Dopo le elezioni. In primo piano Iglesias, leader di Podemos (da http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2014/12/podemos-iglesias-675.jpg)
Dopo le elezioni. In primo piano Iglesias, leader di Podemos (da http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2014/12/podemos-iglesias-675.jpg)

Stupisce lo stupore. Il recentissimo voto spagnolo ha semplicemente confermato una tendenza oramai evidente, e riguardante, in sostanza, l’Europa del sud al tempo dell’austerity: il superamento del bipartitismo e del bipolarismo, cioè di quello schema istituzionale per cui la partita politica e di governo si esaurisce nella dialettica fra due partiti (o due poli), uno di centrosinistra e l’altro di centrodestra. In Spagna, Portogallo, Francia, Grecia. E Italia.

Grecia: militanti neonazisti di Alba Dorata (da http://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2014/06/Alba-Dorata.jpg)
Grecia: militanti neonazisti di Alba Dorata (da http://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2014/06/Alba-Dorata.jpg)

In Spagna il Partido Popular è primo con quasi il 29% dei consensi, il Psoe al 22%, Podemos oltre il 20%. Ciudadanos al 14%. In Portogallo alle elezioni del 2015 il partito conservatore ha ottenuto il 36.8%, il Partito Socialista il 32.3%, il Bloco de Esquerda il 10.2% e l’alleanza Comunisti e Verdi l’8.2%. In conseguenza di quel voto oggi governa il Partito Socialista assieme a tutte le forze di sinistra. In Francia il “terzo incomodo”, come si sa, è il Fronte Nazionale di Marina le Pen. Il risultato dei ballottaggi ha ridimensionato il pericolo, ma non ha affatto eliminato il problema. In Grecia è al governo Syriza, dopo le ultime elezioni in cui ha avuto il 35% dei voti, mentre i conservatori di Nea Dimokratia hanno conseguito il 28%, Alba Dorata – la formazione neonazista – un inquietante 7%, i socialisti del Pasok sono ridotti al 6.4% dei consensi. E in Italia? Si sa che oramai c’è una situazione “tripolare”: una destra, sia pur sfilacciata e contraddittoria, con Berlusconi e Salvini; il partito al governo – il Pd – alleato con Alfano; la formazione politica di Grillo. Più o meno in tutti questi Paesi il fenomeno dell’astensione è oramai diffusissimo e spesso in crescita. 

Il manifesto originale del 1917 dello “zio Sam”, personificazione degli Stati Uniti (da https://it.wikipedia.org/wiki/Zio_Sam#/media/File:Unclesamwantyou.jpg)
Il manifesto originale del 1917 dello “zio Sam”, personificazione degli Stati Uniti (da https://it.wikipedia.org/wiki/Zio_Sam#/media/File:Unclesamwantyou.jpg)

Per questo stupisce lo stupore davanti all’esito del voto spagnolo. Lo schema “americano” – democratici e repubblicani –, o “inglese” – laburisti e conservatori –, dove comunque alle ultime elezioni si è registrato il grande successo della formazione indipendentista scozzese Scottish National Party, non funziona più, piegato dai colpi di una politica economica che ha palesemente peggiorato le condizioni di vita e di lavoro della grande parte dei cittadini europei, in particolare dei Paesi mediterranei.

riassunto storia europa unitaDunque l’Unione Europea ha davanti un gigantesco problema, la cui soluzione (o meno) deciderà del suo stesso destino: se attardarsi in una politica di austerità, in una non-politica verso il fenomeno migratorio, in una modalità di decisioni che nel merito e nel metodo non restituiscono alla democrazia il dovuto primato, oppure se cambiare radicalmente registro. Sta di fatto che già oggi in questa UE ci sono (perlomeno) due Paesi – Polonia e Ungheria – in preda ad una pesantissima deriva autoritaria.

Da tempo nel continente e nella penisola è diffusa una generale sfiducia e un’oscura paura del futuro e spesso dell’altro. Non ci si sente rappresentati.

Italia: gli scandali – ultima, la vicenda delle banche – fanno lievitare uno stato d’animo di insofferenza e di “ribellione passiva”. I ritardi – vedi il paradigmatico percorso dell’elezione dei tre membri della Corte Costituzionale – gettano benzina sul fuoco.

Ci si aspetterebbe una riforma che rilanci la rappresentanza, stimoli la partecipazione, dia fiato all’economia a partire dalle politiche industriali e della difesa e sviluppo del lavoro, ricostruisca il rapporto di fiducia fra cittadini e istituzioni. Insomma, una rivoluzione copernicana nella politica.

Ciò che invece prevale è l’enfasi sulla governabilità, come se nell’ultimo ventennio il sistema essenzialmente bipolare avesse dato risultati positivi. Come se il “partito forte” o “l’uomo forte” al governo avesse risolto il problema. Tant’è che un autorevole rappresentante del partito al governo ha recentemente affermato, a soluzione d’ogni problema: “Il combinato disposto fra riforma costituzionale e legge elettorale con il ballottaggio garantisce che un partito abbia la maggioranza assoluta dei voti e anche dei seggi. Consente una risposta efficace contro il blocco della governabilità”. Si tratta di un punto di vista che rappresenta esattamente il pericolo da tempo denunciato dall’ANPI nazionale, da tanti costituzionalisti, da tante associazioni democratiche. Un rafforzamento così forzato e così manifestamente conclamato del potere esecutivo, un’enfasi sulla governabilità così poco comprensibile a fronte della crisi di rappresentanza e di fiducia che sferza l’Italia, creerà ragionevolmente ulteriore scetticismo e lontananza dalla politica e dalle istituzioni.

C’è una soluzione: tornare al più presto allo spirito della Costituzione. Per riflettere con pacatezza e ponderazione non è mai troppo tardi. Non basta – non è mai bastato – vivere alla giornata.