Shirley Collins

Tutto ciò che ho fatto è stato eseguire le canzoni in modo semplice.

È il solo modo in cui riesco a cantarle. Shirley Collins

 

Shirley Collins (Hastings, 5 luglio 1935), cantante e ricercatrice, figura centrale del folk revival britannico, nel 2004 pubblica la sua prima autobiografia America over the water. In essa emerge il lavoro svolto a fianco dell’etnomusicologo americano Alan Lomax, studioso, antropologo, produttore discografico, autore di programmi radiofonici che già dagli anni Trenta stava raccontando una diversa storia dell’America. Quella del dissenso, grazie alla voce di Woody Guthrie con cui componeva Hard Hitting Songs for Hard-Hit People, antologia di canzoni di protesta. L’America degli ultimi. Documentava, infatti, con registrazioni sul campo, la cultura musicale degli abitanti delle regioni meridionali e soprattutto dei discendenti degli schiavi deportati dall’Africa, dei carcerati, di tutti gli oppressi. Quelle registrazioni confluiranno nella raccolta di nastri dell’Archive of American Folk Song della Library of Congress, patrimonio enorme di cultura e tradizioni popolari. Poi sarà la volta dell’Europa, che Lomax attraversa mosso dall’idea di ricercare canti delle popolazioni autoctone. In Spagna, in Italia, in Inghilterra, nelle campagne, tra gli anziani, nei paesi quasi disabitati. Una grande personalità a cui si deve la nascita del folk revival e l’interesse per la fonte orale. Il documentario Lomax The Songhunter ben racconta le sue imprese.

Quel libro di Shirley riguardava in particolare le indagini svolte con lui nel 1959 nel profondo sud dell’America. Ne emerge il ritratto di una giovane donna del Sussex innamorata di quel lavoro e dell’uomo che le stava insegnando la ricerca etnomusicologica. Ma Shirley sarà molto di più di quella giovane donna innamorata, come emerge anche dalla recente biografia All in the Downs.

La storia dei contadini del Sussex, precedente alla seconda guerra mondiale, e quella della classe operaia postbellica si incastrano e si riflettono nella sua vicenda biografica caratterizzando il contesto in cui affondano le sue radici culturali. L’affermarsi del folk revival degli anni Cinquanta, poi, le permetterà di scoprire non solo la Shirley donna, ma l’artista e l’archivista, che scruta nel fertile microcosmo del Sussex per rinvenire tesori musicali sepolti. Di questa sua impresa sembra spesso non cogliere il valore. Solo nel 2014, con il ritorno in scena e con la pubblicazione del nuovo album Lodestar (Domino), dopo la lunga pausa iniziata nel 1978, si rende conto del peso del proprio lavoro di cantante e di artista che porta in scena la Storia. Che sente la grande responsabilità verso ciò che racconta attraverso le canzoni, il passato antico e più recente della sua terra, e nei confronti di tutti i cantanti che nel corso degli anni hanno interpretato quelle stesse canzoni, insegnandogliele. I cantanti del passato sono come spiriti che aleggiano intorno a Shirley, e lei ne richiama la presenza. È un mondo magico, fatato, quello che ricrea, a volte anche spaventoso. Cantare è come riportare in vita quelle voci e le loro storie. D’amore o orrorifiche.

Tra le presenze più prossime ci sono i nonni materni che insegnano alle bambine, lei e la sorella Dolly, varie canzoni. Nonna Mary Ann Easton è la prima a cantarle The Cuckoo che diventerà uno dei brani dell’album Sweet England (1958) registrato da Lomax e Peter Kenndy dell’English Folk Dance & Song Society.

Ma anche il nonno intona diversi brani, come The bonny labouring boy,

Barbara Allen, canzone dei due amanti separati dalla crudeltà di lei, e altre canzoni sentimentali del periodo vittoriano ed edwardiano.

L’intero album:

Da parte di padre, invece, i nonni sono irlandesi e vivono a Red Lake, originariamente considerato un quartiere malfamato. Il padre è un uomo intelligente, schietto e di bell’aspetto. Durante la guerra è nella Royal Artillery dell’esercito. In quel periodo le bambine vengono evacuate da Hastings e spostate a Welwyn Garden City dove frequentano la scuola. Una bomba che cade nei pressi della nuova abitazione, però, convince la madre a riportarle indietro, nonostante il continuo aggirarsi, sulle loro teste, di minacciosi aerei tedeschi.

La madre guida i tram ad Hastings. Il padre, tornato dalla guerra, trova lavoro presso una lavanderia. Le bambine lo adorano, ma tra i genitori le cose non funzionano e i due si separano. Shirley vedrà suo padre solo un’altra volta, alla fine di un concerto a Southampton, moltissimi anni dopo.

Hastings, è un luogo pieno di meraviglie per due bambine che sanno divertirsi con niente, anche in tempo di guerra: “Le cose più eccitanti che possedevamo – dice Shirley – erano una lente d’ingrandimento attraverso la quale, con l’aiuto del sole, potevamo bruciare pezzi di carta […]; una torcia che ci permettesse di leggere sotto le coperte a letto.” [Collins, All in the Downs, p. 46]. Ma le bambine hanno anche tanto tempo libero che dedicano all’esplorazione della città e del suo hinterland. Nella parte storica Hastings è un antico porto per la pesca, mentre in quella più periferica, molte vecchie fattorie punteggiano la rigogliosa campagna. Dalla punta verde di West Hill si possono addirittura vedere il mare e le rovine dell’imponente abbazia che Guglielmo il Conquistatore fece costruire dopo la famosa battaglia in cui divenne re d’Inghilterra. Storia, leggende, civiltà rurale, paesaggio grandioso sono la sfondo dell’infanzia e dell’adolescenza della due sorelle.

Ma soprattutto c’è la musica: i canti dei nonni, i programmi radiofonici come Country Magazine, As I roved out e My guitar is old as father time che trasmettono canzoni folk. Le bambine le imparano, le cantano, le suonano. E poi c’è lo zio Fred, che le introduce alla musica colta di Monteverdi, di Purcell, ma anche al boogie.

Le prime esibizioni di Shirley e Dolly avvengono all’Oakhurst Hotel di Hastings, in occasione di meeting e feste. Cantano canzoni di famiglia, canzoni imparate a scuola o tramite la radio. Ma il vero avvio della carriera, soprattutto per Shirley, si deve a John Hasted, poeta marxista, docente di fisica alla London University, amante della musica folk, che la incoraggia a cantare seriamente. Le fa conoscere la Cecil Sharp House a Londra, il quartier generale dell’English Folk Dance & Song Society e la Worker’s Music Association, organizzazione fondata negli anni Trenta per promuovere le canzoni di lotta della working class, anche mediante la fondazione della casa discografica Topic Records. Soprattutto nei primi anni Cinquanta la musica popolare e la politica di sinistra si stavano avvicinando molto nel comune intento di sostenere i valori e le istanze delle classi lavoratrici. Così nascono festival, club, etichette discografiche. Necessario, però, spostarsi a Londra. Per mantenersi Shirley lavora alla Collets Bookshop, libreria in cui riesce a trovare i due volumi delle ricercatrici Cecil Sharp e Maud Karpeles sulla musica folk inglese. La English Folk Songs from the Southern Appalachians è una collezione composta di ballate e canzoni tipiche della comunità di inglesi emigrati in America nella zona dei Monti Appalachi, scoperte e registrate per la prima volta nel 1917. L’intensità di molte della canzoni d’amore la rapisce. Canzoni come The foggy dew, da non confondere con il canto irlandese,

o I drew my ship into the Harbour, raccolta nel 1899.

Canzoni poi incise nell’album False True Lovers (1959).

Shirley si esibisce nei club londinesi dove convergono tutti i folk singers del Paese. Alla Cecil Sharp House si presenta a una gara canora cantando la murder ballad The cruel mother. Storia di una donna che dà alla luce figli illegittimi nel bosco, li uccide e li seppellisce. Per questo vivrà per sempre dannata.

Nel 1950 alla trasmissione Country Magazine arrivano lettere di gente comune che vuole far conoscere le vecchie canzoni. Jim Copper, nel 1936 ne aveva scritte più di settanta e tutta la sua famiglia aveva continuato a cantarle. Così Bob, il figlio, viene invitato a esibirsi: canta Claudy Banks.

Il direttore della BBC resta impressionato, chissà quanta gente e quante canzoni esistono là fuori, patrimonio della cultura britannica, ma sconosciute e a rischio sparizione. Nasce l’idea di registrare le canzoni della gente comune. Lo stesso Bob viene scelto per scovare quelle della zona del Sussex e dell’Hampshire. A Shirley viene chiesto di registrare Dabbing in the dew raccolta nell’English Folk Songs for Schools.

Ma l’evento fondamentale, sempre quell’anno, è l’incontro con Alan Lomax. Lui è di ritorno dai suoi viaggi in Europa per registrare The Word Library of Folk & Primitive Music per la Columbia. Certo, anche per sfuggire alla Commissione per le attività antiamericane che negli Stati Uniti riteneva sovversivo il suo lavoro di ricerca sulla musica folk. Sono gli anni del maccartismo e dell’anticomunismo che condannano molti artisti e intellettuali al terrore e alla fuga. In Europa si erano riscontrate le stesse problematiche: in Spagna, sotto la dittatura Franchista, Alan aveva attirato l’attenzione della Guardia Civil, in Inghilterra la polizia lo teneva d’occhio su richiesta dell’Fbi.

Shirley se ne innamora subito, dell’uomo e del grande intellettuale. Sarà lui a produrla nelle prime due incisioni discografiche, Sweet England e False True Lovers, e lei non ci penserà due volte a seguirlo, come assistente, nel viaggio di studio al sud degli Stati Uniti, per portare alla conoscenza del mondo la cultura dei neri oppressi: “Nell’aprile del 1959 stavo per raggiungere l’uomo che ammiravo e amavo, e cominciava la più grande avventura della mia vita”, scrive [Collins, p. 102]. È un periodo difficile per l’America, tra estrema povertà, segregazione razziale, fondamentalismo religioso. Ma sono anche gli anni della nascita del Movimento per i diritti civili, dell’arresto di Rosa Parks e della difesa di Martin Luther King, della Corte Suprema che dichiara l’incostituzionalità delle leggi razziali. Questo, però, non basta a cambiare il modo di pensare dei bianchi che vivono in Arkansas o in Georgia: Shirley e Alan sono guardati a vista dalle guardie con i loro fucili, in molte città i segni del Ku Klux Klan sono ancora ben visibili, come le scritte “Whites Only”, la sensazione di essere osservati e seguiti è continua.

È un’esperienza incredibile per Shirley che nel 1960 torna in Inghilterra arricchita, ma anche più convinta di ciò che vuole: diventare una cantante di canzoni folk inglesi. Nonostante questo significhi essere fuori dal sistema commerciale. Così si dedica allo studio degli antichi canzonieri e nel 1963 registra l’album Heroes in Love (Topic) con canti tratti dalla raccolta English Folk Songs from Southern Appalachians, come The false Bride di Bob Copper, sul tema della falsa sposa, ovvero l’amore non corrisposto

e Locks and Bolts sull’amore ostacolato.

Sempre sul falso amore, incide Rambleaway dall’English Gypsy di Phoebe Smith.

Sperimenta collaborazioni con la Albion Band, con il gruppo The Young Tradition nell’album The Holly Bears The Crow (Argo 1969),

ma soprattutto con Davy Graham, chitarrista rivoluzionario capace di unire stili e culture diverse. Con lui incide Folk Roots, New Routes (Decca 1964) che comprende brani di Davy come Angi

e brani di tradizione inglese, scozzese, irlandese, e anche provenienti dal viaggio americano come The bad girl con influenze blues.

Ma Shirley, insieme alla sorella Dolly, che adesso la accompagna al pipe-organ, cercano strade alternative e cambiano ancora direzione. Inventano arrangiamenti che si rifanno alla musica rinascimentale, medievale, barocca. Con questi richiami vengono registrati The Sweet Primeroses (Topic 1967)

e soprattutto The power of the True Love Knot (Polydor 1968),

dove si aggiungono percussioni africane, cimbali indiani, finger sticks giapponesi e un violoncello del 1740 suonato in The Bonnie Boy, canzone sull’inganno dell’amore.

Nasce il duo Shirley & Dolly Collins. Le sorelle si esibiscono ovunque, alla Queen Elizabeth Hall o alla Cecil Sharp House. Proprio qui Shirley canta per la prima volta The Withsun Dance, canzone scritta per ricordare le donne che hanno perso mariti e fidanzati nella Grande Guerra e che ora, per questo, danzano da sole.

È  una canzone che ispira il successivo album del duo, Anthems in Eden (Emi), commissionato dalla BBC Radio, che rimanda alla storia inglese. Nella prima parte le canzoni raccontano l’Inghilterra prima della Grande Guerra. Sono canzoni tradizionali che la descrivono come un Eden, un luogo di pace e di innocenza. In realtà c’è un passato di violenze e soprusi che ha condannato le vite della povera gente: la popolazione contadina che è stata fatta a pezzi dagli Enclosures Acts del diciottesimo e diciannovesimo secolo; i piccoli agricoltori che sono stati privati del diritto di pascolare i loro animali e di coltivare nei terreni comuni; le persone che sono state forzate ad abbandonare le comunità rurali per cercare lavoro altrove. Nelle città, durante la Rivoluzione Industriale, dove il lavoro meccanizzato nelle fabbriche ha alterato il loro stile di vita, immiserendolo. Il disco, suonato con strumenti classici come viola, cornetta, clavicembalo, corno, campane, flute-organ, musicalmente rivoluzionario, viene considerato underground.

Per la Emi il duo registra anche Love, Death & The Lady (1969), album che riflette la situazione personale di Shirley che si sta avviando al divorzio con il graphic designer di Vogue Austin John Marshall, dal quale ha avuto due figli. Le canzoni esprimono la tristezza, la disperazione, ma forse anche il sollievo della fine di quel matrimonio. Tra queste Death & The Lady, una delle più antiche, che racconta l’incontro di una giovane con la morte: My name is Death cannot you see/Lords, Dukes and Ladies bow down to me/And you are one of those branches three/And you fair maid, and you fair maid must come with me.

Versione recente:

E poi Six Dukes, storia risalente al XIVº secolo sulla morte del Royal Duca di Grantham,

e The Oxford Girl, racconto del brutale omicidio di una giovane donna da parte di un uomo che si finge invaghito: Look how she go, look how she floats/She’ s a-drowning on the tide/And instead of her having a watery grave/She should have been my bride.

Originale appare anche Plains of Waterloo, risalente alle guerre napoleoniche, storia di amanti fedeli che alla fine si riuniscono.

Shirley invece divorzia davvero e torna nel Sussex per ricominciare una nuova vita, anche musicale.

Nel 1970, infatti, inizia il suo lavoro di ricerca sul territorio delle South Downs, catena di colline calcaree nel sud dell’Inghilterra che si estendono dalla regione dell’Hampshire, attraversano il Sussex e culminano nelle scoscese scogliere della Beachy Head. Shirley ha l’impressione che le folk songs originarie di quella zona rispecchino la grazia e la forza dello scenario naturalistico e che il suono del vento che lì soffia non sia altro che una eco delle voci dei cantanti del passato. “La musica folk riflette il paesaggio in cui è scritta”, dice [Collins, p.144]. Ma anche chi lo abita. E qui si sono succeduti pastori, braccianti agricoli, carrettieri, pescatori, bracconieri, fabbri, soldati, marinai, che hanno dato origine a centinaia di canzoni popolari. Ballate, canzoni di lavoro: sul carenaggio, la pastorizia e tosatura delle pecore, la caccia di frodo, la raccolta. Canzoni sul passare delle stagioni. Canzoni eroiche o di tradimenti, battaglie, inseguimenti in mare. Canzoni sul vero amore, così leale da poter sopravvivere a incredibili avversità: storie di amanti separati da sette lunghi anni che si ritrovano di nuovo; amori che tornano persino dalla tomba. Dall’altra parte ci sono i falsi amanti, storie di seduzione, separazione, adulterio. Le canzoni non riguardano solo il cuore spezzato, ci sono anche storie più frivole, di incontri erotici. E le ballate che trattano i grandi argomenti tabù: incesto, infanticidio, omicidio, perfino cannibalismo nella British Navy. Altre raccontano di guerre, esecuzioni. Altre ancora, sono racconti soprannaturali, di streghe, folletti e fantasmi. Canzoni che contengono le vite e le esperienze delle persone che le hanno cantate nel passato. Canzoni che si impregnano della storia oscura dell’Inghilterra.

Come The murder of Maria Marten, che racconta dell’impiccagione di William Corder, assassino e amante della donna, avvenuta a Bury St. Edmunds nel 1828. Passata nella tradizione orale la canzone ha continuato a essere cantata nonostante di autore anonimo.

Shirley registra molti di questi traditionals insieme a Bob Copper, riportando in vita personaggi e atmosfere spesso incantate, a volte spaventose. Canzoni come The bonny bunch of roses,

poi ripresa dai Fairport Convention,

e Bold fisherman, storia di una giovane donna e di un pescatore, ricco signore che la sposerà.

Conosce alcuni dei maggiori cantanti folk inglesi come George Maynard che le canta Prince Heathen inciso poi in Love, Death & The Lady e altre canzoni come Down by the seaside incisa nell’album Adieu to old England (Topic 1974).

Poi c’è Henry Burnstow da cui impara la canzone Gilderoy, recuperandone anche una strofa andata perduta.

Shirley sente di appartenere totalmente a queste canzoni, che rispecchiano il territorio in cui è nata e dove i suoi avi sono vissuti. Le canzoni sono sempre state parte di lei: da quando le sentiva intonare dai nonni, come ninne nanne; da quando, a scuola, ci danzava sopra; da quando le ascoltava nelle notti di Natale. È proprio il lungo viaggio che ogni canzone ha fatto nel corso degli anni a renderla vera, un incessante passaparola di generazione in generazione, di cantante in cantante. Per lo più di estrazione popolare, proveniente dagli strati più bassi della società: braccianti con le loro mogli, domestici nelle case dei ricchi, marinai e pescatori, zingari, detenuti. Tutti loro, residenti nella più disagiata periferia sociale, sebbene spesso analfabeti, conoscevano a memoria vecchie canzoni e melodie, e conservavano vivi, anche se inconsapevolmente, secoli di canti e di danze inglesi. Riportare in vita quel mondo rappresenta per Shirley un’occasione per dare voce agli ultimi, ai più emarginati, ma anche a chi prima di lei aveva raccolto quelle tracce. L’idea non è solo di salvare un patrimonio culturale, ma di migliorare la condizione delle classi lavoratrici, introducendo nelle vite di queste persone un legame con la musica e la danza, come antidoto alla fatica della loro vita quotidiana.

Nel 2008 Shirley viene eletta presidente dell’English Folk Dance & Song Society e continua a registrare album di canzoni tratte dalle antiche raccolte folk. Partecipa alla realizzazione di un documentario sulla sua vita, The Ballad of Shirley Collins – il trailer

– cui segue l’album Lodestar (2016). Nel febbraio 2014 dopo un lungo periodo in cui ha sofferto di disfonia, torna sul palcoscenico, esibendosi alla Union Chapel di Londra, a trentacinque anni dall’ultimo concerto.

Spesso in duo con Dolly, prima della sua morte avvenuta nel 1995, Shirley ha portato la storia del popolo inglese in ogni dove. Le leggende, le vicende più crude, le storie d’amore tormentate, le peripezie della povera gente, hanno resistito alla prova del tempo. Merito di arrangiamenti insoliti, di suoni ricercati, di una voce antica e moderna insieme. Uno stile, quello di Shirley, che ha aperto il folk a contaminazioni rock, progressive, psychedelic, blues, pop, e che l’ha resa, ancora a ottantaquattro anni, tra le più innovative artiste britanniche.

Chiara Ferrari, coautrice del documentario Cantacronache, 1958-1962. Politica e protesta in musica, autrice di Politica e protesta in musica. Da Cantacronache a Ivano Fossati, edizioni Unicopli