L’idea di far conoscere meglio soprattutto alle nuove generazioni il sacrificio di tre uomini della Resistenza è venuto a Claudio Gariazzo della sezione Anpi di Cavaglià (Biella): “Camminando per le vie d Ivrea ho visto la targa dedicata a Ugo Machieraldo, partigiano cavagliese catturato sulla serra a Lace e fucilato proprio lì, a Ivrea. Nella piazza del nostro paese dedicata a lui non c’era nulla di simile e lo stesso vale per gli altri due partigiani a cui sono dedicate altrettante strade, Attilio Tempia e Mario Mainelli. Attilio Tempia era nato a Viverone ma abitava nella vicina Cavaglià. Nel marzo del 1944 si unisce ai partigiani col nome di battaglia di “Bandiera I” (“Bandiera II” era suo fratello Giovanni) e diviene vice comandante della 183ª brigata Garibaldi, catturato a Donato biellese dai nazifascisti il 29 febbraio 1945, fu incarcerato a Cuorgnè. Interrogato e torturato per circa una settimana viene condannato a morte e fucilato presso il cimitero di Ivrea. Come recita la motivazione della Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria, “nel corso di numerosi combattimenti era di esempio ai suoi commilitoni per coraggio, perizia, serena calma nel pericolo”.

Mario Mainelli, arrestato per attività sovversiva a Biella il 7 dicembre 1943 presso la casa del professore antifascista Angelo Cova, trasferito al carcere le nuove di Torino, viene deportato a Mauthausen il 13 gennaio 1944. Morì nelle camere a gas del centro di eliminazione fisica di Hartheim.

Ugo Machieraldo nasce a Cavaglià il 18 luglio 1909; ufficiale dell’aeronautica, dopo l’armistizio aderisce alla Resistenza in una formazione che opera nel canavese e nel biellese. Catturato tra il 29 e il 30 gennaio 1945, viene fucilato il 2 febbraio presso il cimitero di Ivrea; di fronte al plotone di esecuzione diede personalmente l’ordine di sparare, com’è scritto nella motivazione della Medaglia d’Oro al Valor militare alla memoria: “…Traversando il paese per raggiungere il luogo dell’esecuzione, rincuorava i propri compagni e le donne piangenti, cui rivolgeva forti parole di fede e di incitamento alla resistenza. Di fronte al plotone di esecuzione, dichiarava di voler dimostrare come sapesse morire un ufficiale italiano. Pronunciate parole di perdono e di commiserazione per i soldati esecutori, perché irresponsabili della colpa dei capi, intimava agli ufficiali di togliersi dai ranghi e trasmetteva personalmente l’ordine che troncava la sua radiosa esistenza”.

Abbiamo ritenuto doveroso incrementare la conoscenza di questi tre partigiani con l’installazione di targhe commemorative in memoria e in onore di quei cittadini che durante la dittatura fascista si sono spesi senza riserve, fino al sacrificio della propria vita ottenendo che noi, donne e uomini, potessimo essere cittadini liberi e non sudditi. A tanti anni di distanza può sembrare anacronistico, ma oltre ad essere un atto dovuto, oggi, in tempi in cui la ricerca di protagonismo e di interesse personale viene sistematicamente anteposta al bene comune, è un’occasione di riflessione e un invito a conservare vivi gli ideali di chi ha speso energie, passione e infine la vita per permetterci un’esistenza democratica. La posa di queste targhe vuole essere, oltre che il riconoscimento di scelte eroiche non comuni, soprattutto un ringraziamento consapevole di chi, a tanto tempo di distanza, fruisce ancora oggi della libertà ottenuta da coloro che hanno combattuto e si sono sacrificati per donarcela.

Abbiamo presentato il progetto al comune chiedendo la collaborazione anche economica, ma per motivi che non vogliamo giudicare non ci è stata concessa.

Noi della sezione Anpi locale non ci siamo persi d’animo: ci siamo messi al opera autotassandoci e cercando fondi tra iscritti e simpatizzanti per confezionare le 3 targhe, la risposta è stata veramente commovente: abbiamo sentito l’affetto e la fiducia di tutti; persino chi vive con una non eccelsa pensione ha dimostrato fiducia in noi condividendo i valori dell’Anpi e della Resistenza.

Abbiamo ripresentato il progetto con cui ci facevamo carico di tutte le spese, è stato accettato e abbiamo potuto concretizzarlo organizzando la cerimonia e facendoci carico, oltre che della ricerca storica, anche del ritrovare gli eredi ormai alla terza generazione, alcuni dei quali risiedono lontano dal paese dei nonni.

I nostri sforzi sono stati premiati e abbiamo potuto dar vita a una bella cerimonia dove abbiamo visto la partecipazione di tanti iscritti, di sezioni di paesi vicini, simpatizzanti, amministratori, un grazie a Claudio Maderloni della segreteria nazionale per la partecipazione, un grazie per la vicinanza alla presidente Carla Nespolo.

Riteniamo opportuno trasmettere questa testimonianza sicuri che possa servire di esempio e incoraggiamento per altre sezioni Anpi.

Vitantonio Iacoviello, componente del Comitato provinciale Anpi Biella