Il leader dei “sovranisti” svedesi Jimmie Åkesson. Sullo sfondo, il tranquillizzante simbolo del partito ultranazionalista (da https://www.svt.se/nyheter/val2014/jimmie-akesson-1)

Per farsi un’idea, il partito Sverigedemokraterna (Democratici Svedesi) di ispirazione ultranazionalista e dalle oscure origini che partono dalla galassia nera del Paese scandinavo, conseguì l’1.4% dei consensi alle elezioni del 2002 e il 2.9% alle elezioni del 2006. Nel 2014 il primo balzo in avanti: 12.9%. Oggi, a risultati non definitivi, avrebbe ottenuto poco meno del 18% dei voti. Un’ascesa forse inferiore alle previsioni, ma tale da mettere in discussione gli equilibri politici del Paese e da rendere problematica la formazione del governo.

Ma il risultato elettorale di questo partito dell’estrema destra xenofoba conferma che l’onda populista e radicale di destra si è tutt’altro che fermata, un’onda che rischia di travolgere sia l’Ue sia quell’idea di democrazia politica e sociale che dovrebbe ispirarla. In realtà le responsabilità del declino della Ue, che rischia di trasformarsi in un collasso, vanno indietro nel tempo e coinvolgono in prima persona propria chi ha governato l’Ue negli ultimi anni.

Su questo si sofferma la Presidente nazionale dell’Anpi Carla Nespolo in una dichiarazione alla stampa: “Il partito “sovranista” di Svezia, pur non sfondando, ottiene un importante risultato. Si conferma così l’allarme da tempo lanciato dall’Anpi sulla crescente estensione di tali movimenti politici”. Poi, la denuncia del pericolo: “Per quanto diversa sia la situazione attuale, non va mai dimenticata la sottovalutazione e la debolezza di tante forze democratiche davanti all’ascesa al potere di fascisti e nazisti nel 900”.

Che fare dunque? “La via da percorrere per fermare l’espandersi di un fenomeno continentale che può minare alla radice i presupposti dell’Ue – continua Carla Nespolo – è quella dell’unità degli antifascisti e della lotta per la difesa e il rinnovamento della democrazia. Antifascismo e democrazia sono le basi su cui è nata quell’unità europea che ha consentito mezzo secolo di pace”.

Ed ecco le responsabilità e le politiche sbagliate: “Ma è fondamentale un cambiamento radicale delle politiche economiche e sociali, dell’atteggiamento stesso dell’Ue davanti ai problemi e ai bisogni dei popoli. Un decennio di austerità forzata e controproducente ha creato una rivolta delle coscienze ed una rottura dei legami fra i popoli e l’istituzione europea. Su questa base è sorto e si è sviluppato il consenso ai partiti “sovranisti”. Allarma che, nonostante l’evidenza dei fatti, l’Ue si limiti a balbettii e sottovalutazioni, e si dimostri incapace di un’iniziativa che ponga al centro della sua attività il lavoro e la vita reale dei cittadini. E’ oramai urgentissima e indilazionabile una svolta risolutiva che faccia dell’UE un’unione di popoli, ed una rinnovata capacità di proposta politica e sociale dei partiti e dei movimenti che si ispirano al lavoro, alla pace, alla fratellanza”.