Questa volta sono versi. “Cammin capendo” vuole augurare buone feste ai lettori offrendo un sogno. Sono tre poesie che raccontano un amore partigiano, un esserci fino in fondo, fare il “ci sarò sempre” non pronunciarlo solamente. Ecco, nella speranza sempre viva, che possa accadere a tutti. Magari proprio a Natale…

 

Lui e G,

un canto

improvviso,

il ritorno

del tempo

nello strazio

degli occhi

La fine

di passi

perduti

il passare

di sole

sul

crollo

del cielo

Lui e G

stagione di mani

al suono del sogno

Lo liberiamo

l’«osceno» pensare

questo sfinito

grano

di pace

Lui e G.

finirono insieme

una notte

di marzo

nel

mirino

accecato

degli ingordi

di morte

Lui e Lei

il verso

del vento

nei

giorni

ingannati

 

_____________________________________

Ti amo

delle

tue rose

di idee

posate

su ogni

dirci,

dei tuoi

malumori

per il tempo

girato da sé

che appena

ti sentiva

Ti amo

delle corse

a crederti

viva

ché morire

è un canto

idiota,

ti amo

del cantare

di mare,

della forza

di vecchi

profumi

Amore mio,

del mondo

sei

accanto

a questo

guardare

ogni

volta

ogni

finire

un verso

ogni

perso

che non

ti ha visto

_________________________________________

Chiamami bene

chiamami sogno,

per tutte le volte

che ti vorrai

come ti scrivi,

per tutto il tempo

che hai stretto

solo fughe,

per le gemme

di mare

inventate

dopo un pianto,

per le storie

sfinite

di un amore

Per la vita

che cantavi

quando

all’ora

della notte

eri sola

a dire,

eri solo

luna