inquinamento-roma-blocco-trafficoTutte le favole cominciano con “C’era una volta.” Anche quella della protezione dei nostri polmoni comincia con il consueto adagio.

C’era una volta una Risoluzione della Commissione ambiente del Parlamento Europeo… Nel sistema della democrazia della UE, la Commissione Europea ha il “monopolio legislativo”, ovvero è l’unica a poter proporre un testo di legge, che è preparato dai funzionari delle varie Direzioni Generali, un po’ come i ministeri nazionali, dopo lunghe discussioni con i comitati di esperti. Il risultato di queste discussioni diventa la “Proposta della Commissione”, che è inviata al Parlamento Europeo ed assegnata ad una Commissione parlamentare per un parere. L’opinione della Commissione parlamentare – votata all’interno della stessa – viene poi sottoposta al voto dell’Aula, cioè dei 751 deputati eletti a suffragio universale diretto nei 28 Stati membri dell’Unione europea. Mentre le Commissioni si riuniscono e lavorano a Bruxelles, la “Plenaria”, la riunione che dura 5 giorni al mese, si tiene a Strasburgo. I Gruppi parlamentari, composti dalle delegazioni nazionali dei vari partiti, prendono posizione e votano le varie risoluzioni delle Commissioni.

 

Il Parlamento Europeo (da http://www.territorioeuropa.org/joomla/images/Parlamento.jpg)
Il Parlamento Europeo (da http://www.territorioeuropa.org/joomla/images/Parlamento.jpg)

Il Parlamento non ha iniziativa legislativa, non può decidere di legiferare su una materia senza la proposta dei Commissari, ma ha il potere di emendare, accettare o respingere il testo dell’Esecutivo.

Ed eccoci allora alla proposta della Commissione UE esaminata dai deputati della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo. Dopo aver attentamente letto il testo preparato dai funzionari dell’Esecutivo sulle emissioni degli autoveicoli, i parlamentari suggeriscono all’Assemblea Plenaria di rinviare al mittente il documento. La Commissione ambiente non accetta i nuovi limiti di emissioni inquinanti delle auto, non vuole che i prossimi veicoli possano continuare ad emettere ossidi d’azoto, i famigerati NOx, in quantità industriale.

Una nota casa automobilistica tedesca, non dimentichiamolo, è attualmente sotto accusa per aver manipolato il software delle centraline di controllo montate su circa 11 milioni di vetture diesel, introducendo nell’atmosfera, secondo le prime informazioni, la bazzecola di un milione di tonnellate di gas tossici in più di quanto dichiarato.

La proposta della Commissione europea, invece di introdurre regole più restrittive – magari ricordandosi cosa era stato detto e firmato qualche giorno prima a Parigi nell’accordo sul clima – vuole autorizzare un aumento temporaneo dei limiti, giustificandolo con la necessità di considerare i dubbi tecnici relativi all’uso dei nuovi dispositivi portatili di misurazione delle emissioni. In soldoni, il ragionamento dei funzionari e degli esperti è il seguente: è vero, dovremmo ridurre i gas nocivi; è vero, c’è chi ha barato; è vero, nel 2007 avevamo già detto ai produttori che dovevano inventarsi qualcosa per rispondere alla necessità di proteggere i polmoni già provati degli europei. Ma ora abbiamo dei “dubbi tecnici”. Non siamo sicuri che gli strumenti per misurare le emissioni di NOx siano realmente in grado di farlo.

L’antica compilazione di testi di giuristi romani realizzata su incarico dell'imperatore Giustiniano I e promulgata nel 533 col nome di “Digesto” o “Pandette” (da http://www.festivaldelmedioevo.it/portal/wp-content/uploads/2015/12/Digestum-pandette-fiorentine-e1450217881283.jpg)
L’antica compilazione di testi di giuristi romani realizzata su incarico dell’imperatore Giustiniano I e promulgata nel 533 col nome di “Digesto” o “Pandette” (da http://www.festivaldelmedioevo.it/portal/wp-content/uploads/2015/12/Digestum-pandette-fiorentine-e1450217881283.jpg)

“In dubio pro reo”, recita un antico brocardo del Digesto giustinianeo e quindi piuttosto che sbagliarci nell’attestare che un veicolo è pulito è meglio aumentare la tolleranza, tanto stiamo già sorpassando i limiti accettabili e quindi particella deleteria più, particella meno che importa?

È un ragionamento che i deputati della Commissione ambiente non possono accettare. Il gruppo dei Popolari europei, in cui siedono NCD, Forza Italia, la CDU tedesca, il partito popolare spagnolo, i repubblicani francesi e vari partiti cristiano democratici europei, si spacca. Tradizionalmente vicini alle sollecitazioni degli industriali, i Popolari sembran avere un sussulto d’orgoglio, paiono – almeno per una parte – ricordarsi degli impegni assunti alla COP 21, appaiono poco convinti che la soluzione al problema di abbattere le emissioni di NOx delle automobili – che al momento sono dal 400 al 500% oltre i limiti ufficiali – si possa cercare in un ulteriore aumento dei limiti.

E quindi votano con la maggioranza, con i Socialisti ed i Verdi, contro la proposta della Commissione europea. C’era una volta una deliberazione della Commissione ambiente che proponeva al Parlamento di bocciare il testo preparato, evidentemente, con lo zampino dei costruttori automobilistici.

Il diavolo, si sa, è abile costruttore di pentole ma pare abbia qualche debolezza nel rifinire i coperchi. E le casseruole così ben confezionate a Bruxelles si scoperchiano una volta arrivati a Strasburgo. Inaccettabile la spaccatura all’interno del PPE. Occorre ricompattarsi. Ovviamente non necessariamente nel senso voluto dai nostri polmoni, ma in quello più consono ai derelitti esponenti dell’industria degli autoveicoli, che hanno bisogno di più tempo.

Un funzionario della Commissione Ambiente, di cui non citeremo il nome per non rendergli la vita impossibile, si lascia sfuggire una confidenza: “è chiaro che se negli ultimi 8 anni hanno concentrato i loro sforzi di ricerca sui software che falsavano i risultati dei test non hanno certo avuto tempo di pensare come produrre motori meno inquinanti, bisogna lasciare loro più tempo …”.

E così, al momento del voto in Plenaria, la proposta di risoluzione della Commissione ambiente è stata respinta con 323 voti contrari, 317 in favore e 61 astensioni.

Il Presidente della Commissione ambiente del Parlamento, il catanese Giovanni La Via (PPE, Nuovo Centrodestra-Unione di Centro), non pare stracciarsi le vesti: “Una trattativa intensa ha avuto luogo con i governi e la Commissione europea, dopo che la commissione ambiente ha sostenuto l’obiezione, alla quale poi la Commissione europea ha effettivamente dato seguito”. Capolavoro di semantica degno dell’era dorotea, che continua con: “Ora abbiamo impegni chiari presi dalla Commissione europea: una clausola di revisione, con un calendario preciso, al fine di abbattere i valori massimi di emissione ai livelli che sono stati concordati dai co-legislatori e, nel lungo termine, una proposta di riforma del regime di omologazione UE per le auto, così come richiesto dal Parlamento”.

L’On. La Via, che si è recentemente distinto nel chiedere alla Commissione europea un impegno “per superare le condizioni di insularità” delle isole (intervento a Strasburgo del 4 febbraio 2016) ha accolto con favore quella che ha definito “la decisione responsabile della Plenaria”, che permetterà di evitare incertezze, perché “avremo una migliore qualità dell’aria per i nostri cittadini senza perdere posti di lavoro”.

Di parere ovviamente contrario i Socialisti ed i Verdi, che definiscono il voto del Parlamento “una vera e propria sanatoria nei confronti del dieselgate, un grosso favore alla Merkel”. 

Una delle prime automobili di serie con motorizzazione diesel, la Mercedes-Benz 260 D, presentata nel 1936 (da http://blog.kijiji.it/wp-content/uploads/2014/04/merc770.jpg)
Una delle prime automobili di serie con motorizzazione diesel, la Mercedes-Benz 260 D, presentata nel 1936 (da http://blog.kijiji.it/wp-content/uploads/2014/04/merc770.jpg)

Il grande inganno si è consumato così, i limiti per il biossido di azoto fissati nel 2007 sono praticamente raddoppiati, con la scusa dell’impossibilità di avere misurazioni attendibili. È una soluzione che ricorda le tipiche furberie italiche; se non si riescono a rispettare le norme basta modificarle, come si è fatto qualche anno fa per le contaminazioni di metalli pesanti nelle aree militari. È bastato equipararle a zone industriali per aumentare le soglie di tolleranza ed evitare che il ministero della Difesa dovesse procedere a costose bonifiche; poco importa se, in realtà, non si parla di fabbricati ma di coste, boschi e zone di macchia mediterranea (come Capo Teulada in Sardegna o Monte Romano nel Lazio).

Resta la tristezza di ogni favola che finisce male, quella sottile delusione che ci prende quando il “c’era una volta” iniziale lasciava sperare in un “e vissero felici e contenti” finale, che si trasforma in un brutale “mettetevi la mascherina e tenete i bimbi lontani dagli scarichi delle auto”.

Rimane anche il dubbio, non tecnico ma politico, sulla decisione finale: manovra di partito, che ha sacrificato la salute del cittadino europeo per il bisogno di non mostrarsi divisi, o reale convincimento della necessità di proteggere un’industria che certo non brilla per spirito ambientale?

Filippo Giuffrida, giornalista, Presidente ANPI Belgio, membro del Comitato Esecutivo della FIR in rappresentanza dell’ANPI