cover - resistenza MezzogiornoVi sono libri che, nascendo per motivi occasionali o celebrativi, durano lo spazio di un mattino. Altri, invece, frutto di un progetto, di un lungo e fondato lavoro preparatorio, appaiono destinati a durare nel tempo, costituendo punti di riferimento, tanto per gli studiosi, quanto per i cittadini sul piano civile.

Fa parte di questa seconda categoria il volume collettaneo che l’ANPI nazionale ha voluto realizzare per il 70° anniversario del 1943-1945 – anni cruciali, che ci rimandano alla tragedia della guerra in Italia, alla Resistenza, alla Liberazione dal nazifascismo e all’avvio della democrazia costituzionale. Il libro è infatti il punto d’arrivo di un progetto di ricerca promosso dall’ANPI che, fortemente voluto dal suo presidente Smuraglia e dai vertici nazionali, e condotto a termine grazie a ricercatori delle reti degli Istituti storici legati all’INSMLI e delle ANPI provinciali, aveva conosciuto già numerose tappe precedenti, tra cui un convegno a Napoli e due seminari a Roma e Carpi.

Nei vari contributi che compongono il volume vengono affrontati per la prima volta in maniera organica e complessiva, a livello dell’intero Paese, alcune delle grandi questioni alle origini dell’Italia democratica e repubblicana. Gli approcci interpretativi si rivelano per molti versi originali e le fonti utilizzate (d’archivio, memorialistiche, orali) in buona parte inedite. Vengono così focalizzati temi rilevanti, quali la partecipazione del Mezzogiorno e dei meridionali alla Liberazione dal nazifascismo; la dimensione davvero nazionale della Resistenza e il carattere multiforme delle sue manifestazioni, in armi e non; il riconoscimento o il disconoscimento dell’esperienza resistenziale nell’Italia del dopoguerra, alle prese con la decisiva fase della ricostruzione e dell’impianto dei nuovi assetti sociali e politici. La Repubblica viene dunque osservata nello specchio delle sue origini, potrebbe dirsi.

Bari, la lapide ai Caduti sotto il piombo dell’esercito il 28 luglio 1943. Era in corso una manifestazione antifascista per la liberazione dei detenuti politici
Bari, la lapide ai Caduti sotto il piombo dell’esercito il 28 luglio 1943. Era in corso una manifestazione antifascista per la liberazione dei detenuti politici

Il volume si compone di tre parti, per un totale di dieci contributi. Nella prima sono ospitati due interventi introduttivi, di Carlo Smuraglia, presidente nazionale ANPI, e Enzo Fimiani, coordinatore della ricerca, nei quali si dà conto di genesi, obiettivi e iter del progetto, sottolineandone il carattere civile, oltre che storiografico.

La seconda parte presenta i quattro saggi portanti dal punto di vista scientifico, esito del grande lavoro svolto dalle tre ricercatrici coinvolte, che si sono divise i compiti nelle tre aree territoriali della penisola e hanno lavorato sia su dati quantitativi, sia su elementi qualitativi e interpretativi. Isabella Insolvibile (che ha avuto come tutor Guido D’Agostino) propone due testi: l’uno (Per necessità, virtù e scelta: la Resistenza del Sud al Sud) dedicato ai numerosi e variegati atti di Resistenza verificatisi nel Mezzogiorno tra il periodo immediatamente precedente l’armistizio dell’8 settembre 1943 e lo spostamento del fronte di guerra verso le aree centro-settentrionali; l’altro (“Per la liberazione della propria Città per non farci rovinare la propria casa e per la liberazione della amata Italia»: la Resistenza campana nel fondo Ricompart), incentrato sulle carte della commissione per la Campania presenti nel fondo archivistico dell’Ufficio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani. Il terzo saggio, di Chiara Donati (tutor Gabriella Gribaudi), dal titolo: Quando la Resistenza parlava meridionale. Storie di partigiani combattenti nelle regioni centrali d’Italia, approfondisce ruolo e vicende dei meridionali durante la Resistenza nel Centro, cioè da Lazio e Abruzzo fino alla Linea Gotica, con particolare riferimento al caso delle Marche e attenzione anche al ritorno alla vita di pace del dopoguerra. Il quarto contributo, a firma di Toni Rovatti (con tutor Luca Baldissara), intitolato: Combattere lontano da casa. L’esperienza dei partigiani meridionali nelle regioni del nord, esamina la partecipazione dei meridionali alla lotta di Liberazione nel vasto ambito dell’Italia settentrionale, riannodando le fila di una grande massa di uomini, lungo la scia di alcuni percorsi biografici esemplari.

targa marfella - 4 giornate napoliLa terza parte del libro ospita tre contributi di studiosi che hanno collaborato al progetto di ricerca dell’ANPI. Il testo di Guido D’Agostino (Nel cuore della storia del Novecento: Sud e Nord, uniti nella lotta di Liberazione nazionale) offre una chiave di lettura dello sforzo conoscitivo e di ricerca condotto da anni, sul tema del carattere nazionale della guerra di Liberazione, dalla rete degli Istituti della Resistenza e in particolare da quello campano. Il saggio di Claudio Dellavalle (Dalle terre a sud del Volturno: partigiani meridionali nella Resistenza piemontese. Questioni di metodo e problemi storiografici) fornisce una serie di strumenti metodologici e storiografici per comprendere il lungo lavoro degli Istituti della Resistenza piemontesi volto a ricostruire la consistenza del partigianato meridionale in Piemonte. Carlo M. Fiorentino, nel suo: Il fondo archivistico dell’Ufficio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani (Ricompart), spiega, anche in senso storico-giuridico, origine e natura delle centinaia di migliaia di carte, depositate nell’Archivio centrale dello Stato a Roma solo nel 2012, che raccolgono la documentazione delle commissioni regionali incaricate di selezionare e valutare le richieste di riconoscimento.

Chiudono il volume le riflessioni finali del presidente ANPI Smuraglia, dalle cui parole si comprende la complessità dell’intero impianto progettuale dell’opera. Le future ricerche, auspicabili, avranno un punto importante da cui ripartire, vale a dire la dimensione realmente nazionale dei fenomeni resistenziali, ormai intesi nella loro accezione più ampia, non solo militare. Non è poco, considerando che fino a non troppi anni fa si parlava al massimo di un “contributo” da parte degli italiani meridionali, al sud o nel centro-nord, al più generale movimento dal quale è nata la democrazia repubblicana in Italia.