Una pagina di storia, di testimonianza e di epica insieme è Mai più lontani scritto da Miuccia Gigante e Patrizia Pozzi. Un affresco sul mondo degli esuli antifascisti a Lugano, Svizzera, dove Miuccia è nata nel 1932, figlia e nipote di fuoriusciti italiani. Il padre, Antonio Vincenzo Gigante, è operaio e dirigente sindacale e politico, futura Medaglia d’Oro al Valor Militare. Attivista socialista prima, poi comunista dopo il Congresso di Livorno, Gigante era stato in Russia, in Belgio, in Francia – a Parigi – da dove aveva organizzato la lotta clandestina al regime mussoliniano. Arrestato più volte, nel 1934 viene condannato a vent’anni di carcere dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato. Nel ’42 è confinato a Ustica e l’anno successivo tradotto nel campo di concentramento di Renicci. Dopo l’armistizio sarà tra i promotori delle formazioni partigiane in Istria. Catturato e torturato dai nazisti, troverà la morte nella Risiera di San Sabba.

Miuccia Gigante con il papà (febbraio 1933)

La piccola Miuccia cresce senza il padre, figura amata in modo struggente, conosciuta solo grazie a qualche fotografia (sono a corredo del libro, con la riproduzione di documenti d’archivio), alle parole di ammirazione raccolte in casa, alle lettere che il genitore invia dal carcere raccomandandole di studiare, attraverso i racconti dei parenti e dei compagni di lotta. L’affetto per il padre lontano si unisce alla nostalgia per la sua Patria mai vista, solo immaginata. Perché Miuccia potrà scoprire il suo Paese unicamente dopo la Liberazione. Fino ad allora lo osserverà da lontano, desiderandolo dalle opposte rive del lago, oltre confine, ascoltando i ricordi di famiglia e le storie dei perseguitati politici.

Anche il ramo familiare materno, i Fonti, fa parte della storia dell’emigrazione antifascista. I nonni Luigi e Marie sono benestanti e colti (la madre di Miuccia, Dada per la bambina, parla francese e tedesco). La cittadinanza svizzera offre loro riparo dalla persecuzione squadristica e la casa di Lugano in via Somaini 7 (titolo di un precedente libro di Miuccia Gigante) è costante punto di riferimento di tanti esuli. La stima complessiva sui costretti all’espatrio dalla dittatura è ancora incerta. Secondo alcuni calcoli, l’esodo per ragioni politiche riguarderebbe almeno 300mila persone che ebbero per meta la Francia e la Svizzera, soprattutto.

Scheda identificativa del padre di Vincenzo, l’internato politico Antonio Gigante

In tempi di Brexit e di muri, nel momento in cui l’Europa sembra franare, non solo come Unione ma come comune senso di appartenenza, la storia dei rifugiati politici italiani contro tutti i fascismi ha molto da insegnare. Passa per le terre d’esilio italiano, infatti, anche la vicenda spagnola: nella guerra civile contro Franco combattono gli zii di Miuccia, Vincenzina e Aldo Morandi, nome di battaglia di Riccardo Formica, tenente colonnello nelle Brigate Internazionali (nel dopoguerra aderirà al Movimento Federalista Europeo di Spinelli). Il libro offre inoltre una testimonianza su alcune personalità dell’opposizione politica che operarono in Canton Ticino: tra gli altri Gisa, Gisella Floreanini “Amelia Valli”, pianista e attivista di Soccorso Rosso, esponente della Resistenza (sarà ministro per l’Assistenza e per i Rapporti con le Organizzazioni Popolari nella Repubblica partigiana dell’Ossola); Enea Tallone, figlio del celebre pittore dell’Ottocento; Giandante X, pseudonimo di Dante Pescò, pittore e poeta combattente in Spagna e nella Resistenza (realizzò moltissimi dei manifesti di propaganda per il popolo spagnolo, nonostante fosse di agiata famiglia, rifiutò la ricchezza e quando morì nel 1984 fu Giovanni Pesce a sostenere le spese per i funerali); il figlio e la vedova di Cesare Battisti i fratelli Bruno e Fofi Vigorelli, i figli di Ezio (che diverrà un politico repubblicano di primo piano nell’Italia democratica) Caduti nel 1944 in combattimento contro i nazifascisti.

Miuccia racconta anche di quanti, invece, allontanati dalla terra d’origine dovettero faticosamente sopravvivere con un gramo lavoro: le ristrettezze del ciabattino; l’estrema povertà dell’operaio padre di famiglia. Un aspetto ribadiscono i ricordi di Miuccia: la passione, la dedizione di ogni esule alla cultura, alla letteratura, alla storia. Gli stessi anziani nonni “sembravano due studenti”, rammenta l’autrice. E tutti invitano Miuccia e l’amichetta del cuore, Anita Masini, a essere diligenti e scrupolose.

Il volume ospita come postfazione un saggio di Patrizia Pozzi, studiosa di filosofia, ricercatrice della deportazione e del pensiero ebraico che ha firmato anche l’introduzione. Pozzi nelle riflessioni conclusive, oltre a fornire importanti richiami bibliografici di approfondimento, offre nuovi spunti di indagine storiografica. Per esempio, suggerisce Pozzi, le biografie di quanti parteciparono alla lotta per la libertà e la democrazia potrebbero permettere di comprendere uno degli aspetti più rilevanti, eppure ancora poco esplorati, dell’antifascismo e della Resistenza: quell’unità di intenti e valori che riuscì a unire migliaia di persone tanto diverse per condizione sociale, età, appartenenza politica. Tra le indicazioni dei materiali da consultare c’è anche la sezione Donne e Uomini della Resistenza del sito ANPI, dove compare ovviamente Vincenzo Gigante.