Al centro della foto Palmiro Togliatti

Ci fu un evento 70 anni fa che forse più delle elezioni del 18 aprile, in piena guerra fredda, avrebbe potuto cambiare la storia d’Italia: i colpi di pistola che alle 11,30 del 14 luglio 1948 davanti a Montecitorio, in via della Missione, colpirono alla schiena e alla testa Palmiro Togliatti, segretario del Pci.

La corsa in ospedale e la successiva, riuscita, operazione chirurgica scandirono giorni drammatici, tra i più tesi della storia repubblicana, cominciata con la promulgazione della Costituzione: scioperi spontanei e occupazioni di fabbriche, barricate, cortei, scontri tra manifestanti e polizia, trenta morti e centinaia di feriti fanno intravedere a molti lo spettro di una guerra civile. Ma pur ridotto in fin di vita dalle pallottole sparate dalla calibro 38 dello studente Antonio Pallante, sarà lo stesso Togliatti ad imporre il ritorno alla calma. “Tenete i nervi saldi!”, ordinerà dalla barella prima di svenire.

E se alcuni sostengono ancora che a ricondurre il Paese a un sentimento di unità nazionale sia stata la sorprendente vittoria dell’ormai trentacinquenne Gino Bartali al Tour de France, le cronache e la storiografia riferiscono che, superato il momento critico, appena uscito dall’anestesia “il Migliore” abbia imposto di fermare la rivolta: “Scellerati… che non facciano fesserie”.

Palmiro Togliatti immediatamente dopo l’attentato

Superato il momento critico, per trascorrere la convalescenza sceglie il Piemonte, villa Rothschild, sul prealpino lago d’Orta. Lì però lo assediano i paparazzi, così a settembre decide di trasferirsi, con uno stratagemma semina giornalisti e curiosi e si reca a Toceno (oggi appena 765 abitanti), in Val Vigezzo, in quell’Ossola protagonista della guerra partigiana contro l’occupazione tedesca e contro il fascismo. Giunge “in incognito” all’albergo Miravalle dove, complice il silenzio dei titolari (Angelo Ubezio e famiglia) e dei valligiani, soggiornerà sino al 20 settembre.

A raccontare questo periodo misconosciuto del ’48 e della vita di Togliatti sono ora il documentario “Via della Missione”, per la regia del giovane Mattia Fazzari su un soggetto di Maria Agostina Pellegatta, ex senatrice di Cassano Magnago e frequentatrice della valle, e la mostra “Convalescenza a Toceno dopo l’attentato del 14 luglio 1948”. Cortometraggio ed esposizione fotografica sono stati realizzati con il contributo dell’Anpi Verbania-Cusio-Ossola, l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio (Aamod) e Democratico, la Fondazione Istituto Gramsci Roma, gli Eredi Ubezio e Toniutti, Ezio Ferraris, Rai Teche, l’Università Roma Tre, la Biblioteca del Comune di Milano. L’operazione storica a Toceno ha coinvolto molti altri “villeggianti” come Elio Giacometti e l’ingegner Pasquale De Lucia, che ha curato il progetto grafico della mostra, e fanno parte di una serie di iniziative patrocinate dal Comune di Toceno. Inaugurazione in grande stile domenica 29 luglio.

Si comincia alle 15,30, alla presenza del sindaco Tiziano Ferraris, con la scopertura di una targa al Miravalle: la struttura ricettiva infatti esiste ancora nonostante sia chiusa da tempo; poi alle 16,30 tutti nella sala parrocchiale per l’apertura della mostra fotografica: 12 pannelli e 84 scatti con Togliatti ritratto mentre gioca a bocce e a scopone, fa lunghe passeggiate e indossa il maglione regalatogli dal comandante delle Brigate Garibaldi in Valsesia, Cino Moscatelli. Del celebre indumento racconta una testimonianza di Giorgio Bocca riferita da Carla, figlia di Moscatelli, in uno degli interventi registrati fruibili visitando la mostra. Gli altri sono di Mario Bassi, Regina e Angelo Toniutti, del prof. Aldo Agosti, del prof. Alexander Höbel, di Francesco Giasie e di Vincenzo Vita, presidente Aamod.

Il programma prevede infine nel salone della Biblioteca comunale alle 17,30 l’anteprima del film doc “Via della Missione”. La mostra fotografica resterà aperta fino al 19 agosto e sarà un’opportunità per un viaggio indietro nel tempo, dal ’48 fino alla Resistenza, all’esperienza della Repubblica dell’Ossola che, in appena un mese di vita (dal 10 settembre al 23 ottobre 1944), rappresentò uno straordinario laboratorio di democrazia. Sarà inoltre un’occasione per ripercorrere la vita e l’operato di Togliatti, scomparso nel 1964.

Nel 1926, scontati alcuni mesi nelle carceri fasciste, accusato di aver fondato il Pci insieme ad Antonio Gramsci e Camilla Ravera, Togliatti era riuscito a rifugiarsi in Svizzera, Francia, Spagna e poi in Russia. Tornerà in Italia dopo diciotto anni di esilio, nel marzo 1944, trovando un Paese occupato e diviso. Nell’aprile con “la svolta di Salerno” che pone fine alla questione istituzionale, la proposta di unità di tutte le forze antifasciste, il sostegno politico alla Resistenza, l’entrata nel secondo governo Badoglio come ministro di Grazia e Giustizia, Togliatti contribuirà “sul campo” al riscatto italiano. Il 2 giugno 1946, scelta la Repubblica ed eletto il Parlamento, deputato, diverrà uno dei protagonisti nell’elaborazione della Costituzione.