14100532_1042867709163698_1945715922495742857_n“Solitari, Padani, Umani?” è lo spettacolo interpretato dal cantautore Pablo Perissinotto e dallo scrittore Massimiliano Santarossa, promosso dalla Casa Editrice Biblioteca dell’Immagine, che venerdì 2 settembre è stato presentato in anteprima a Villanova di Pordenone. La performance di musica e lettura racconta del NordEst, «una vasta, unica, interminabile distesa di asfalto e cemento, un grigio che nasce dai bordi del mare Adriatico, allaga la Pianura Padana e sale le Alpi».

Nella narrazione a due voci – quella cantata di Perissinotto e quella recitata di Santarossa – si susseguono storie tratte dalla vita quotidiana della periferia urbana italiana che hanno come protagonista la generazione, quella dei quarantenni, che, «nata nel mondo contadino, è cresciuta nel mondo operaio e oggi vive nel mondo tecnologico». Si tratta di un’interpretazione compatta, omogenea, che intreccia e amalgama canzoni e brani accomunati da una stessa visione del mondo del lavoro, frutto di una elaborazione della realtà collaudata in prima persona, e da una critica senza veli all’attuale crisi economica. Entrambi ritraggono la veloce trasformazione subita dalla società in cui sono vissuti e tuttora vivono, dipingendo attraverso le parole e la musica la loro diretta esperienza di lavoro in fabbrica.

14117684_1043789359071533_5664742413804168852_nSchietti e implacabili descrivono il mondo del NordEst che dagli anni Ottanta al Duemila ha identificato il lavoro come unica rappresentazione ontologica. Interpretano la storia recente di quelle terre in cui un’occupazione e uno stipendio, fino a poco tempo fa, tutelavano la consapevolezza di essere parte del mondo e l’accettazione sociale, sottomessa ad una mentalità vincolata al «mito della produttività». In un’atmosfera plumbea, complessa, dove l’orizzonte e il cielo paiono cementificati in un unico insipido colore cinereo, dove «uno su dieci ce l’ha fatta», Santarossa racconta «degli altri nove» utilizzando un linguaggio scarno, diretto, realista, traghettando il pubblico dall’atmosfera che rimane un po’ vintage degli anni in cui un manovale garantiva ai propri figli la possibilità di istruirsi, a quella più attuale di una generazione stritolata dal precariato e dove la classe operaia pare scomparsa.

14212111_1045063518944117_3930580285194231046_nPerissinotto canta di un mondo in cui è quasi impossibile sognare, dove I genitori dei musicisti titolo di una canzone – non accettano le scelte di vita di un figlio che decide di fare l’artista, di un figlio che non produce cose concrete, palpabili, nel senso pragmatico del termine, un mondo in cui l’arte sembra essere un ostacolo alla completa realizzazione di un futuro di sole certezze, anche occupazionali, quelle che distinguono con una cesura netta il “lavoro vero” dal “lavoro finto”. Un pensiero che il Cantautore riprende nel brano Nordest, in cui ricorda come: «“di cultura non si vive” mi dice certa gente, non concilia col lavoro, può essere deviante» e che ripropone nella storia di Mario, un operaio che i primi ani de lavoro se pol anca tribuar, sporcarse le man e far fadiga tra acessori anti infortunistici e pasta abrasiva. L’umiltà imparada a casa ghe disea che servia farse la gaveta prima dea scrivania. […] Quei to sentimenti nobili e la voia de far strada i te a portà in quea oficina vizin de casa e forse te pensavi de zontar na taca se fin a medaot te lavorava par ingrassar la vacca. Ani de lavoro fin sora i cavei.. […] e intant el tempo passa e co lu el sogno su un casseto de vederte su una scrivania co’i oci su un progetto e tut par ostinarte a esser bon, soto i oci del to paron.

In contrapposizione ad una società che pare brancolare nel buio della mancanza di prospettive, di futuro lavorativo e di felicità, in contrasto con le storie narrate, i due artisti ci suggeriscono, invece, di non perdere mai la speranza e di farci sedurre dall’umanità dei sogni e delle proprie aspirazioni.

«Ma forse resta un mondo di curiosità per occhi che hanno voglia di guardare un po’ più in là, di commuovere e sognare, ma forse resta un mondo senza vanità, cercare dentro a un libro la propria verità, ascoltare e sognare», canta Perissinotto.