Via Santa Maria a Camerino dopo il terremoto (da https://immagini.quotidiano.net/?url=http://p1014p.quotidiano.net:80/ polopoly_fs/1.2650236.1478209736!/httpImage/ image.JPG_gen/derivatives/gallery_800/image.JPG& amp;h=495&pos=top&w=626&mode=clip)

La sezione Anpi di Camerino aveva una lunga e imponente storia. Fu fondata nel 1945 dai partigiani che avevano combattuto sulle montagne circostanti ed è sempre stata una delle più vivaci e dinamiche della provincia di Macerata. A poco più di 30 chilometri di distanza, c’era la sezione di Visso che riuniva anche gli iscritti di Castelsantangelo sul Nera e Ussita, tutti comuni in provincia di Macerata. Intitolata a Piero Capuzi, catturato, torturato e ucciso dai nazifascisti nel ’44, medaglia d’oro al valor militare alla memoria, era un punto di riferimento della società civile nei piccoli comuni all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Ma dopo il violento sisma dell’autunno 2016, con epicentro proprio in quei territori, tutto si è fermato. E oltre un anno dopo, la ricostruzione è al palo.

Scrivono dalle Anpi maceratesi: “Persone semplici, in gran parte anziane, lavoratori, artigiani, studenti, agricoltori, commercianti, operatori turistici hanno visto crollare nel giro in un minuto il frutto di una vita di lavoro e di sacrifici. Molte abitazioni sono tuttora inutilizzabili; tutte le attività commerciali si sono bloccate; i laboratori artigianali, già famosi per la qualità dei loro prodotti, sono diventati inaccessibili, gli allevatori hanno dovuto lasciare all’aperto i loro animali in inverno”.

Da http://www.comune.ussita.mc.it/servizioalcittadino /images/monumento.capuzi/4.jpg

Finora l’Associazione è stata in prima linea accanto ai disagiati e alle istituzioni, offrendo energie, sostegno e aiuti per andare avanti. Ma oltre alla distruzione il terremoto ha portato disgregazione e divisione di intere comunità, senza più luoghi dove riunirsi. E l’Anpi non può restare a guardare. Spiegano da Camerino: “Dopo le scosse del 26 e 31 ottobre 2016, l’intero centro storico stato inserito nella ‘zona rossa’, chiusa a ogni tipo di accesso e transito, sia ai veicoli sia ai pedoni, e costantemente sorvegliata da militari dell’esercito”.

Purtroppo la parte di città ‘interdetta’ era il fulcro di ogni attività sociale e aggregativa oltreché produttiva e commerciale. Anche la sede della locale sezione dell’Associazione, che conservava prezioso materiale storico e documentale, si trovava in un palazzo che il terremoto ha gravemente danneggiato, redendolo inaccessibile. “Questa situazione – continuano da Camerino – non solo esiste ancora a distanza di 13 mesi, ma sembrerebbe destinata a durare molto a lungo perché la ricostruzione del centro storico, dopo piccole varianti del piano di riedificazione, di recente è stata addirittura messa in discussione.” Dunque: “Per le lungaggini burocratiche innescatesi, fare previsioni sul futuro è quasi impossibile, e l’ipotesi ottimistica è di poter disporre di nuovo della nostra sede non prima di cinque anni”.

Un’impressionante immagine di Visso (da http://i2.res.24o.it/images2010/Editrice/ ILSOLE24ORE/ILSOLE24ORE/2016/12/12/Politica% 20e%20societa/ImmaginiWeb/Ritagli/ 8bde6fa823a33b5847ae5ceb0a709abc-0010- k50D–835×437@IlSole24Ore-Web.jpg)

Anche dall’Anpi di Visso arriva un grido d’allarme: “Un altro inverno è alle porte; e altri inverni verranno con le donne e gli uomini fuori dalle abitazioni, dispersi nel territorio, privati di ogni senso di appartenenza e ridotti a spettatori passivi di scelte fatte lontano da loro, senza condivisione e senza partecipazione”. Eppure la disperazione non ha vinto: “Molte persone, sia pure con le lacrime agli occhi, da subito si sono chieste da dove ripartire, si sono rimboccate le maniche, hanno cominciato a raccogliere i pezzi della loro vita e a rimetterli insieme”. E le sedi Anpi, ora sbarrate, rappresentavano da sempre un luogo per condividere difficoltà ed essere protagonisti delle scelte del territorio.

Che fare però in concreto? Locali da affittare non ci sono, molti soldi neppure. E allora l’idea delle due sezioni è stata quella lanciare insieme una sottoscrizione per acquistare due prefabbricati da destinare a sedi provvisorie all’interno delle aree che le Amministrazioni locali hanno predisposto per ospitare gli insediamenti temporanei.

L’iniziativa è partita, non a caso, il 28 ottobre per “L’antifascismo in marcia”. La proposta, illustrata nei dettagli con un volantino distribuito alla cittadinanza, è rivolta agli iscritti e ai dirigenti Anpi di tutto il Paese oltreché alle persone che hanno a cuore il futuro dell’Associazione e della partecipazione democratica. Si intende infatti mettere le sedi a disposizione di chi volesse avviare iniziative socioculturali, purché non in contrasto con i principi statutari del sodalizio partigiano. Precisano le Anpi di Camerino, Visso, Castelsantangelo sul Nera e Ussita: “Il prefabbricato necessario avrà dimensioni abbastanza ridotte (larghezza 2,5 metri, lunghezza 6,00 metri e altezza 2,5 metri), cioè quelle dei moduli già utilizzati per ospitare attività simili. Il costo di uno di questi moduli è di circa 6.000,00 euro, ma c’è anche la possibilità di trovarli di seconda mano risparmiando un buon 40%.

Le somme raccolte potranno essere versate sul conto corrente n. 02 55017, intestato all’ANPI Camerino aperto presso la Banca dei Sibillini agenzia di Camerino, il cui codice IBAN è IT 22 H 08456 68830 000020154803. La causale da indicare sul versamento è: “Contributo per sede provvisoria”.

Ricostruire dalle macerie fa parte della storia dell’Anpi e dell’Italia migliore. Concludono le due sezioni: “Ovviamente saremo fin da subito molto grati a tutti coloro che decideranno di aiutarci. Consapevoli di non poter mai ripagare la solidarietà che ci vorrete dimostrare. Una cosa però la facciamo col cuore: quando l’emergenza sarà passata, vi invitiamo a venire nei nostri paesi per condividere la memoria, la bellezza di questi luoghi e la serenità che sapremo riconquistarci insieme a voi”.