il Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha simbolicamente consegnato all’ ANPI di Napoli i locali, ubicati nella stessa Galleria Principe di Napoli, che saranno adibiti a Museo delle Quattro Giornate e della Resistenza in Campania, nonché a sede dell’Associazione.

La manifestazione è stata chiusa dall’intervento, calorosamente applaudito, di Luciano Guerzoni, vice Presidente Nazionale dell’ANPI”.