Novara, 31 ottobre. La manifestazione no vax e no green pass tra le vie del centro

La squallida sceneggiata di Novara, ove un gruppo di cosiddetti “no green-pass” ha sfilato con la pettorina a strisce e filo spinato come i deportati nei lager nazisti, merita, oltre all’ovvia indignazione, anche un punto di riflessione.

Ebensee, sottocampo di Mauthausen. Detenuti politici

All’evidente riferimento alla Shoah si aggiunge, nelle parole di chi ha organizzato la grottesca sfilata, il paragone esplicito con “i politici e tutte le minoranze” deportate e sterminate. C’è sicuramente qualcosa di patologico e di osceno nella similitudine fra la condizione determinata dall’obbligo del green-pass e le inenarrabili atrocità dei campi di sterminio.

Da http://www.deportati.it

C’è un’offesa, uno sfregio a coloro che sulle casacche portavano la stella di David gialla degli ebrei o i triangoli rossi dei deportati politici, troppo spesso oggi dimenticati o trascurati. Eppure si tratta anche di un segno dei tempi. C’è chi vive la memoria di quell’abisso di disumanità operata dal nazismo come un film, come una rappresentazione lontana e innocente, con la stessa intensità emotiva con cui si può pensare oggi alla battaglia di Salamina o alla distruzione di Cartagine. Si smarrisce l’unicità e la drammatica attualità della pianificazione nazista dello sterminio o, peggio, la si fa precipitare nella più cinica banalità. Non è neppure il caso di ricordare quanti milioni di esseri umani sono stati sterminati dal regime hitleriano: la Shoah, il Porrajmos, i portatori di handicap, i malati di mente, le minoranze religiose, i politici, gli omosessuali.

Quella memoria dovrebbe far parte del sacro, dell’intangibile, di una religione laica che sta a fondamento della Repubblica. Eppure dobbiamo prendere atto che tale fondamento morale su cui è rinata l’Italia del 25 aprile non esercita più pienamente la sua funzione di collante dell’etica di un popolo. Così si spiegano i fenomeni di antisemitismo in Italia e nell’intera Europa, la persistente discriminazione di una parte, sia pur di minoranza, della popolazione, nei confronti degli omosessuali, i ripetuti e insistenti tentativi di riscrivere l’intera storia del fascismo, del nazismo, della Seconda guerra mondiale, la continua minimizzazione delle colpe del nazifascismo.

Piazza del Popolo, 9 ottobre 2021. Castellino, Forza Nuova, dal palco della manifestazione no green pass, prima dell’assalto alla Cgil e il tentativo dei manifestanti di arrivare a palazzo Chigi e Montecitorio (Imagoeconomica9

Tutto ciò fa luce sulla ragione per cui organizzazioni palesemente neofasciste fanno parte integrante del movimento no green-pass e in alcuni casi, come recentemente avvenuto a Roma, si mettono alla testa delle sue manifestazioni.

Una manifestazione no vax dello scorso luglio (Imagoeconomica)

È vero, in questo movimento vi sono diverse anime e sono presenti critiche e obiezioni ai provvedimenti di contrasto alla pandemia che, pur se non condivisibili, sono legittime. Ma questo riguarda una parte, presumibilmente minoritaria, di coloro che manifestano nelle piazze di tante città.

Un manifestante no vax di Qnanon

Prevale un senso comune antiscientifico, antimoderno, irrazionalista, complottista, esoterico, che si sposa pienamente con l’humus del pensiero neofascista, e ricorda per alcuni aspetti il clima dell’assalto a Capitol Hill del gennaio di quest’anno e le farneticazioni del movimento americano Qannon.

(Imagoeconomica)

Assieme, è la conferma dell’infiacchimento e in tanti casi della frattura del rapporto fra una parte della popolazione e le istituzioni. Ne abbiamo avuto un eloquentissimo segnale in occasione delle recenti amministrative e dei ballottaggi, quando la crescita dell’astensione al voto, pur costante, ha raggiunto un livello di guardia insopportabile dal punto di vista di una democrazia davvero rappresentativa.

Paghiamo un deficit di formazione civile le cui cause affondano nel tempo e fra le cui ragioni c’è un’atavica debolezza nella educazione sulla Resistenza e sulla Costituzione. E c’è anche, di conseguenza, la persistenza in una parte della pancia del Paese, di un sentimento a-fascista o filofascista. La verità è che, a differenza della Francia e della stessa Germania, l’Italia non ha mai fatto pienamente i conti col fascismo cioè con la sua stessa storia, non è mai stato cancellato quel grumo di autoritarismo e di violenta aggressività che ha accompagnato le vicende del Paese per poi esplodere nell’apologia e nella pratica della guerra d’aggressione, della repressione e del razzismo nel ventennio di Mussolini.

C’è peraltro un’altra Italia che è invece unita sui valori costitutivi della Repubblica, che ha ben compreso che la parola libertà, priva del fondamento di responsabilità, si trasforma semplicemente nella legittimazione del prevalere del più forte sul più debole.

Questa Italia è sicuramente rappresentata da un movimento d’opinione maggioritario che, quando il pericolo è alle porte, si fa movimento unitario di massa; così è stato contro Tambroni nel 1960, così è stato dopo piazza Fontana nel 1969, così è stato dopo il rapimento di Aldo Moro nel 1978, così è stato dopo la recente devastazione della sede della CGIL nazionale.

L’Anpi con il Forum delle associazioni partigiane in piazza San Giovanni il 16 ottobre 2021

C’è oggi questa Italia, ed è bella e grande e colorata, e pronta a scacciare i fantasmi oscurantisti ed a far prevalere un nuovo umanesimo collettivo contro qualsiasi segnale di ritorno della banalità del male.

Fra i tanti mostri generati dal sonno della ragione si annoverano perciò, oggi, coloro che hanno sfilato a Novara con le pettorine dei deportati. È, come abbiamo affermato, la vergogna dell’ignoranza, ed è assieme l’ignoranza della vergogna, perché nei protagonisti di quella sfilata e comunque nei portatori di quella idea sembra non ci sia alcuna percezione della sua enormità.

Che fare, dunque, contro questa miseria civile, morale, culturale? Senza dubbio si impone all’intero Paese una nuova stagione di formazione civile che riguarda, sì, la scuola e l’università, ma riguarda anche lo Stato, a cominciare dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, e la società, in particolare nella sua grande periferia.

(Imagoeconomica)

Non basta. Se la causa principale del disagio sociale è data dal forte aumento delle diseguaglianze, è contro di queste che deve esercitarsi l’azione di governo a tutti i livelli.

Guttuso, Comizio di quartiere, 1975

Ancora non basta. C’è bisogno di un plus di cittadinanza attiva, che non vuol dire soltanto andare a votare o comportarsi civilmente nei rapporti urbani, ma vuol dire specialmente prendersi cura della democrazia in ogni sua forma, essere il popolo della democrazia militante. Ed infine occorre procedere rigorosamente nell’attuazione del disposto costituzionale in merito al divieto di ricostituzione del partito fascista attraverso lo scioglimento immediato delle organizzazioni neofasciste.

Tutto ciò è un programma e un calendario di lavoro, con al primo punto la guerra ai due mali del tempo che viviamo: l’ignoranza e la paura. Perché ha  proprio ragione Herman Melville, quando in Moby Dick scrive “l’ignoranza è madre della paura”.

Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi