imagebandeausuperieurLe recenti iniziative di Trump contro l’immigrazione negli Stati Uniti stanno provocando valanghe di proteste. Nei giorni scorsi, il decreto presidenziale aveva già avuto la ferma opposizione dei sindaci delle città statunitensi che si sono dichiarati indisponibili a collaborare nelle espulsioni (e che si sono visti per questo tagliare i contributi federali), di circa 100 diplomatici americani (che si sono visti minacciare il licenziamento), delle Conferenze Episcopali di diverse nazioni, del capo della commissione Onu per la tutela dei diritti dell’uomo, Zeid bin Ra’ad Zeid al-Hussein che ha bollato il provvedimento come “illegale e meschino”, del Ministro degli Esteri francese e di diversi altri governi e della stessa Premier inglese Theresa May, la quale, pur confermando la visita di Trump in Gran Bretagna che una petizione con un milione di firme le aveva chiesto di cancellare, con fair play britannico si è dichiarata “non d’accordo” con il decreto sui rifugiati.

Sono ora gli scienziati, a partire da quelli statunitensi, ad esprimere la loro totale disapprovazione per il decreto di Trump, dopo che questo ha impedito l’ingresso negli USA a 192 ricercatori di religione islamica.

Una petizione contro l’«Immigration Ban» ha raccolto finora circa 18.000 firme di accademici, prevalentemente statunitensi (quasi 15.000), tra i quali 50 Premi Nobel ed 82 vincitori di altri prestigiosi riconoscimenti accademici, come la Medaglia Fields (l’equivalente del Nobel per i matematici) o il Premio Pulitzer. Questa petizione sottolinea come il decreto presidenziale sia discriminatorio, lesivo degli interessi degli Stati Uniti e degli interessi della comunità scientifica, inumano, inefficace e “non americano”.

soc. astronomiaAnche gli astronomi protestano, prima tramite la loro principale organizzazione internazionale, l’International Astronomical Union (IAU), poi con una dichiarazione della Royal Astronomical Society inglese.

Vale la pena di leggere integralmente la dichiarazione diffusa dall’IAU, che mette bene in evidenza gli aspetti di estrema pericolosità per lo sviluppo e la libertà della ricerca scientifica e per la stessa pace del decreto di Trump:

 

“L’International Astronomical Union (IAU) è profondamente preoccupata per l’impatto che potrebbero avere il recente ordine esecutivo degli Stati Uniti e le possibili reazioni ad esso di altri Paesi sulla collaborazione internazionale in astronomia e sulla mobilità dei ricercatori. La missione della IAU è quella di promuovere e salvaguardare l’astronomia in tutti i suoi aspetti attraverso la cooperazione internazionale. L’organizzazione conta attualmente tra i suoi membri nazionali 79 Paesi e comprende membri provenienti da altri 19 paesi. Gli Stati Uniti sono il Paese con il maggior numero di membri IAU, con 2836 astronomi professionisti. Altri 47 membri provengono dai sette Paesi colpiti dal recente ordine esecutivo (Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen). La IAU ritiene che restrizioni alla mobilità, simili a quelle recentemente incluse nell’ordine esecutivo degli Stati Uniti, imposte da qualsiasi Paese siano in contrasto con la sua missione, che si ispira ai principi del Consiglio Internazionale per la Scienza (ICSU) sulla “Libertà nella Scienza”. Tali restrizioni possono avere un impatto diretto sulle comunità astronomiche dei Paesi da entrambi i lati del divieto, nonché sull’astronomia nel suo complesso. Nel 2015, la IAU ha tenuto la sua Assemblea Generale a Honolulu (Hawaii, Stati Uniti d’America), che ha ospitato più di 3000 astronomi provenienti da 74 Paesi di tutto il mondo, tra cui alcuni dei sette Paesi interessati dall’ordine esecutivo degli Stati Uniti. L’incontro ha portato un beneficio economico allo Stato stimato in circa 10-20 milioni di dollari. La IAU sollecita il Governo degli Stati Uniti a sviluppare nuove misure di screening che tengano conto della assoluta necessità di mobilità degli scienziati per il bene degli Stati Uniti, del resto del mondo e della scienza stessa. La IAU si oppone con fermezza a qualsiasi discriminazione basata su fattori quali l’origine etnica, la religione, la cittadinanza, la lingua e le opinioni sulla politica o altre opinioni e si aspetta quindi che il Governo degli Stati Uniti non discrimini sulla base della religione. La IAU si augura che tali azioni da parte di un Paese non inneschino una reazione a catena in altri Paesi in tutto il mondo, che potrebbero danneggiare gravemente l’astronomia, e incoraggia tutti a valorizzare la cooperazione, la tolleranza e la pace. Il Segretario Generale dell’IAU Piero Benvenuti ha espresso le preoccupazioni di molti nella comunità astronomica internazionale, dichiarando: «La IAU si augura che qualsiasi nuova o esistente limitazione alla libera circolazione dei cittadini del mondo, ritenuta necessaria per motivi di sicurezza, tenga in considerazione la necessaria mobilità degli astronomi, così come i diritti umani in generale. Vogliamo continuare a organizzare incontri scientifici negli Stati Uniti d’America così come in qualsiasi altra parte del mondo. Il progresso scientifico avvantaggia tutto il genere umano e gli incontri di discussione dovrebbero includere ricercatori provenienti da tutti i Paesi”.

 

no-ban-no-wall-foto-flickr-doug-turetsky-CC-BY-NC-ND-2.0A parte ovvie considerazioni contro la discriminazione etnica e religiosa, vietata dalla Carta dei Diritti dell’Uomo dell’ONU, che sono comuni a tutti coloro che si sono opposti al decreto, quello che la comunità scientifica dice tra le righe a Trump è che il provvedimento è masochistico, perché il sistema accademico USA non è in grado di produrre una quantità di ricercatori altamente qualificati sufficiente alle esigenze nazionali, sicché il costante flusso di scienziati stranieri in ingresso negli Stati Uniti, tra i quali non pochi islamici, non solo non ruba il lavoro agli americani, ma è indispensabile ad un’economia prevalentemente basata sull’innovazione.

Per ora, Trump respinge ogni critica, va avanti con la sua posizione politica isolazionista ed oltranzista (per usare un eufemismo) e sembra non pensare cosa sarebbe potuto accadere se gli USA avessero respinto anche Einstein, Fermi e tanti altri scienziati profughi dai regimi nazifascisti, come fecero per i profughi ebrei del transatlantico St. Louis. Tuttavia, la protesta non accenna a diminuire e già in molte reti scientifiche gira la proposta di boicottare ogni convegno negli Stati Uniti e di non pubblicare più articoli su riviste americane.

 Vito Francesco Polcaro, scienziato dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia spaziale (Istituto Nazionale di Astrofisica), e membro del Centro per l’astronomia e l’eredità culturale dell’Università di Ferrara

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