Il coro al Chiostro di Pordenone (da http://friulisera.it/canto-sconfinato-incanta- 500-persone-tutto-esaurito-per-il-debutto-del-coro-multietnico -al-chiostro-di-pordenone/)

Buone pratiche di integrazione e di solidarietà sono possibili, lo leggiamo – e spero impariamo – in questa intervista a Carlo Mayer, promotore del progetto “Canto sconfinato”, idea realizzata a Pordenone, in Friuli Venezia Giulia, nel tentativo di promuovere la reciproca conoscenza attraverso un progetto artistico aperto a persone provenienti da tutti i continenti.

Il progetto ha attivato una sinergia efficace tra cittadini, associazioni e cooperative del territorio con l’intento di offrire un riscatto – anche se piccolo, rispetto alle reali problematiche – a migranti in fuga da guerre o in cerca di un lavoro per una vita dignitosa, ma anche per condividere e promuovere l’interazione tra diverse culture. Dietro la parola “migrante” c’è una persona, un individuo con una storia, spesso legata a soprusi e a eventi bellici, che racchiude una sua dignità, una sua intelligenza, una sua sensibilità, un suo percorso culturale con dei sogni molte volte, purtroppo, irrealizzati e sfumati nel dolore dell’abbandono del Paese di origine per poter – anche solo e semplicemente – sopravvivere.

 Da chi e quando è nato il progetto “Canto sconfinato”?

“Canto sconfinato” nasce da una mia idea e a un progetto di Giuseppina, Beppa, Casarin, con il sostegno delle cooperative che fanno accoglienza diffusa sul territorio della provincia di Pordenone. Il “Coro multietnico” (poi “Canto sconfinato”) fa la sua prima riunione preparatoria a ottobre 2017. L’idea nasce qualche mese prima a seguito di un pesante intervento di elementi di CasaPound nelle assemblee del quartiere scelto per il dormitorio per homeless dalla Croce Rossa Italiana. Ho verificato in quell’occasione che ragione e comunicazione verbale non bastano più (ahimè, come confermato in questi mesi), ma è utile puntare su un “linguaggio” comune, ma non verbale: la musica, il canto, un coro multietnico come strumento di integrazione e comprensione. Esperienza e conoscenza ci hanno fatto incontrare un progetto e un agire già consolidato, a due passi da noi: “Sing for me”, un progetto di Beppa Casarin sviluppato a Mestre con il “Coro Voci dal Mondo”. La Beppa, allieva di Luisa Ronchini, da anni sviluppa progetti e ricerche sul canto popolare veneto e anima e coordina progetti di incontro nei quartieri per il Comune di Venezia. Da ottobre a febbraio, inizio del progetto, abbiamo contattato e coinvolto le cooperative che lavorano con i richiedenti asilo in provincia (Itaca, CoopNoncello, Fai, Nuovi Vicini, Acli) e la Croce rossa locale, rendendole partecipi in prima persona alle riunioni organizzative; e con loro abbiamo fatto appello alla parte (tanta) solidale della città: i democratici, i #restiamoumani che si sono mossi in questi anni (Rete Solidale).

Dal post Fb di Precoius Esiekpe

Raccontaci la genesi del nome “Canto sconfinato”

La proposta del nome è stata fatta e votata in rete. Il primo gruppo di organizzazione, votando in rete le proposte pervenute sulla mailing list, ha scelto il nome pensando sia all’agito (il confine varcato da molti di noi) e al futuro (estenderci al di là dei confini, sia fisici che culturali), sia riprendendo il nome di un sito di movimento locale, “sconfini”, fondato già venti anni fa.

Da chi è composto il coro?

Il coro è composto per un 40-45% da richiedenti asilo, orientali e subsahariani. Gli altri sono cittadini canterini. Come tutti i cori di non professionisti il coro è a grandezza variabile: le leggi sull’accoglienza, il lavoro, la famiglia influenzano la partecipazione. Lo zoccolo duro conta su circa 20 partecipanti fissi, di cui quasi la metà non residenti; ma ai concerti e alle prove siamo sempre circa 40, con circa la stessa proporzione. Molti dei richiedenti asilo vengono dalla via balcanica (Pakistan, Afghanistan), altri da quella mediterranea (Mali, Niger, Senegal…).

Da http://www.storiastoriepn.it/evento/canto-sconfinato-si-presenta-alla-citta/

Chi può aderire a questo progetto?

Tutti possono partecipare e/o sostenere. Per sua natura e nome il coro è “sconfinato”!

 Qual è il repertorio e con che criterio sono stati scelti i brani?

Il repertorio viene proposto dai partecipanti e scelto collettivamente. È questa la cosa più interessante del progetto di Giuseppina Casarin. Il coro è uno strumento che al suo interno (e vuole portarlo all’esterno) riconosce le culture e i sentimenti dei partecipanti: sono loro che propongono i brani che vorrebbero eseguire; la ninna-nanna friulana e quella senegalese, il canto d’amore pakistano o quello di lavoro pugliese. I brani nascono dalle prove, vengono proposti, ascoltati da tutti, imparati da chi non li conosce, insegnati dai proponenti. Jordi Savall definisce questi migranti come “biblioteche viventi” che portano con loro un mondo a noi estraneo. Chi insegna riacquista la dignità di individuo (Ahmed, Tarik, Ali…), di rappresentante della propria cultura e di “umano” che condivide i suoi affetti.

Gli obiettivi che vi eravate posti sono stati raggiunti?

Abbiamo avuto una partecipazione alle prove e ai concerti al di sopra di ogni nostra ottimistica aspettativa. La Casa del Popolo di Torre di Pordenone nel concerto di anteprima e il Chiostro della Biblioteca di Pordenone nel concerto pubblico dell’11 maggio hanno registrato un letterale pienone (impossibilità di accedere). La stampa ha dato risalto alla nuova iniziativa. Siamo commossi ed entusiasti. Ma ora comincia il “lavoro”: un coro come il nostro si basa sulle idee che riesce a trasmettere e sulle persone a cui le tramette. I “tutto esaurito” sono una grande molla, ma l’obiettivo è quello iniziale: riuscire a comunicare – bypassando i linguaggi ormai consunti – che la convivenza non solo è possibile, ma è anche vantaggiosa, bella, interessante e entusiasmante per tutti. Vogliamo tramettere questo entusiasmo dove maggiormente il linguaggio è usurato dal luogo comune, dalla solitudine e dalla dispersione: nei quartieri, nei paesi dove ad arte viene seminato il razzismo e l’odio verso i poveri e i diversi per distrarre dai veri problemi. Difficile ma vale la pena, come per tutte le cose di valore.

Quali le prossime date dei concerti?

Prevediamo due concerti in quartieri di Pordenone a giugno (uno fatto, San Gregorio, il 9 giugno, ndr), ad agosto a Montereale Valcellina, nell’ambito della festa Da curti a curti (12 agosto), e al FestInVal di Tramonti l’11 agosto, a settembre ad Aviano per la Festa della Madonna del Mont e il 20 agosto saremo a Porcia. Tutte località del Pordenonese. Abbiamo, infine, una data da decidere nell’ambito del Festival dell’Alto Livenza tra fine settembre ed ottobre 2018.

Come contattarvi?

Semplice, c’è una pagina di Facebook: https://www.facebook.com/groups/cantosconfinato/