Dalmazia, 1944. Federico Vincenti e Anna Jurinic, la compagna partigiana che divenne sua moglie

Determinazione, generosità, consapevolezza, perspicacia e concretezza erano tra le sue caratteristiche. Doti che il pluridecorato combattente partigiano Federico Vincenti, non dismise con la Liberazione. E fin dal dopoguerra le impiegò per la memoria democratica. Divenuto bibliotecario nell’attività civile, divideva le giornate tra lavoro e impegno nell’Anpi, prima segretario e poi presidente del sodalizio partigiano di Udine per ben 49 anni (lo, dal 1964 alla sua scomparsa nel 2013, oltre che componente del Comitato nazionale (lo chiamavano “comandante”, tanta era la sua autorevolezza).

Cominciò così a raccogliere e catalogare documenti, corrispondenze e ordini dei vertici alleati e delle brigate combattenti, volantini fascisti con gli elenchi dei ricercati, ogni tipo di cimelio, foto. «Si adoperò anche per far riconoscere ai combattenti della lotta contro il nazifascismo la qualifica di partigiano – racconta Dino Spanghero, attuale presidente dell’Anpi Udine –. Accompagnato dal segretario Anpi Adelchi Gobbo, toccò ogni territorio della provincia, dalla Carnia al mare, reperendo testimonianze oggi inestimabili. Conservò pure le carte relative al periodo del regime, all’internamento, alla prigionia e all’attività dell’Anpi Udine fin dalla nascita, nel 1945: i congressi, le commemorazioni anno dopo anno».

Ne venne fuori un archivio storico con una mole di materiale talmente imponente (500 faldoni, 3000 libri, 2000 fotografie), preziosa e perfettamente conservata, che nel 2010 la regione Friuli Venezia-Giulia lo ha dichiarato “il più ampio e rilevante tra i complessi documentari inerenti la storia della Resistenza che si conservano in FVG” e decretandolo “d’interesse culturale” per l’intero Paese. Custodito nella sede del sodalizio partigiano, ora nell’ex caserma Osoppo, quel giacimento di memoria è divenuto “l’Archivio Federico Vincenti”. Un’intitolazione che conclude un progetto di riordinamento, inventariazione e valorizzazione durato sei anni, frutto di una sinergia tra pubblico e privato, contando sul sostegno di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Comune di Udine, Fondazione Friuli, Lega Coop FVG e Coop Alleanza 3.0.

Il presidente dell’Anpi Udine, Dino Spanghero, durante l’intitolazione dell’archivio a Federico Vincenti

A curare il lavoro di risistemazione e a dotare l’Archivio di strumenti di consultazione informatica è stato Stefano Perulli che aveva già curato la sezione fotografica (online dal 2016). L’Archivio Vincenti è articolato in una parte storica (dalla nascita del partito fascista alle formazioni partigiane), una seconda legata all’attività dell’Anpi fino ai giorni nostri e una terza con i fascicoli personali dei singoli combattenti.

La cerimonia di intitolazione si è tenuta l’11 gennaio scorso con gli interventi di rappresentanti delle istituzioni comunali e regionali (l’assessore alla Cultura di Udine, Federico Pirone, e il Presidente della V Commissione Permanente consiliare, Vincenzo Martines), di personalità della cultura (Flavio Fabbroni dell’Istituto storico del movimento di Liberazione e il prof. Paolo Ferrari docente all’Università degli Studi di Udine) e la presenza di tanti cittadini.

La targa di dedica è stata scoperta dai nipoti di Federico Vincenti, Andrea e Federica. La discendente che porta anche nel nome la memoria del combattente e presidente partigiano, è componente della segreteria del Comitato provinciale Anpi Udine: «Ci è stato trasmesso un bagaglio di valori e di impegno che portiamo avanti per le nuove generazioni. Il nonno dava grande importanza allo studio e in prima persona si occupò di rendere fruibile l’Archivio. Credo sarebbe molto contento dei risultati. Le fonti documentali non hanno ideologie, vanno protette e utilizzate». L’Associazione inoltre ha appena avviato un progetto di alternanza scuola-lavoro con il liceo scientifico Marinelli basato proprio sull’Archivio.

Patrick Del Negro, responsabile dell’Archivio e anche lui componente della segreteria dell’Anpi Udine anticipa: «A breve sarà possibile consultare via web l’inventario dei documenti, e chiunque prenotandosi potrà avervi accesso. Il materiale è di grande importanza per la storia italiana dal periodo della dittatura fino ai nostri giorni».

Storici, studenti, appassionati della materia, infatti, che già avevano nell’Archivio un punto di riferimento imprescindibile per le loro ricerche, avranno da adesso una possibilità in più di rispondere agli interrogativi posti dal presente su un territorio del “confine orientale” dove gli eventi accaduti hanno avuto implicazioni senza uguali: l’intreccio con la Resistenza Jugoslava, i fatti dell’oltre Isonzo, le rivendicazioni nazionali e l’esasperazione dei nazionalismi, e da lì passò la “cortina di ferro”.

Udine è città molto sensibile e attenta a preservare la democrazia. Lo dimostra la grande partecipazione alle iniziative promosse dall’Anpi, spesso realizzate di concerto col Comune: quelle dedicate al contributo delle donne alla lotta di Liberazione, gli itinerari sui luoghi dell’occupazione (la città era direttamente amministrata dal Terzo Reich), le manifestazioni in occasione del 25 aprile.

Anche a Udine però c’è preoccupazione per il ripetersi di episodi neofascisti e neonazisti come l’imbrattamento, lo scorso dicembre, della sede del circolo Arci “Cas’Aupa”, deturpato con svastiche.

In Comune si è deciso di reagire con una “mozione di sentimento antifascista”, presentata da un consigliere, iscritto all’Anpi, e approvata alla presenza di tanti associati.