Sulla pagina Facebook di Forza Nuova, la foto della provocazione contro la sede dell’Anpi nazionale (ovviamente vuota). In primo piano l’eroico gesto del buffone fascista di turno che lancia un fumogeno

È stato un anno costellato di aggressioni, di cinghiate e di minacce, di pericolose consonanze tra la destra cosiddetta di piazza, nelle sue molteplici sigle, e quella istituzionale. Una morsa che ha reso cupo il clima nel 2018 e ha fatto parlare molti osservatori, anche quelli generalmente prudenti, di un rischio fascismo per l’Italia. E l’anno appena entrato si preannuncia perfino peggio. Scorrendo l’elenco degli episodi verificatisi a cavallo dei due anni ci si rende conto che siamo davvero all’emergenza democratica.

L’8 dicembre, mentre Roma si preparava al consueto appuntamento dell’Immacolata Concezione in piazza di Spagna e mentre in una piazza del Popolo non piena andava in scena la manifestazione leghista, i militanti di Forza Nuova pensano bene di catturare l’attenzione dei media issando davanti alla sede nazionale dell’Anpi uno striscione con la scritta “Assediare i nemici dell’Italia”. La prodezza futurista di FN, in un giorno festivo in cui la sede è vuota, è rivendicata con un delirante comunicato in cui c’è scritto che «l’Anpi è il simbolo di un potere decennale annidato e velenoso, che con una mano diffonde idee immigrazioniste e anti-nazionali, con l’altra specula sulle spalle degli italiani e li avvelena con l’antifascismo. Quello di questa mattina è solo il primo blitz di una serie di obiettivi che rappresentano i nemici della nazione…». Quando i volontari dell’Anpi di Roma, allertati dai cittadini, corrono in via degli Scipioni lo striscione è stato tolto e appoggiato al posto più indicato, un cassonetto dell’immondizia. «Ringraziamo gli sconosciuti cittadini, che hanno rimosso lo striscione. Segno del grande consenso popolare di cui godono l’antifascismo e la democrazia. Se poi se lo fossero levati da soli, sarebbero quello che sono: buffoni. Ora e sempre Resistenza!», dichiara la presidente nazionale Anpi, Carla Nespolo, sottolineando la necessità di una risposta ferma dello Stato.

Il furto delle pietre d’inciampo a Rione monti a Roma (da https://roma.repubblica.it/cronaca/2018/12/10/ news/roma_monti_rubate_20_pietre_d_inciampo_ dedicate_alla_famiglia_di_consiglio-213896119/)

Sempre a Roma, Rione Monti, nella notte tra il 9 e il 10 dicembre venti pietre d’inciampo sono divelte e rubate. Dedicate a 20 membri della famiglia Di Consiglio deportati nei campi di concentramento erano state installate il 9 gennaio 2012. La denuncia del furto arriva dall’associazione “Arte in Memoria”, che dal 2010 si occupa dell’installazione delle pietre nella Capitale. L’ipotesi della procura di Roma, che ha aperto un’indagine, è furto aggravato dall’odio razziale. Adachiara Zevi, presidente dell’associazione culturale che promuove il progetto “Memorie d’inciampo”, parla di «atto intollerabile, incredibile e inammissibile di vandalismo di stampo fascista e antisemita. Si tratta di un gesto reso possibile, legittimato, da un governo che discrimina e perseguita le persone diverse, le minoranze e tutti coloro che lottano per i diritti civili». Condanna e indignazione verso il gesto vengono espresse, tra gli altri, dalla sindaca Virginia Raggi e dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

Appena il tempo dei brindisi di Capodanno e i fascisti tornano a farsi sentire. Il 3 gennaio, in piena notte, Forza Nuova si presenta a Parma sotto casa del sindaco Pizzarotti con uno striscione che contesta la decisione dell’amministrazione di riconoscere i figli delle coppie omosessuali: “Mamma e papà, il resto è omofollia”. Il riferimento è alla decisione del sindaco di riconoscere i quattro figli di altrettante coppie omosessuali. Ecco la risposta ferma di Pizzarotti su Facebook: «Chiamano “omofollia” i diritti di quattro bambini ai quali ho sottoscritto l’atto di riconoscimento di genitori dello stesso sesso. Il diritto, cioè, di quattro bambini a vedersi riconoscere per legge gli stessi diritti di ogni altro bambino di questo mondo. Forza Nuova di “forte” ha solo il nome, per il resto è debole nei contenuti e composta da xenofobi. Non può nulla contro Parma, perché la nostra era, è e resterà la città dei diritti».

Il 4 gennaio, ancora non si è spenta l’eco dei fatti di Parma che Raniero Bertoni, un uomo di 54 anni ad Ascoli Piceno entra nel bar delle Caldaie, in centro città, per bere un bicchiere di vino. Quando va alla cassa per pagare il conto si ritrova di fronte alla reazione violenta del titolare del locale. «Mi ha detto: “Sono nazista, i gay qui non devono entrare. Anzi, se vuoi denunciarmi ti dò il modo di farlo”». Non solo, il titolare del bar avrebbe oltrepassato il bancone e gli si sarebbe avvicinato minaccioso ha raccontato il 54enne, bibliotecario comunale, a Fanpage.it. «Credevo che mi avrebbe inseguito e picchiato, invece per fortuna il barista si è fermato alla porta. C’erano altre persone nel bar, non so se qualcuno è intervenuto per bloccarlo ed evitare conseguenze gravi per me. So solo che all’arrivo della volante gli agenti mi hanno invitato a non recarmi in quel locale, per non rischiare guai».

È la tarda mattinata del 7 gennaio quando a Roma va in scena l’aggressione fascista nei confronti di due cronisti de L’Espresso che, al cimitero del Verano, seguono per il giornale la commemorazione dei fatti di Acca Larentia. Federico Marconi e Paolo Marchetti, rispettivamente giornalista e fotografo del settimanale, vengono circondanti dalla teppaglia fascista e presi a spintoni e a schiaffi. Tra gli assalitori c’è anche il capo di Forza Nuova a Roma, Giuliano Castellino, che pretende la consegna della scheda di memoria della macchina fotografica di Marchetti (ai magistrati romani che hanno aperto un’inchiesta sulla vicenda Castellino dirà che «non è successo assolutamente nulla. Ho chiesto alle due persone, che solo successivamente si sono palesate come fotografi de L’Espresso, di cancellare le foto della cerimonia in cui comparivano anche minori, ma non c’è stata alcuna aggressione e nessun contatto»). Il fatto è che Castellino dovrebbe essere altrove, per la precisione a casa sua, perché sottoposto ai domiciliari. Tra manifestazioni anti-immigrati (il 30 settembre aveva cercato di impedire l’assegnazione di una casa popolare al Trullo a una famiglia di origine eritrea) il capo di Forza Nuova nella Capitale ha infatti trovato in questi anni anche il tempo per darsi agli affari, o meglio, questa l’accusa della magistratura romana, a truffare il servizio sanitario taroccando i buoni per i celiaci. Un giochetto da 1,3 milioni di euro. Il phisique du role dell’imprenditore Castellino non ce l’ha proprio, ma quello del picchiatore gli calza a pennello. A lui e ai fascisti presenti al cimitero monumentale. «A me delle guardie non me ne frega un cazzo, io te sparo in testa» si sente dire il fotografo de L’Espresso mentre il branco dei camerati lo circonda.

Stefano Delle Chiaie, “er caccola”

Nei viali del Verano il 7 gennaio, per quello che il segretario nazionale di Forza Nuova definisce «un fatto bellissimo», c’è anche un’altra sigla tristemente nota. È quella di Avanguardia Nazionale. Sì, quella di Stefano Delle Chiaie, l’uomo il cui nome ricorre nelle inchieste sulle stragi fasciste degli anni Sessanta e Settanta. Le due organizzazioni, spudoratamente, si atteggiano a vittime dei due cronisti. Sentite la versione dei fatti della “Comunità di Avanguardia Nazionale Roma” pubblicata sul blog del gruppo neofascista: la «cerimonia privata alla cappella dei martiri Fascisti» è stata «disturbata da due soggetti strani che invadevano la nostra privacy con macchine fotografiche scattando ripetutamente foto alle persone senza essere autorizzati». Conclusione: «l’aggressione l’abbiamo subita noi».

Nel novembre del 2018 sul sito lettera43.it è uscito un interessante articolo a firma di Federico Gervasoni. Racconta che «in un filmato di qualche mese fa facilmente reperibile in rete si vede il militante storico di estrema destra Maurizio Boccacci ricevere un gagliardetto in presenza di Delle Chiaie, dopo aver cantato l’inno del movimento per il 58° anniversario della fondazione del movimento all’interno di un ristorante della Capitale». Così, tra una cena e un saluto fascista Avanguardia Nazionale, sciolta nel 1976, è tornata (ma probabilmente non era mai andata via davvero) senza che nessuno dalle parti del Viminale sentisse il dovere di intervenire, e si prepara a piazzare le sue bandierine in giro per l’Italia.

L’Espresso racconta che il movimento ha il suo quartiere generale «a pochi passi da Cinecittà, nel quartiere di Torre Spaccata. Per Delle Chiaie è casa e bottega da più di un ventennio. Un locale su due piani, in via Marco Dino Rossi, al civico 37/A. Le finestre tonde come oblò, con la porta che si affaccia sul cortile interno delle case comunali, con un doppio ingresso. A pochi passi dall’appartamento romano del leader e fondatore di Avanguardia Nazionale. Quei locali all’ufficio del territorio risultano di proprietà di Roma Capitale», ma a che titolo occupi quegli spazi è un mistero. «Se Avanguardia Nazionale sta rinascendo, non sta certo avvenendo di nascosto», sottolineava Gervasoni nel suo articolo su lettera43. Eppure il solerte Salvini sono se n’è accorto. D’altronde sull’aggressione del Verano il ministro è intervenuto solo su precisa domanda di un cronista. E limitandosi a dire che «il posto giusto per chi mena le mani è la galera». «Bla bla di circostanza», lo ha definito il direttore del settimanale, Marco Damilano.

In risposta all’iniziativa di CasaPound aSesto San Giovanni,Medaglia d’Oro alla Resistenza, una manifestazione dell’Anpi alla presenza della Presidente nazionale Carla Nespolo

Da Roma ci spostiamo alle porte di Milano. Va bene che ormai da tempo non è più la Stalingrado d’Italia, per la precisione da quelle comunali del 2017 che, dopo 72 anni di dominio incontrastato della sinistra hanno portato alla guida di Sesto San Giovanni il centrodestra. Però fa comunque una certa (e brutta) impressione sapere che nella città Medaglia d’Oro al Valor militare per la Resistenza al nazifascismo hanno sventolato le bandiere di CasaPound. Il 18 gennaio si è infatti svolto in un convegno del gruppo neofascista, dal titolo “Nessuna Europa è possibile” che ha visto allo stesso tavolo il leader del gruppo neofascista Simone di Stefano e tutti i rappresentanti politici del centrodestra, da Forza Italia, alla Lega, a Fratelli d’Italia.

A dare il disco verde alla kermesse delle tartarughe nere il sindaco di Sesto, il forzista Roberto Di Stefano, che non si è fatto troppe remore nel concedere a CP uno spazio comunale con la assai fragile motivazione che «sarei un antidemocratico a non ascoltarli». Peccato che stesso equanime giudizio il sindaco non lo ha dimostrato nei confronti delle forze antifasciste, che intendevano montare un gazebo in piazza della Resistenza per protestare contro l’iniziativa del movimento di estrema destra. Niet, ha detto il primo cittadino accampando scuse di ordine pubblico e traffico.  Solo dopo le proteste delle forze antifasciste e mentre la polemica travalicava i confini di Sesto è arrivato il disco verde all’iniziativa democratica. Il comitato antifascista e l’associazione dei partigiani e altri sodalizi, anche religiosi, in queste settimane si sono mobilitati contro il convegno dell’estrema destra raccogliendo in pochissimo tempo ben settemila firme sotto una petizione che chiedeva all’amministrazione comunale di bloccare il convegno fascista. Il clima nella città è pesante: l’8 gennaio, nel pieno delle polemiche sull’iniziativa di CasaPound, la locale sede di Rifondazione comunista viene imbrattata da scritte fasciste con il seguito penoso di svastiche e croci celtiche.

Nella mappa delle prepotenze fasciste si trovano grandi città e piccoli centri. Come Cavriana, cittadina del mantovano dove la notte del 10 gennaio la torre campanaria del castello è stata sfregiata con una bandiera delle SS naziste. Ad accorgersi del vessillo alcuni residenti che hanno notato come sotto al tricolore sventolasse un’altra bandiera, di dimensioni più piccole. Si trattava appunto della bandiera delle SS naziste.

Funeree bandiere sulla torre campanaria del castello di Cavriana

L’estrema destra rialza insomma la testa facendo quello che gli riesce meglio: intimidire, picchiare, provocare. Basta consultare la mappa geografica delle aggressioni fasciste realizzata dal collettivo antifascista bolognese “Infoantifa Ecn”, attivo dagli anni Novanta per documentare la vastità e la pericolosità del fenomeno. Quella che segue è solo una selezione degli episodi di violenza fascista che hanno costellato il 2018. Se avessimo dovuto elencarli tutti ne sarebbe venuto fuori un libro.

15.12.2018. Due studentesse del liceo Alfano I di Salerno sono aggredite da alcuni esponenti di Forza Nuova e Lotta studentesca. Secondo quanto denunciato dall’Unione degli Studenti, «una ragazza dopo aver ricevuto diversi insulti sessisti, ha reagito e si è vista aggredita da persone ben più grandi di lei che le hanno sferrato colpi sulla faccia più volte». La ragazze, denuncia l’Uds, erano colpevoli «di aver ricordato alla truppaglia fascista che il fascismo è anticostituzionale e che in nessun luogo, nessuna strada, nessuna scuola, c’è spazio per chi semina e alimenta odio».

23.11.2018. “Zecche di mer…”. E, ancora, insulti e svastiche. È lo spettacolo che si trovano davanti studenti e professori del Liceo Montale di Via Paladini, a Roma Portuense. Obiettivo dei fascisti è il presidente della sezione Anpi Marconi “Ragazze della Resistenza”, Andrea Barbetti, che nella scuola romana insegna Lettere. «Non si tratta certo di una ragazzata – sottolinea la sezione Anpi in un comunicato – ma di un tentativo consapevole e cosciente di intimidazione, portato con la consueta vigliaccheria che da sempre caratterizza le azioni nazifasciste. Le scritte sono state fatte in una parete dove già lo scorso anno erano comparse deliranti frasi volte contro Anna Frank e che anche grazie all’operato di Andrea, i ragazzi della scuola avevano coperto con una poesia di Montale “La primavera hitleriana”. Evidentemente la meritoria azione che Andrea e tutti i componenti della sezione “Ragazze della Resistenza” svolgono con passione e competenza nelle scuole e nel territorio è di elevata efficacia, toglie ossigeno alle menzogne fasciste e razziste che solo dove regna paura e ignoranza possono svilupparsi e provoca quindi in coloro che le propalano tali reazioni violente e impotenti».

L’ennesima provocazione nazista contro il giornalista Paolo Berizzi

30.10.2018. Insulti e svastiche e la scritta “infame pagherai” sotto casa dell’inviato di Repubblica Paolo Berizzi, autore di NazItalia: «Mani vigliacche mi hanno dato il buongiorno così. Scritte su portone e androne di casa, l’anno scorso mi avevano fatto l’auto. Se pensate di intimidirmi e fermarmi vi sbagliate. Siete solo codardi che si muovono di notte come topi di fogna». È il tweet con il quale l’inviato di Repubblica ha risposto alle nuove minacce nei suoi confronti. Tanti i messaggi di solidarietà al giornalista, oltre a quelli della direzione e dei colleghi del quotidiano. Primo tra tutti quello dell’Anpi. «Piena e appassionata solidarietà dell’Anpi e della redazione del suo periodico Patria Indipendente – scrive l’Anpi nazionale – al giornalista e amico Paolo Berizzi. Il fascio-vigliacchismo è destinato a perdere. La storia parla chiaro. Andiamo avanti, uniti, con la battaglia culturale e con le denunce».

9.10.2018. Lo street artist Jorit è aggredito a Napoli mentre sta realizzando un dipinto raffigurante i volti di Ilaria Cucchi e di Sandro Pertini in via Menzinger, nel quartiere collinare dell’Arenella. Un esponente politico di Fratelli d’Italia, Pietro Lauro, consigliere della V Municipalità di Napoli, lo minaccia, intimandogli di smettere di lavorare e andarsene. Il video pubblicato su Youtube è eloquente: «Te ne devi andare da qua, altrimenti abbuschi tu e tutti quanti. Devi sospendere, adesso!». Solo l’intervento di alcuni passanti che impediscono all’esponente dell’estrema destra di entrare fisicamente in contatto con l’artista, evita il peggio. Il giorno dopo Pietro Lauro, pubblica un post nel quale chiede scusa per l’accaduto. «Mi sono lasciato tradire dalla emotività e da cieca passione, trasmettendo una personalità intollerante. Sono pronto a scusarmi pubblicamente con l’artista». Scuse pelose. Le vere scuse sarebbero state le dimissioni.

28.9.2018. Dieci naziskin tra i 25 ai 35 anni, legati ad un gruppo di estrema destra presente nella Curva Nord del Brescia Calcio, si presentano verso l’una di notte in Contrada del Carmine, davanti a un locale frequentato anche da giovani della sinistra antagonista, minacciando i presenti e insultando le persone presenti di origine straniera. Poi attendono l’uscita dalla birreria di alcuni antifascisti. Ne nasce una vera e propria battaglia, con la presenza di bastoni ed ombrelli. Gli arrestati, tutti fra gli skinhead, sono quattro.

Un’immagine del corteo antirazzista di Bari aggredito da CasaPound

22.9.2018. Aggressione al corteo antirazzista di Bari, due feriti, 30 attivisti di Casapound in Questura. Al termine del corteo “Mai con Salvini”, un gruppo di manifestanti – tra cui anche l’eurodeputata Eleonora Forenza di Potere al Popolo – sono aggrediti davanti alla sede di CasaPound da un gruppo di fascisti armati di spranghe, cinghie e tirapugni. Due i feriti più gravi: Antonio Perillo, 36 anni, napoletano, militante di Alternativa Comunista e assistente parlamentare dell’eurodeputata e Giacomo Petrelli di Alternativa Comunista, che hanno riportato lesioni alla testa e al volto medicate con punti di sutura. Oltre a loro due, hanno fatto ricorso alle cure dei medici la stessa Forenza per stato d’ansia e Claudio Riccio, già candidato di Leu e aderente a Sinistra Italiana, colpito da una cinghiata al viso parata con le mani.

L’infame messaggio di un agente di polizia di Bari

Da segnalare un altro fatto non poco preoccupante: a margine di un post su Facebook che riportava i fatti di Bari e il pestaggio ai danni dei manifestanti, un agente di polizia del capoluogo pugliese, cioè una persona che per il suo ruolo dovrebbe reprimere gli atti di violenza, si lascia andare a questo commento: «Ma quanto sto godendoooo…?». Affermazione che gli è costata un provvedimento disciplinare.

13.9.2018. Episodio di omofobia a Stallavena, in provincia di Verona. Una coppia di omosessuali, nella notte tra il 12 e 13 settembre, viene presa di mira da alcuni balordi, che prima cospargono di benzina il pianerottolo di casa, e poi quando uno dei due esce per vedere cosa stesse accadendo, gli lanciano sopra una tanica piena di liquido infiammabile. Sul pianerottolo vengono ritrovate tre taniche di benzina e una bomboletta spray. La stessa usata per imbrattare le mura della palazzina della coppia con svastiche e frasi omofobe. “Vi metteremo tutti nelle camere a gas”. Una mozione del consigliere comunale di Verona, Alessandro Gennai, del M5S, di solidarietà contro il razzismo e l’omofobia, incontra le resistenze della destra tanto che alla fine il Consiglio comunale decide di non votarlo.

Stallavena, la coppia gay aggredita con la benzina (da https://corrieredelveneto.corriere.it/verona/cronaca/ 18_settembre_14/verona-07-tagliotcorriereveneto-web-veneto- 3a4543fa-b7e6-11e8-b73e-16a3dfd47cbd.shtml)

19.8.2018. Nicholas Tomeo, un giovane avvocato di Vasto è colpito in pieno viso da un pugno per aver chiesto al titolare di un ristorante di togliere “Facetta nera”, nota canzone di propaganda fascista. La vicenda è raccontata su Facebook dall’avvocato stesso: «Ieri sera, mentre passeggiavo a Vasto Marina, ho sentito da lontano suonare ‘Faccetta nera’ a volume altissimo da un locale della zona. Mi sono avvicinato chiedendo di interrompere subito la musica. A quel punto il titolare del locale, dopo aver finto tranquillità, sull’uscio della porta d’ingresso mi aggredisce colpendomi violentemente al volto». Il luogo dove si trova il locale, ed è cosa che rende ancora più intollerabile il gesto di violenza, è un ex campo di internamento.

15.8.2018. Un giovane di 28 anni che indossava una maglietta con lo slogan “Nord Est Anti Fascist” è circondato e aggredito da alcuni ragazzi a Cologna Veneta, che dopo averlo picchiato gli strappano la t-shirt di dosso. Il giovane è stato soccorso e medicato all’ospedale di Noventa Vicentina, dove è stato poi dimesso con una prognosi di 10 giorni. L’aggressione è avvenuta mentre il 28enne si trovava alla sagra di San Rocco. «Mi coprivo il viso terrorizzato mentre quei tre ragazzi mi prendevano a calci dopo che uno di loro mi aveva scaraventato a terra con un pugno. Poi mi hanno strappato di dosso la maglietta, che ha scatenato la loro furia incontrollata, e sono fuggiti vigliaccamente all’arrivo della mia fidanzata e degli organizzatori della sagra, lasciandomi con il viso ridotto ad una maschera di sangue», ha raccontato il giovane antifascista.

1.7.2018. Ancora a Roma. Prima l’aggressione e le minacce contro la Biblioteca abusiva metropolitana di via dei Castani 42 nel quartiere Centocelle. Poi le svastiche e le intimidazioni alla sezione del Pd Subaugusta e all’adiacente sede di Potere al Popolo in via Chiovenda, a Cinecittà. E, per finire, croci celtiche e scritte fasciste sul cancello del centro sociale Corto Circuito. Un raid fascista in piena regola che investe il quadrante sue est della città.

Roma, Subaugusta, sezione del Pd

Le firme lasciate dagli squadristi sono quelle di Forza Nuova e di Lotta Studentesca. «Una persona è scesa e, urlando viva il duce, ha iniziato a prendere a calci e pugni la serranda della biblioteca. Invitava le altre persone a bordo delle due auto a scendere e a fare altrettanto», racconta Aladin Hussain Al Baraduni, artista e attivista di Bam. Il manipolo di squadristi si dirige poi verso la sede del circolo Pd Subaugusta e cerca di fare irruzione nei locali, dove in quel momento vi sono alcuni ragazzi. Durante il blitz sono state strappate anche le bandiere davanti alle sedi di Rifondazione e Potere al Popolo che si trovano nello stesso stabile. Gli autori sono poi scappati a bordo di un’auto. Dura condanna del presidente del Pd Matteo Orfini che denuncia «un’escalation pericolosa che richiede massima attenzione dalle forze dell’ordine» e auspica anche che Matteo Salvini «condanni l’aggressione e prenda una posizione chiara».

5.4.2018. «Ecco quello che facciamo a quelli come te». E poi pugni e insulti con frasi omofobe in pieno giorno in una strada a Roma. Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli denuncia l’ennesima aggressione omofoba nella Capitale, a pochi passi dalla Stazione Tiburtina. Vittima un ragazzo di 21 anni, che rientrava dal suo primo giorno di lavoro. Preso di mira dal branco, il giovane è stato seguito, minacciato, picchiato, rapinato e di nuovo minacciato con un coltello. Nessuno, in pieno pomeriggio, è intervenuto in suo aiuto. Duro il commento di Sebastiano F. Secci, presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Meli: «Non possiamo in alcun modo abbassare la guardia, le aggressioni a chiara matrice omofoba stanno aumentando in questi ultimi tempi. È urgente che i media, le associazioni e il mondo civile non sottovalutino queste violenze e chi è preposto alla sicurezza dei cittadini e delle cittadine sia vigile e faccia in modo di perseguire con durezza gli assalitori. Per quanto ci riguarda è fondamentale l’intervento politico sulla questione: è urgente una legge contro l’omo-transfobia».

Giampiero Cazzato, giornalista professionista, ha lavorato a Liberazione e alla Rinascita della Sinistra, ha collaborato anche col Venerdì di Repubblica