Vincenzo Grimaldi, il Comandante partigiano “Bellini”

Nell’Italia di oggi assistiamo, con grande rammarico, a una totale caduta di valori, o meglio, all’insorgere di una narcotica indifferenza nei riguardi di ogni valore, specialmente umanistico e civile. È perciò con grande piacere che accogliamo il libro di Vincenzo Grimaldi, “Pagine di storia partigiana. Il Comandante Bellini incontra gli studenti dell’Università degli Studi di Cassino” (Cassino, Quaderni dell’Istituto per le Ricerche Sociali “Antonio Labriola”, 2016, a cura di Francesco De Napoli).

L’agile volume è diviso in tre parti: la prima consiste in un’accurata presentazione di Francesco De Napoli; la seconda riporta il testo della conferenza tenuta da Grimaldi nel maggio del 2011 nell’Ateneo Cassinate; la terza – in appendice – è un dossier dedicato a Nicandro Ernesto Conte, che raccoglie lettere e articoli di giornali non soltanto locali.

Il curatore parla di un tempo “dilaniato dall’odio e sul quale incombono furiosi e mai sopiti fanatismi politici, religiosi e xenofobi”. L’educazione civica, assente nelle famiglie, sembra sia stata boicottata anche nelle scuole, dove dovrebbe essere la materia principe, guida per tutte le altre, mentre è “divenuta oggi – scrive De Napoli nella presentazione – una bistrattata cenerentola”. Date queste premesse, non c’è da meravigliarsi se accadono episodi di antisemitismo, razzismo, revisionismo, frutto di una disarmante ignoranza storica e di una allarmante, spaventosa superficialità, specie nei giovani. Francesco De Napoli, nello stendere la presentazione, ha pensato ai giovani, tant’è che inizia citando lo storico discorso di Piero Calamandrei sulla Costituzione, rivolto proprio alle nuove generazioni.

Ad esse si rivolse costantemente, per l’intera esistenza, Vincenzo Grimaldi: “Facciamo affidamento sull’aiuto di voi giovani”. È una testimonianza infaticabile quella profusa da Vincenzo Grimaldi, alias Comandante Bellini, venuto a mancare nel dicembre 2016, nella rievocazione delle lotte per la libertà condotte con grande sacrificio dai partigiani durante la Resistenza.

Grimaldi era nato a Caltagirone, in provincia di Catania, nel 1922. Si è distinto per un encomiabile contributo alla lotta partigiana in Piemonte. Ha raccolto le sue memorie nel volume “Tutti pazzi o tutti eroi”, edito nel 2008 e presentato al Salone Internazionale del libro di Torino. Lascia inoltre un’imponente mole di documentazione destinata a Istituti storici, biblioteche, scuole e sedi Anpi. Ha profuso il suo impegno nell’incontrare i giovani nelle scuole per testimoniare la sua fede nella libertà.

Personaggio dotato di grande sensibilità e cultura, Grimaldi cita tra gli altri Nuto Revelli – ufficiale degli Alpini e Comandante della brigata “Giustizia e Libertà” nel cuneese, due medaglie d’argento al valor militare – che dedicò “tutta la vita a scrivere libri per testimoniare la verità storica e trasmettere ai giovani i valori umani della Resistenza”, da alcuni considerata alla stregua di una guerra civile o peggio. La lotta per la libertà, in realtà, fu attuata in tutti i Paesi d’Europa soggetti a dittature o invasi dagli eserciti nazifascisti; può, perciò, definirsi come una grande insurrezione democratica. A pensarci bene, l’Unione Europea dovrebbe essere costruita innestandola sui fondamentali ideali antifascisti che tanti sacrifici sono costati.

Il martire partigiano Nicandro Ernesto Conte (“Tacito”)

Un sacrificio ignobilmente dimenticato è stato quello di Nicandro Ernesto Conte, nato a S. Pietro Infine (CE) il 26 settembre 1915 e caduto a Biatoné di Paesana (CN) il 2 aprile 1944. La famiglia Conte, durante il ventennio fascista, si stabilì a Cassino (FR). Nicandro Ernesto fu Tenente in S.P.E. della Guardia alla Frontiera. Catturato dai nazisti in Val Varaita nel marzo 1944, fu condotto a Paesana con altri nove prigionieri che furono subito fucilati. Il partigiano cassinate, invece, fu torturato, legato a una corda e costretto a tuffarsi nelle acque gelide del Bacino Biatonè, in Val di Po, per recuperare le trote uccise con bombe a mano dai tedeschi. Fu poi fucilato e abbandonato sul posto.

Diverso destino dovette affrontare il fratello, Giovanni Conte, che si arruolò nelle squadre fasciste andando a combattere in Spagna, a favore del dittatore Francisco Franco, e lì cadde nel settembre 1937. Giovanni fu decorato con medaglia d’oro al valor militare sia da Franco in Spagna sia da Mussolini in Italia. Nel Cassinate gli è stata addirittura intitolata una scuola media.

Al contrario, il partigiano Nicandro Ernesto, che tanto si era prodigato in favore della democrazia, è stato erroneamente incluso fra le vittime civili di guerra nel Monumento ai Caduti di Cassino. Qualsiasi richiesta di modifica dello statu quo e di riabilitazione del generoso partigiano è caduta nel vuoto e nell’indifferenza delle amministrazioni locali, nonostante il Ministero della Difesa, dietro sollecitazione di Vincenzo Grimaldi, abbia riconosciuto l’effettivo valore militare dell’attività partigiana di Nicandro Ernesto Conte. Tristemente, sono caduti nel vuoto anche la testimonianza della figlia di Nicandro Ernesto, la signora Giovanna che vive a Cassino, e il proficuo impegno di Francesco De Napoli, che attraverso l’Istituto per le ricerche sociali “Antonio Labriola” si è battuto per la riabilitazione della memoria del Martire cassinate.

La Resistenza fu non solo battaglia, ma anche e soprattutto sogno. Il sogno di una società più umana e più giusta che deve continuare a risplendere, perché sono questi i veri ideali – di libertà, fratellanza e democrazia – che tengono viva la fiaccola della Civiltà.

“Da qualche tempo, purtroppo – lamentava tristemente il partigiano Bellini – si assiste in Italia, con indifferenza, a una vergognosa e pericolosa rivalutazione e riabilitazione del fascismo, evitando volutamente di far conoscere le violenze e gli assassini compiuti dalle squadracce fasciste”.

Nel leggere il libro di Grimaldi mi rendo conto di quanto siamo privilegiati noi nati dopo la guerra, noi che non abbiamo lottato, che non ci siamo conquistata la libertà ma ce la siamo ritrovata offerta su un piatto d’argento.

Questo potrebbe essere anche un limite, perché non ci accorgiamo di quanto essa sia preziosa. Il Memoriale di Vincenzo Grimaldi – curato dall’infaticabile studioso Francesco De Napoli, da decenni impegnato su più fronti – ha allora un’imprescindibile funzione: quella di rinfrescare la memoria, ravvivando il senso di appartenenza a profonde radici civili che sole possono svilupparsi per un futuro mondo migliore, più giusto e più libero.

Antonio Risi, critico letterario