2 maggio – II generale Bodenschatz – braccio destro di Goering – fa sapere al capitano Stehlin, addetto all’ambasciata di Francia a Berlino, che si sta cercando un accordo Reich-URSS per annientare la Polonia. Stehlin riferisce al suo ambasciatore, ma a Parigi nessuno prende sul serio la rivelazione.

3 maggio – Molotov è nominato ministro degli Esteri al posto di Litvinov.

4 maggio – Ciano deve incontrarsi a Milano con Ribbentrop. Il Duce gli dà questa direttiva: puntare su una politica di pace per almeno 3 anni, perché «è solo dal 1943 in poi che uno sforzo bellico può avere le più grandi prospettive di vittoria».

Rapporto dell’OVRA di Milano: «Permane in tutti gli ambienti milanesi un allarme vivissimo per quelli che potranno essere gli sviluppi della situazione politica internazionale (…) per concludere poi che l’Italia oggi viene portata ad affiancare l’affermazione, lo sviluppo e la potenza dei tedeschi contro i quali il popolo stesso era portato a combattere, in nome di ideali che oggi si negano e di barbarie che oggi si vuole affermare non siano state compiute (…)».

6/7 maggio – Colloqui Ciano-Ribbentrop a Milano. Per Ribbentrop «Hitler è deciso a marciare su una strada di conciliazione» (con la Polonia) e «anche la Germania è convinta della necessità di un periodo di pace che dovrebbe essere non inferiore ai 4 o 5 anni». La sera del 6 il Duce ordina a Ciano di proporre un’alleanza militare con la Germania.

7 maggio – In Germania, uno Stato Maggiore capeggiato da von Rundstedt prepara la dislocazione delle forze e stabilisce le linee di attacco alla Polonia, la composizione e i loro compiti. Complessivamente si accingono a scendere in campo 5 armate (che con le riserve sono costituite da 1.516.000 uomini).

12 maggio – Patto di mutua assistenza anglo-turca. Mussolini pensa «di saltare addosso alla Grecia alla prima occasione».

13 maggio – Ciano prende visione dello schema del patto di alleanza, la cui stesura, contrariamente alle consuetudini, è stata lasciata ai soli tedeschi, ed esclama: «non ho mai letto un patto simile: è vera e propria dinamite». II patto è congegnato in modo che crea l’obbligo dell’intervento di uno dei firmatari se l’altro si trovasse impegnato in una guerra. Sarà chiamato “Patto d’acciaio”.

15 maggio – Patto militare franco-polacco contro l’aggressione, per molti versi disobbligante, che la Francia attaccherà le difese tedesche della linea Sigfrido dopo il 15° giorno dall’atto della mobilitazione.

19 maggio – Chamberlain ai Comuni si dice contrario ad un’alleanza militare con I’URSS nonostante le sollecitazioni di Lloyd George e di Churchill.

21 maggio – Ciano a Berlino per la firma del “Patto d’acciaio». Ribbentrop rassicura Ciano che la Germania intende preservare la pace per almeno tre anni. II patto doveva essere firmato il 24 maggio, ma opportunità politica (il 24 maggio è l’anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia, nel 1915, contro l’Austria, l’Ungheria e la Germania) consiglia di anticiparne la firma al 22.

Rapporto dell’OVRA di Milano: «Si torna poi, per la nuova alleanza italo-tedesca conclusasi ora, a parlare di possibilità di guerra a breve scadenza… in generale la possibilità di guerra è deprecata …».

Ordini alla stampa: «sensibilizzare le manifestazioni… per la firma al patto italo-tedesco».

23 maggio -Hitler convoca i capi della Wehrmacht e definisce le iniziative militari a breve e a lungo termine. «Non è più questione di Danzica, di giustizia o no, ma di vita o di morte… La guerra è inevitabile».

Dal Minculpop alla stampa: «senza rilievo le manifestazioni del 24 maggio», non volendo ricordare agli italiani che il fascismo ha legato il Paese al carro del «nemico naturale».

26 maggio – Non bastandogli le grane esistenti e quelle che bollono in pentola, Ciano è pronto a finanziare una rivolta croata, che determini la spaccatura del regno jugoslavo.

27 maggio – I sondaggi russo-tedeschi preoccupano, sia pure in lieve misura, Chamberlain. Nondimeno egli invita il suo ambasciatore a Mosca ad avviare conversazioni per un patto di mutua assistenza con l’URSS, ma in pari tempo cerca anche un accordo segreto con Hitler di reciproco disinteresse: la Germania lasci in pace il Commonwealth e l’Inghilterra si disinteressi dell’Europa sudorientale.

L’ambasciatore francese a Berlino sollecita il suo governo a trattare con I’URSS, perché von Brauchitsch e gli altri generali si sono detti segretamente pessimisti sull’esito di una guerra che veda I’URSS a fianco delle potenze occidentali.

Rapporto dell’OVRA di Milano su una conferenza di propaganda agli operai della Bertelli: «la massa operaia è stata freddissima e al “saluto del Duce” che è stato ordinato, hanno risposto appena due o tre, tanto che il saluto si è dovuto ripetere per ben tre volte (…)».

30 maggio – Mussolini scrive a Hitler dicendo che la guerra è inevitabile, ma «l’Italia ha bisogno di un periodo di preparazione che potrà estendersi sino alla fine del 1942…».

L’alter ego di Ribbentrop all’ambasciatore tedesco a Mosca: «Contrariamente alla tattica prevista fino ad oggi, abbiamo deciso di stabilire ora un certo contatto con l’Unione Sovietica».

2 giugno – L’URSS presenta a Francia e Gran Bretagna la bozza di un accordo militare, che gli occidentali respingono.

5 giugno – Rapporto del I’OVRA di Milano: «(…) la maggior parte degli studenti (…) rispecchiano sentimenti contrari al nostro Regime. Costoro (…) con le loro chiacchiere seminano dei dubbi nelle classi inferiori, che logicamente sono sempre pronte a pensare al peggio. In tutto questo io vedo un serio pericolo, perché nella massa degli studenti e quindi delle persone istruite, ve ne sono troppi che non la pensano come dovrebbero pensare (…)».

7 giugno – Parte una delegazione politica inglese (capeggiata da un semplice funzionario del Foreign Office) per trattare con il ministro degli Esteri dell’URSS. Ma non è munita di pieni poteri e cioè non può firmare accordi o trattare patti. Eden si era autoproposto di capeggiare la delegazione, ma Chamberlain, pur sapendo quanto Stalin stimasse e Eden, gli preferisce l’oscuro William Strong, che però pensa come lui e lo ha sempre seguito nei suoi incontri con Hitler. Il 17 giugno Strong e chi lo accompagna s’incontrano al Cremlino con Molotov.

Joseph_Goebbels (da https://it.wikipedia.org/wiki/ Joseph_Goebbels#/media/File:Bundesarchiv_ Bild_183-1989-0821-502,_Joseph_Goebbels.jpg)

18 giugno – Goebbels a Danzica dichiara che la città è tedesca e deve tornare alla Germania.

23 giugno – Goering presiede il Consiglio di difesa del Reich: tra le decisioni prese vi è quella di affidare a Funk il compito di stabilire i lavori cui adibire i futuri prigionieri di guerra, i deportati e gli internati. Secondo Goering centinaia di migliaia di lavoratori cechi «dovranno essere impiegati sotto controllo in Germania, particolarmente nell’agricoltura, e saranno alloggiati in baracche».

A Berlino una delegazione italiana tratta con Himmler e altri la questione degli altoatesini.

Si concorda che entro il 31 dicembre essi dovranno decidere: chi vuole può andarsene, chi vuole può rimanere.

29 giugno – Hitler comanda d’interrompere i contatti con i russi. Ribbentrop, invece, dà all’ambasciatore tedesco a Mosca l’ordine di «mantenere a tutti i costi i contatti coi russi».

3 luglio – Ordine del Minculpop alla stampa: «completa solidarietà con la Germania nella questione di Danzica».

5 luglio –Beck, Ministro degli Esteri polacco, si dice convinto chela Germania non farà guerra alla Polonia.

7 luglio – Mussolini all’ambasciatore inglese a Roma: «…se l’Inghilterra è pronta a combattere in difesa della Polonia l’Italia prenderà le armi insieme con l’alleata Germania». Però il duce è sicuro che la Gran Bretagna eviterà la guerra, ma il 10 Chamberlain dichiara: «Difenderemo la Polonia».

18 luglio – Ripresa dei rapporti russo-tedeschi dopo un passo ufficiale sovietico in cui si afferma che I’URSS sarebbe lieta di avere relazioni commerciali con la Germania. L’Italia è all’oscuro di ciò che sta accadendo tra Mosca e Berlino.

19 luglio – Ciano si domanda quali siano le reali intenzioni di Hitler, giacché l’alleato non fa capire nulla del suo gioco all’Italia.

20 luglio – Strong chiede a Londra d’inviare a Mosca una missione militare, perché i problemi politici e gli accordi militari non possono essere considerati separatamente.

Ciano è più che mai preoccupato: l’ambasciatore Attolico gli fa sapere che i tedeschi si preparano a un colpo di mano su Danzica e «per la prima volta l’ambasciatore Caruso da Praga segnala movimenti (di truppe tedesche) su vasta scala. Non è possibile che tutto ciò avvenga a nostra insaputa, anzi dopo le tante proteste pacifiche fatte dai camerati dell’Asse? Vedremo».

24 luglio -Si parla a Roma di una conferenza internazionale per negoziare sulle questioni che bollono in pentola. La conferenza internazionale dovrebbe venire proposta dopo un incontro tra Hitler e Mussolini al Brennero, da tenersi il 4 agosto. II 26 risposta negativa di Berlino, perciò l’incontro al Brennero «salta».

2 agosto – Attolico insiste con le sue notizie sull’imminente colpo di mano tedesco a Danzica. Ciano: «l’insistenza di Attolico mi rende pensoso. O questo ambasciatore ha perso la testa, o vede e sa qualche cosa che a noi completamente sfugge».

Il generale Mario Roatta

3 agosto – Magistrati (cognato di Ciano e consigliere all’ambasciata di Berlino) si dice in disaccordo con il pessimismo di Attolico. Ma il gen. Roatta, nuovo addetto militare a Berlino, «segala invece concentramenti di forze e movimenti alla, frontiera (polacca)». Con tutto questo, e malgrado i titoli dei giornali tedeschi, Ciano continua «a nutrire un senso di ottimismo».

4 agosto – Poiché «continua il bombardamento allarmistico di Attolico», Ciano non capisce più niente. «È venuto il momento di saper veramente come stanno le cose», scrive nel suo diario e comincia a pensare (proprio così) all’opportunità di incontrarsi con Ribbentrop.

5 agosto – Parte la missione militare inglese diretta a Mosca: ha il compito di «guadagnare tempo». Arriva la sera del 9 a Leningrado, il 10 è a Mosca. I colloqui iniziano il 12. La missione inglese, cui si è aggregata una missione francese, è composta da persone di secondo piano non autorizzate a firmare alcunché. La consultazione fallirà perché non si danno precise risposte alle domande russe e non c’é autorizzazione polacca e romena a consentire il transito di truppe sovietiche sui rispettivi territori. In quel momento e sino al 31 agosto l’Armata Rossa combatte in Manciuria, dove è stata attaccata dalla VI Armata giapponese.

Intanto il 14 agosto Hitler, parlando ai capi militari, afferma che la Gran Bretagna non si batterà. È chiaro che Hitler, il quale intercetta e decifra tutti i messaggi che gli inglesi si scambiano tra le loro ambasciate e Londra, ha saputo del poco impegno con cui gli anglo-francesi conducono le trattative coi russi.

11/13 agosto – Ciano si reca a Salisburgo (ove incontra Ribbentrop) poi visita Hitler nella residenza di montagna delI’Obersalzberg, per appurare le intenzioni tedesche. Gli dirà Ribbentrop: «Vogliamo la guerra». E Hitler: «Attaccheremo entro la fine di agosto». Tornato a Roma, Ciano passa queste informazioni al Foreign Office di Londra (e Hitler verrà a saperlo). Sul suo diario Ciano annota: «Ci hanno ingannato e mentito». Ha finalmente capito che cosa si prepara per l’Italia, ma non s’impone al suocero né si dimette.

16 agosto – Mussolini, in seguito a sue valutazioni personali dell’evolversi della situazione internazionale, ordina alle Forze Armate di mantenere un atteggiamento difensivo che non possa significare adesione al comportamento germanico, ma chiede che gli Stati Maggiori preparino piani per azioni contro Grecia e Jugoslavia.

19 agosto – Stalin annuncia al Politburo l’intenzione di firmare un accordo con la Germania. Secondo il gen. Heywood (della delegazione inglese a Mosca) è riuscito ad ottenere l’alleanza sovietica «chi ha saputo fare l’offerta migliore nel tempo più breve».

21 agosto – Radio Berlino alle 23 interrompe un programma musicale per comunicare che Ribbentrop è in partenza per Mosca per firmare un patto di non aggressione con I’URSS.

22 agosto – Gli inglesi annunciano che il patto russo-tedesco «non influirà sugli impegni cui la Gran Bretagna è determinata a tener fede».

Hitler convoca i capi della Wehrmacht e fissa per l’inizio delle ostilità il 26 agosto. Ma i generali tedeschi sono più che mai convinti che non ci sarà guerra.

Ordini del Minculpop alla stampa: «L’accordo russo-tedesco rappresenta un successo dell’Asse e il fallimento della politica di accerchiamento, dovuto all’abilità manovriera della Germania (…). Nel commento far presente, tra l’altro, che l’attuale accordo – come quello del 1924 stipulato dall’Italia coi Soviet – non vincola affatto le rispettive concezioni ideologiche. Nessuna mescolanza di sistemi ideologici, ma semplice incontro di sistemi politici».

Molotov (alla sinistra della foto) e Ribbentrop

23 agosto – Nella notte Ribbentrop firma a Mosca il trattato di non aggressione e un accordo segreto per la spartizione della Polonia. Gli Stati baltici e la Finlandia vengono compresi nella sfera degli interessi sovietici.

L’addetto stampa dell’ambasciata inglese a Mosca precede il commento ufficiale all’accordo che farà il suo ambasciatore, con questo annuncio: «(…) il governo inglese si è appena preso un considerevole calcio nel culo!».

Chamberlain scrive a Hitler una lettera in cui si conferma che la Gran Bretagna onorerà i propri impegni, ma spera tuttavia che si possa trovare una via d’accordo.

II ministro degli Esteri francese, Bonnet, propone al governo e allo SM francesi d’indurre la Polonia a cedere alle richieste tedesche.

24 agosto – Hitler risponde a Chamberlain che non intende modificare il proprio atteggiamento, dovendo salvaguardare gli interessi del Reich. Messaggi di Roosevelt a Varsavia e a Berlino per negoziati congiunti; appello alla pace di Pio XII.

Hitler a Mussolini: ora che è stato firmato il patto russo-tedesco non è pili il caso di esitare (ma Hitler spera che il suo messaggio sia fatto conoscere agli anglo-francesi per intimorirli ancora di più).

25 agosto – Hitler spedisce a Mussolini un messaggio per chiedere la «comprensione italiana» e dà l’ordine alla Wehrmacht di muovere verso i confini polacchi. Ma subito dopo apprende che l’Italia non entrerà in guerra se la Germania non le «fornisce subito tutte le armi e le materie prime» di cui ha bisogno, e che a Londra è stato firmato un patto difensivo anglo-polacco. Hitler blocca l’esercito già in movimento.

Halifax suggerisce al suo ambasciatore a Roma di dire a Mussolini che Hitler può avere ciò che desidera dalla Polonia mediante negoziati.

Intanto il Duce prepara con Ciano e alcuni generali la nota delle cose che occorrono all’Italia. Ci vorrebbero 17.000 treni per trasportare tutto il materiale che Mussolini domanda.

Hitler risponde a Mussolini: «Capisco …» ma vorrebbe che il comportamento dell’Italia rimanesse sconosciuto agli anglo-francesi. In privato dice ai suoi collaboratori: «Gli italiani si comportano come nel 1914».

26 agosto – La Francia assicura di essere animata da pacifiche intenzioni, ma appoggerà la Polonia in caso di guerra.

27 agosto – Razionamento dei generi alimentari e altro in Germania.

28 agosto – L’ambasciatore inglese a Berlino, Henderson, comunica a Hitler che gli inglesi hanno consigliato i polacchi a «stabilire immediati contatti con i tedeschi e a negoziare». Aggiunge, addirittura, che sarebbe possibile – una volta risolta la questione polacca un’alleanza tedesco-inglese. Hitler si convince che l’Inghilterra non intende battersi per la Polonia e alza il prezzo delle sue richieste: tutto il «corridoio» e la rettifica del confine dell’Alta Slesia.

29 agosto – A Hitler è noto che le operazioni contro la Polonia non possono cominciare dopo il 1° settembre, altrimenti rischiano di essere bloccate dal maltempo, e sa di avere solo 48 ore per ottenere che Inghilterra e Francia non lo intralcino o contribuiscano ad ammorbidire i polacchi. Perciò chiede a Henderson di fare arrivare un plenipotenziario polacco entro il 30 agosto.

30 agosto – Solo a tarda ora Chamberlain e Halifax si decidono ad avvisare i polacchi di prendere contatto con i tedeschi.

II capo della polizia Bocchini dice a Ciano «che in caso di sommossa a carattere neutralista, carabinieri e agenti di polizia farebbero causa comune col popolo».

Disperati tentativi di Ciano per trovare una via d’uscita che salvi la pace e la faccia di Mussolini; intanto nelle principali città italiane viene ordinato l’oscuramento «per esercitazione» a partire dalle 21,30.

31 agosto – Sono comunicate a Henderson in forma vaga le proposte «moderate» di Hitler, che debbono servirgli da alibi davanti al mondo. Il governo polacco aderisce alle richieste inglesi di prendere contatto coi tedeschi, ma l’ambasciatore polacco non ha il potere di firmare alcun accordo. Può solo riferire a Varsavia. Hitler, che ha conosciuto attraverso il proprio servizio segreto le direttive di Beck al suo ambasciatore, sa che non può più sperare in una soluzione negoziata nei termini da lui previsti, perciò alle 12,40 dà l’ordine d’iniziare le operazioni alle 4,45 dell’indomani. Alle 19 Attolico va da Hitler con la proposta di una nuova Monaco organizzata da Mussolini, ma si sente rispondere: «Troppo tardi!».

Alle 21 la radio tedesca annuncia le proposte «moderate» di Hitler alla Polonia, ma non si dice che sono state presentate ai polacchi, e fatte conoscere in modo assai vago e in forma orale agli inglesi, solo 24 ore prima. Alle 20 c’è già stata la tragica messa in scena della provocazione «polacca» contro la stazione radio tedesca di Gleiwitz, un piccolo centro tedesco alla frontiera tra i due paesi. In effetti, la stazione radio tedesca è stata attaccata da galeotti germanici in uniforme polacca, poi uccisi dalle SS per impedire la scoperta del trucco e dare autenticità all’attacco, giustificando la conseguente reazione. Alle 23 gli inglesi sanno che la Germania attaccherà la Polonia fra poche ore e sono anche informati che l’Italia non si affiancherà alla Germania.

Lo Stato Maggiore generale (Maresciallo Badoglio) comunica al Duce che i piani contro Grecia e Jugoslavia sono pronti (vedi 16 agosto), ma che non è il caso di pensare ad azioni offensive «data la nostra inferiorità di armamenti e di numero».

(da Patria Indipendente n. 12/13 del 1989)