Foto Farricella. Festa dell’Unità Modena 2016

Un anno fa – il 10 agosto – se ne andava Luciano Guerzoni, stroncato da un male incurabile dopo un rapidissimo decorso. Era il vicepresidente nazionale vicario dell’Anpi alla quale aveva dedicato ogni suo impegno dal 2006. In realtà Luciano aveva da decenni un rapporto speciale con l’Anpi ma quello per lui – il 2006 – fu l’anno della scelta dopo la lunga esperienza istituzionale e parlamentare. Scriveva l’anno scorso Andrea Liparoto su queste pagine:

“Nel 2006 partecipa al Congresso di Chianciano, quello della svolta, della decisione di far iscrivere all’Associazione anche i non partigiani. E proprio quel Congresso elegge tra i componenti del Comitato nazionale Anpi Guerzoni. Di lì alla Segreteria nazionale dell’Associazione il passo è breve. Nel 2007 subentra infatti ad Enrico Gualandi, deceduto per un malore improvviso. Ricordo con estrema vividezza le sue prime apparizioni nella sede nazionale in via degli Scipioni a Roma, il suo confrontarsi con Marisa Ferro e Carla Argenton. Ha bisogno di capire chi ha intorno, con esattezza, chi può “agguantare” per poter iniziare il suo lavoro organizzativo. Il sottoscritto è stato uno di questi, poi Carlo Ghezzi, Marcello Basso, per citare i primi”.

Da allora il suo impegno è ininterrotto, una vera macchina da guerra. Nell’articolo di Liparoto si tracciano con precisione le tappe del suo lavoro nel gruppo dirigente nazionale dell’Anpi e se ne descrivono i risultati. Per dirla in breve, se oggi l’Anpi è una grande associazione aperta, attiva sul territorio, presente in ogni provincia, autorevole e credibile, in gran parte il merito va proprio ascritto a Luciano.

Per come e quanto lo ho conosciuto, Luciano Guerzoni, oltre ad essere ovviamente un antifascista irriducibile, era una persona colta e schiva. Nelle tantissime conversazioni nel breve intervallo di pranzo, è capitato spesso che egli accennasse in diverse chiavi al futuro dell’Anpi, con un’attenzione speciale per le giovani generazioni. Non era – sia chiaro – l’attenzione qualche volta formale e quasi sempre paternalistica che si manifesta verso i giovani; era un interrogarsi sui grandi cambiamenti di abitudini, di costume, di mentalità nelle giovani generazioni e su come misurarsi con tali cambiamenti. Un giorno mi disse: “non ti pare che dobbiamo lottare assieme ai giovani per garantire loro il diritto alla felicità, il diritto alla gioia?”. La frase mi colpì moltissimo perché, toccando il nervo scoperto di una generazione a cui tale diritto è stato traumaticamente negato, data la disoccupazione, i lavori occasionali, gli impieghi sottoqualificati, Guerzoni dimostrava una straordinaria capacità di cogliere i nodi irrisolti del presente e di interrogarsi su come scioglierli.

Ecco, oggi, per esempio, si misura una distanza crescente fra le sensibilità giovanili prevalenti ed i messaggi della politica e delle grandi organizzazioni sociali, e quindi la domanda che mi pose Luciano si ripropone con una inedita drammaticità per tutti, anche per l’Anpi. I consensi verso le varie forme di populismo che per ora hanno prevalso elettoralmente in Italia passano anche attraverso queste nuove generazioni che – mi pare – sono state socialmente umiliate e non hanno avuto né gli strumenti né la possibilità di metabolizzare indifferenza/rancore/odio in forme razionali di critica all’ordine sociale esistente e di lotta meditata per un nuovo e più equo ordine sociale. L’umiliazione sociale deprime ogni entusiasmo, restringe il campo degli affetti e degli interessi alla famiglia, allontana sine die la possibilità di godere del diritto alla felicità.

Luciano Guerzoni lo aveva capito perfettamente – “pensieri lunghi”, aveva detto Carla Nespolo durante l’orazione funebre – ed era consapevole che la risposta non poteva essere frutto “illuminato” di questo o quel dirigente, ma si poteva trovare nella sperimentazione del lavoro delle sezioni e dei comitati provinciali Anpi. E ad essi, nella sua quotidiana e certosina attività, Luciano dedicava la massima parte del suo tempo.

Con la sua scomparsa piuttosto improvvisa e del tutto imprevista l’Anpi è stata privata, per così dire, di un suo pezzo fondamentale, che ancora oggi facciamo fatica a recuperare pienamente. Diciamo la verità: non eravamo preparati ad una evenienza così drammatica e traumatica, non immaginavamo un gruppo dirigente nazionale senza la sua presenza decisiva. Si dice: nessuno è indispensabile. Forse, in questo caso, non è del tutto vero.

Rispetto all’agosto del 2017 il gruppo dirigente nazionale si è rinnovato, ha acquisito forze “fresche”, sta interiorizzando esperienze diverse, e, rispetto alla straordinaria presidenza di Carlo Smuraglia, oggi presidente emerito, ha una nuova presidente – Carla Nespolo – che si distingue per incrollabile attivismo, presenza sul territorio, intelligenza politica, affabilità di carattere, capacità di comunicazione con tutti, iscritti all’Anpi e dirigenti di altre associazioni e organizzazioni, sensibilità personale e sociale, massimo rigore sui principi della Resistenza e dell’antifascismo. Tutto ciò che ci vuole per far funzionare al meglio, cioè democraticamente, una grande associazione come l’Anpi.

Eppure Luciano Guerzoni continua a mancarci.

Come intellettuale, come politico, come “costruttore”. Ma ci manca anche – forse specialmente – dal punto di vista affettivo. Perché un’associazione è una comunità che esiste non solo perché ha una missione condivisa, ma anche perché crea una relazione speciale fra i suoi membri e questa relazione all’interno della comunità è un elemento essenziale dell’identità dell’associazione. Da questo punto di vista Luciano Guerzoni ci ac-compagna, sia nel senso di associare la sua presenza, come punto di riferimento, alla nostra, sia nel senso di stare fra compagni, fra coloro – cioè – che metaforicamente si dividono lo stesso pane.