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L’ANPI ha sempre ritenuto, e ritiene, che il lavoro costituisca, ancora prima del riconoscimento contenuto nell’art. 1 della Costituzione, l’elemento fondamentale della persona, quello che ne consente lo sviluppo, che attribuisce al soggetto la dignità, rappresentando – dunque – un valore di enorme rilievo. Ciò richiede, prima ancora che protezione e garanzia, valorizzazione e possibilità di realizzazione.

Ogni provvedimento legislativo che riguardi, dunque, il lavoro, è considerato e valutato con estrema attenzione dall’ANPI, che – in questo senso – ha sempre espresso solidarietà ed appoggio ad ogni iniziativa che si richiamasse al valore del lavoro, a maggior ragione nel tempo di crisi, di pesante disoccupazione e di precariato dilagante che il Paese sta attraversando.

In questo spirito, si è seguita – con positiva attenzione – l’iniziativa della CGIL, sulla “Carta dei diritti” e sulla trasformazione di questa in progetto di legge di iniziativa popolare, dando vita così ad una valutazione di massima positiva, senza necessità di entrare nel merito delle singole disposizioni sulle quali sarà il dibattito parlamentare (che si auspica a breve) a dire la parola conclusiva.

Non si ignora che, attualmente, vi sono due richieste di sottoposizione a referendum abrogativo di altrettante specifiche disposizioni di legge ordinaria.

L’ANPI apprezza l’iniziativa della CGIL e la ritiene rispondente all’esigenza di garantire una tutela efficace contro ogni forma di sfruttamento, così come contro ogni tipo di eliminazione o di riduzione di garanzie, a riguardo di lavori non corrispondenti al modello tipico del lavoro subordinato. In pari tempo condivide l’esigenza non solo di una piena tutela della sicurezza del lavoro, ma anche di una efficace prevenzione e di una coerente disciplina delle responsabilità.

Peraltro, alla doverosa e positiva attenzione alle ragioni di fondo dei due quesiti, ritenuti ammissibili dalla Corte costituzionale, è prematuro, in questa fase, aggiungere una partecipazione intensa e concreta.

refCGILIn effetti, non è stata ancora fissata la data della consultazione referendaria; risultano in atto discussioni in sede politica, circa la possibilità di procedere, in tempi brevi, ad elezioni politiche, che costringerebbero – per legge – a differire ad altro anno la consultazione referendaria; risulta, infine, che sono in corso trattative in sede parlamentare, per venire incontro alle esigenze prospettate dai promotori del referendum, quanto meno su uno dei due quesiti ritenuti ammissibili dalla Corte Costituzionale (quello sui voucher).

Il Comitato nazionale si è dunque riservato di riprendere l’esame della questione quando il quadro politico generale si sarà definito meglio e si potrà comprendere se, come e quando, potrà svolgersi la consultazione referendaria, tenendo peraltro conto che si tratta di un referendum su parti di una legge ordinaria; il che impone una maggiore elasticità dei comportamenti, al di là della presa di posizione di fondo che è delineata nella prima parte di questo documento e la cui validità è del tutto estranea alle contingenze.