Flavio Busonera

La Sardegna non ha conosciuto nel suo territorio la guerra di Liberazione nazionale dal nazifascismo. Ma le genti sarde, per orgoglio e per passione, parteciparono nelle file delle formazioni partigiane, che operavano nelle valli alpine e appenniniche. Migliaia i sardi che morirono nella Resistenza europea sui fronti greco, jugoslavo e albanese. Tra le tante figure dei sardi combattenti, vorrei ricordare la straordinaria figura di un martire antifascista: Flavio Busonera (Oristano 28 luglio1894 – Padova 17 agosto 1944).

Il “Sardo” era figlio di un modesto imprenditore del settore alimentare e, grazie ad una certa agiatezza economica, aveva potuto frequentare le scuole superiori e conseguire la laurea in medicina e chirurgia. Flavio Busonera, già nel periodo liceale, era attratto dalle idee socialiste, che animavano le discussioni tra gli studenti e i lavoratori dell’isola. Erano infatti importanti e significative le manifestazioni operaie dei minatori del bacino carbonifero del Sulcis-Iglesiente. Flavio ostentava il suo essere socialista partecipando attivamente alle manifestazioni di piazza che si svolgevano a Cagliari e in provincia. Dopo aver terminato gli studi venne chiamato alle armi per la Grande guerra col grado di tenente dei Bombardieri. Congedato, Busonera iniziava la professione medica con dedizione e passione. Questo altruismo e generosità professionale fu tale che gli venne affibbiato l’appellativo di “medico buono”. Intanto la ferrea dittatura mussoliniana controllava il pensiero e l’azione di Flavio che, impossibilitato ad esercitare la sua professione e manifestare le sue idee, decideva di lasciare la Sardegna. Era il 1926.

La prima tappa del perseguitato politico antifascista fu il Friuli Venezia-Giulia, poi il Veneto, nel piccolo centro di Cavarzere (nel basso Polesine), dove gli vennero affidate le due condotte sanitarie di San Pietro d’Adige e Rottanova.

Venne la guerra e poi l’8 settembre. Flavio Busonera prendeva contatto con alcuni nuclei della Resistenza padovana, e in modo particolare con l’ingegnere Otello Pighin. Intanto a Cavarzere si costituiva il Comitato di Liberazione Nazionale nel quale anche Busonera partecipava attivamente e operativamente. Tante le azioni armate di Busonera, che aveva il delicato compito di raccogliere armi e viveri per i partigiani del territorio. Ma Flavio era essenzialmente un medico, o meglio, il medico delle formazioni partigiane. La sua attività professionale lo portava costantemente in tutti i fronti di guerra e, d’altra parte, abnegazione e coraggio erano le sue costanti di vita. Il 27 giugno 1944 il resistente sardo veniva arrestato dai fascisti con un abile stratagemma: due repubblichini travestiti da partigiani chiesero il suo aiuto. Busonera fu portato nei Comandi militari di Rovigo e Padova e detenuto nel carcere “Paolotti”. I partigiani della sua Brigata, la “Garibaldi-Padova”, pensarono a un piano di evasione. Ma Flavio fu nettamente contrario perché avrebbe creato gravi ritorsioni ai compagni reclusi. Intanto gli eventi storico-politici precipitavano.

A Padova, il 16 agosto 1944, in circostanze misteriose, veniva trovato il cadavere del colonello repubblichino Bartolomeo Fronteddu (di origine sarda), uomo forte del regime fascista. Secondo le più attendibili cronache del tempo, sembra che l’ufficiale fascista sia stato ucciso per un misterioso regolamento di conti all’interno della gerarchia militare locale della Rsi. La ritorsione nazifascista fu disumana, la rappresaglia violenta e terribile. Secondo gli intendimenti nazisti, per ogni ufficiale ucciso dovevano essere fucilati dieci italiani. Furono giustiziati sette soldati e tre partigiani, tra questi Flavio Busonera per impiccagione. L’efferata spietatezza nazifascista non conosceva limiti: tutti coloro che transitavano nel luogo dell’esecuzione vennero costretti a fermarsi e vedere il tragico evento.

Sulla storia di Flavio Busonera, le associazioni della Resistenza sarda hanno scritto saggi e articoli. Tra questi ricordiamo, di Gianpiero Enna, Un’eredità da riconquistare. Storia di Flavio Busonera, medico oristanese, antifascista, partigiano, martire della Resistenza (per conto dell’Anpi Oristano). Scrive Enna: “Flavio Busonera è stato ucciso perché non si è mai adattato e rassegnato all’esistente, come hanno fatto purtroppo molti della sua generazione. È sempre rimasto legato al progetto socialista di un mondo nuovo e di un futuro diverso rispetto al suo presente”. Mentre l’Anppia della Sardegna, attraverso il suo presidente regionale, Carlo Dore, ha pubblicato il volume Nazifascismo e Resistenza (ed. Anppia Sardegna). L’autore ha così scritto: “Molti non credono all’esistenza degli angeli e molti di quelli ci credono pensano che gli angeli, essendo creature celesti, non operino sulla Terra. La vita, le opere e la morte di Flavio Busonera ci dicono che, se gli angeli esistono e se, esistendo, operano sulla Terra, Flavio Busonera è stato uno di questi”.

Il partigiano e antifascista sardo venne insignito di medaglia d’argento con questa significativa motivazione: “Durante la lotta di liberazione si distingueva per patriottica attività, arditamente svolta a favore dei partigiani. Tratto in arresto manteneva durante i lunghi interrogatori e nella dura prigionia, contegno nobile ed esemplare. Sacrificato alla rappresaglia tedesca, affrontava con fierezza il capestro, incoraggiando fino all’ultimo i compagni di martirio e sacrificando la vita agli ideali di Libertà e di Patria che aveva sempre servito. Padova 17 agosto 1944”. Purtroppo la bella ed esemplare figura di combattente di Flavio Busonera non è spesso citata nella storiografia nazionale, essa deve uscire dalla “piccola Storia” ed entrare prepotentemente nella storiografia della Resistenza italiana. A Flavio Busonera è stato intitolato un ospedale di Padova, sede dell’Istituto oncologico veneto.

Maurizio Orrù, giornalista, segretario regionale Anppia Sardegna