La discussa statua di Costanzo Ciano (da https://gazzettadellaspezia.it/media /k2/galleries/68431/museo%207.jpeg)

Nell’epoca dei cinguettii e della superficialità tecnologica, la dicitura Xmas, d’origine anglosassone, assume il banale significato di Natale: quel momento dove tutti si dicono più buoni, altruisti e volenterosi di affrontare il nuovo anno con un spirito diverso. Attenzione, però, alle semplificazioni, spesso ambigue.

Se difatti inseriamo un piccolo ma significativo spazio dopo la lettera X, scopriremo che avremo a che fare con un reparto navale di stampo fascista che, durante la Resistenza, operò al fianco dei nazisti, macchiandosi di crimini e atti esplicitamente contrari alla convezione dell’Aja, come l’uccisione di otto partigiani presi prigionieri in Valmozzola o l’efferato crimine del lericino Nino Gerini, torturato sadicamente.

Evidentemente, a La Spezia, il debito in storia deve aver rappresentato una costante nella gioventù scolastica dei reparti della Marina Militare, protagonista della vendita nel museo competente di gadgets inneggianti la X Mas.

Una polemica già sollevata tempo fa dall’ex sindaco Pagano e rilanciata dall’attuale consigliere comunale Massimo Lombardi attraverso un’apposita mozione. Risultato? Polemiche, spesso sterili, a non finire, interventi del Contrammiraglio Chionna in difesa della flottiglia con annessa manifestazione di CasaPound, una discussione che non sbarca in aula. Il motivo, mai chiarito sino in fondo, pare sia riconducibile al fatto che la Marina Militare nazionale non abbia gradito il polverone sollevato, optando così per lo stop alla vendita dei souvenir.

Curiosità vuole poi che la discussione sulla X Mas abbia visto la luce parallelamente alla controversa proposta della neo giunta di centro destra di spostare la statua di Costanzo Ciano padre di Galeazzo – creata da Francesco Messina – dal Museo della Marina, dove si trova attualmente, in una piazza accanto al Comune, proprio come nel triste periodo fascista.

Al centro della foto il comandante della X Mas Junio Valerio Borghese; alla destra della foto un ufficiale tedesco (da http://www.altomareblu.com/wp-content/uploads/ 2013/11/comandante-Borghese-ufficiale-tedesco-1944.jpg)

Fortuna vuole la proposta di riposizionamento avanzata dall’Assessore alla cultura Asti e dal pittore Zatteroni sia caduta nel vuoto, ottenendo però il risultato di accendere, nell’urlatoio virtuale del web, le nostalgie di chi, in un drammatico periodo revisionista, vorrebbe riabilitare simboli antidemocratici, densi di odio e contrari ai valori della libertà. Si tratta di Spezia e della sua provincia. Ed è paradossale che tutto questo sia avvenuto nella città definita la Porta di Sion, dove, tra il 1946 e il 1948, la popolazione si adoperò per aiutare l’esodo verso il nuovo Stato di Israele di migliaia di ebrei scampati ai lager nazisti. Non è un caso, però, se pensiamo alle recenti croci celtiche apparse nelle sedi della Cgil di Ceparana – nel comune di Bolano, sempre provincia spezzina – e del Partito democratico nella località di Melara, oltre a più dell’un percento raccolto alle recenti elezioni amministrative cittadine da chi, come CasaPound, ha dichiarato la propria continuità con il fascismo, senza sollevare alcun intervento degli enti competenti.

Se allora, come diceva Agata Christie, un indizio è un indizio, due una coincidenza, ma tre una prova, allora appare evidente come a La Spezia, così come in tutta Italia, esista un serio bisogno di una gramsciana “agitazione”.

Andrea Licari, giovane componente del direttivo della Sezione Anpi “La Spezia centro”