Dal 20 al 25 febbraio scorsi si è svolta a Madrid una settimana di iniziative per ricordare il sacrificio dei combattenti delle Brigate Internazionali nella battaglia del Jarama (6 -27 febbraio 1937), organizzata dall’Asociación de Amigos de las Brigadas Internacionales (AABI). L’appuntamento centrale, e il più seguito, è stato come di consueto la Marcia del Jarama, giunta quest’anno alla sedicesima edizione.

Morata de Tajuna, trincee repubblicane

Nella valle del fiume Jarama, in una zona collinare a circa 11 km a sud-est di Madrid, si combatté in quelle settimane per la difesa della capitale spagnola dal tentativo di accerchiamento messo in atto dalle forze nazionaliste, comandate da Francisco Franco, con l’intento di tagliare le comunicazioni con Valencia. La battaglia, che sul fronte repubblicano vide impegnate, a fianco dell’esercito della Repubblica spagnola, le Brigate Internazionali, causò diverse decine di migliaia di morti fra i due schieramenti e portò a una nuova situazione di stallo: le forze ribelli franchiste fallirono nel tentativo di isolare Madrid, pur riuscendo a superare il fiume Jarama.

L’associazione AABI è nata nel 1995 con due obiettivi fondamentali: realizzare in tutto il Paese una grande commemorazione delle Brigate Internazionali nel 60° anniversario dello scoppio della Guerra di Spagna (1996), e dare corpo alla promessa fatta dal capo del legittimo governo spagnolo Juan Negrín nel 1938 al momento dell’addio ai volontari stranieri: concedere la nazionalità spagnola alle donne e agli uomini che erano accorsi in Spagna per difendere la Repubblica dal golpe di Franco. Dopo avere conseguito, l’anno successivo, questi due primi obiettivi, la AABI prosegue il suo lavoro di memoria per tutelare il lascito storico, politico e morale dei “Volontari della libertà” attraverso la promozione dello studio e della ricerca, l’organizzazione di eventi commemorativi, l’installazione di monumenti e targhe, la presentazione di libri e la cura dei rapporti con le associazioni di famigliari e amici delle Brigate internazionali fuori dai confini di Spagna.

Morata de Tajuna. Monumento alle Brigate Internazionali

La prima edizione della Marcia del Jarama si tenne nel febbraio 2008; per alcuni anni vi partecipano alcuni fra gli ultimi veterani delle Brigate, come il comunista irlandese Bob Doyle, che nel 1937 decise di andare a combattere in Spagna dopo avere avuto notizia della morte (nella battaglia del Jarama) del suo amico ed ex commilitone nell’IRA Kit Conway. L’edizione 2024 della marcia è stata dedicata al battaglione Dimitrov e ai volontari della ex Jugoslavia, che si calcola siano stati più di 1.700 (800 dei quali persero la vita in Spagna). Questo battaglione venne costituito alla fine del 1936 e integrato nella XV Brigata internazionale insieme ai battaglioni britannico (“Saklatvala”), nordamericano (“Lincoln”) e franco-belga (“6 Fevrier”): la I compagnia era composta in gran parte da jugoslavi, insieme a romeni, bulgari, ungheresi e greci; la II da polacchi, la III da italiani, la IV da cechi e balcanici. Al momento di decidere il nome del battaglione la scelta cadde su quello del bulgaro Georgi Dimitrov, presidente dell’Internazionale comunista e acceso sostenitore della strategia dei fronti popolari (e, più tardi, Primo ministro della Repubblica popolare di Bulgaria).

Inizio del documentario nella sede AABI

Dopo l’addestramento ad Albacete, forte di 800 volontari e noto come “il battaglione delle dodici lingue”, il Dimitrov venne inviato, insieme agli altri battaglioni della XV Brigata, al fronte del Jarama per contenere l’offensiva scatenata dalle forze fasciste il 6 febbraio 1937. Nel corso dei combattimenti il battaglione, come tutto il resto della Brigata, patì enormi perdite. Aleš Bebler, un volontario sloveno che raggiunse il battaglione nei mesi successivi e che ne diventerà in seguito commissario politico, annotò nel suo diario: “le fronde [degli ulivi] sono state spogliate dalla pioggia di granate e pallottole, cosicché i rami si alzano al cielo come mani di feriti che chiedono aiuto. L’aria è insopportabile. Tra le nostre trincee e le trincee fasciste ci sono corpi insepolti, cavalli e muli morti. Sopra di loro, milioni di mosche e stormi di corvi”. Un’immagine forte, che umanizza il paesaggio naturale e che ricorda quelle che, a detta dei suoi compagni, furono le ultime parole del volontario irlandese Charlie Donnelly nei suoi ultimi istanti di vita: “Anche le olive stanno sanguinando”.

Brunete. Colle Mosquito

Dopo la fine della battaglia, il Dimitrov e gli altri battaglioni della XV Brigata furono incaricati di presidiare il settore. A metà giugno arrivò l’agognato riposo nelle retrovie e ai primi di luglio i battaglioni vennero destinati alla zona di Brunete, una trentina di chilometri a ovest di Madrid, dove si preparava un’offensiva repubblicana. Nel corso della guerra il battaglione Dimitrov, come accadde ad altre unità, venne accorpato ad altre formazioni nella riorganizzazione delle forze repubblicane e infine smobilitato il 5 ottobre 1938.

Brunete. Colle Mosquito. Omaggio al capitano Oliver Law

Molti ex combattenti jugoslavi, lasciata la Spagna, si unirono negli anni successivi alla Resistenza antifascista in Francia e in altri Paesi europei. Quasi 350 ritornarono in Jugoslavia e 250 di essi combatterono nella lotta di Liberazione contro i fascisti e i nazisti nella quale vennero spesso destinati, grazie alla loro esperienza e alla loro fama di brigadistas, a ruoli apicali: quattro di essi assursero al ruolo di comando di altrettanti Korpus dell’Esercito popolare di liberazione jugoslavo. La guerra di Spagna riveste la stessa importanza, per la Jugoslavia, di quella che la lega alla Resistenza italiana, pre e post 8 settembre, come testimoniano le biografie (fra gli altri) di Luigi Longo, Rita Montagnana, Giovanni Pesce, Teresa Noce, Ilio Barontini.

Marcia del Jarama. La partenza

La settimana si è aperta lunedì 19 febbraio con l’arrivo a Madrid del gruppo di familiari e amici dei volontari jugoslavi. Fra loro Slobodan, figlio di Danilo Lekic, Dusanka e Gordana, figlie di Kosta Nadj, Branka, figlia di Srecko Jurkic, e la giovanissima Katarina, bisnipote di Aleš Bebler. Nei giorni di martedì e mercoledì il gruppo (al quale si sono uniti dall’Italia gli attivisti dell’Aicvas Gigi e Domenico e altri compagni da Germania, Polonia e Stati Uniti) ha visitato Almansa e Albacete (che ospitò il quartier generale delle Brigate internazionali fra il 1936 e il 1938) partecipando a diverse iniziative organizzate dalle associazioni culturali locali. Giovedì, nel primo giorno della mia visita a Madrid, la AABI ha organizzato nella sua sede del quartiere Latina la proiezione di un film documentario del 1967, Španija naše mladosti  (La Spagna della nostra gioventù), opera del regista Zdravko Velimirovic. Alla proiezione ha fatto seguito un rinfresco offerto dall’associazione che ha favorito lo scambio di racconti e ricordi e si è concluso fra brindisi e canzoni antifasciste.

Marcia del Jarama. La testa del corteo

La mattina successiva siamo partiti in pullman per visitare i luoghi della battaglia di Brunete (6–25 luglio 1937) e ascoltare dalla voce dello storico Miguel Ángel García il racconto delle varie fasi della battaglia che vide impegnato il battaglione Dimitrov e le altre unità della XV Brigata internazionale. Nel corso della mattinata abbiamo attraversato i campi nei quali trovò la morte in un tragico incidente la fotografa di guerra Gerda Taro, ci siamo fermati nel punto in cui le truppe repubblicane passarono il fiume Guadarrama e abbiamo terminato la visita sul colle Mosquito, teatro di uno degli assalti più sanguinosi compiuto dai volontari internazionali contro le forze nazionaliste. Qui Nancy Phillips, cugina del brigadista Paul Wendorf, giunta apposta dal New Mexico per partecipare alla manifestazione, ha deposto un omaggio floreale in memoria del capitano del battaglione Lincoln, l’afroamericano Oliver Law, caduto nel tentativo di conquistare il colle con i suoi combattenti.

Marcia-del-Jarama. In primo piano la presidente della AABI, Almudena-Cros

L’appuntamento più atteso, la marcia sul fiume Jarama, ha potuto contare su una splendida mattina di sole, ancorché ventosa e piuttosto fredda. Giunti a bordo di due pullman al luogo dell’appuntamento abbiamo trovato ad attenderci un gran numero di persone e un tripudio di tricolori repubblicani e bandiere delle più diverse formazioni internazionali. Dalla collina sulla quale si trova il piccolo monumento a Charlie Donnelly, caduto sul fronte del Jarama il 27 febbraio 1937, siamo partiti e ci siamo addentrati fra gli ulivi. Come il giorno precedente era con noi lo storico Miguel Ángel García che, lungo il cammino, ha raccontato le diverse fasi della battaglia. Sulla via del ritorno la marcia ha fatto sosta sul luogo del nuovo Memoriale del battaglione britannico per la sua inaugurazione ufficiale. Il primo memoriale, costruito nell’aprile 1937 dai volontari del battaglione per i compagni caduti, fu distrutto durante la dittatura. Recentemente, grazie al lavoro di José Olivera, che è riuscito a individuare il luogo esatto nel quale si trovava, e all’impegno dell’AABI e del Comune di Morata de Tajuña, è stato ricostruito. Durante la breve cerimonia abbiamo potuto ascoltare le testimonianze di alcuni familiari degli ex combattenti e il messaggio di saluto affidato agli organizzatori dalla nipote dell’allora capo del governo della Repubblica Juan Negrín.

Inaugurazione del monumento al battaglione britannico

La settimana di iniziative organizzata dall’AABI si è conclusa domenica mattina, 25 febbraio, con la visita al cimitero di Fuencarral. Il cimitero, che si trova nella periferia nord di Madrid, è un vero e proprio sacrario della memoria delle Brigate internazionali. Scelto prima della fine della guerra di Spagna per ospitare le spoglie di più di 400 volontari caduti in difesa della Repubblica, venne saccheggiato dalle nuove autorità dopo la conquista del potere da parte del dittatore Francisco Franco. I corpi dei combattenti repubblicani vennero riesumati e gettati in una fossa comune poco distante. Oggi nel cimitero campeggia una riproduzione della grande targa originale che omaggiava le Brigate internazionali, in francese, attorno alla quale si trovano diverse targhe dedicate ai volontari di tanti Paesi diversi, fra i quali ovviamente l’Italia. Poco distante si trovano anche il grande monumento ai volontari sovietici e il memoriale dedicato agli spagnoli che combatterono per la libertà in Europa fra il 1939 e il 1945.

Monumento al battaglione britannico

Recentemente, una grande mobilitazione internazionale alla quale ha partecipato anche l’Aicvas ha chiesto al Comune di Madrid di sospendere i piani per la costruzione di una nuova discarica pubblica nelle vicinanze del cimitero. Il sospetto è che nella zona individuata dalle autorità per la nuova opera si trovi la fossa comune nella quale furono gettati i resti dei volontari internazionali nel 1939. Nel gennaio 2024 il Comune di Madrid ha annunciato di avere sospeso i lavori in modo da permettere di verificare l’eventuale presenza nel terreno in questione dei resti degli ex combattenti. La decisione del Comune è stata presa nel rispetto di quanto prescrive la legge 20/2022 (Ley de Memoria Democrática) voluta dal governo Sánchez e approvata nell’ottobre 2022.

Cimitero di Fuencarral. Targa per le Brigate Internazionali

Infine, il viaggio a Madrid è stata l’occasione per rivedere alcuni cari compagni conosciuti lo scorso ottobre nel quartiere Carabanchel. Alla marcia del Jarama ho rivisto Luis Suárez-Carreño, attivista dell’associazione La Comuna, che nei primi anni 70 venne fermato dalla polizia franchista, incarcerato e torturato dalla famigerata Brigada Político Social.

Cimitero di Fuencarral. Targa dell’AICVAS

Luis è la prima vittima della repressione franchista ad aver intentato una causa individuale, in Spagna, contro la polizia del regime. La sera di sabato, poi, con Luigi e Domenico abbiamo incontrato Isabel e Jesús, dell’associazione Salvemos Carabanchel, che ci hanno mostrato alcuni scorci poco noti delle strade di Madrid, muri che ancora portano i segni delle bombe cadute sulla capitale, e alcune delle stolpersteine, le pietre d’inciampo, che anche grazie al loro prezioso impegno sono state collocate in questi ultimi anni in Spagna.

Madrid. Pietre d’inciampo per i fratelli Jesus e Miguel Santos Alonso

Furono oltre 9.000 le persone di nazionalità spagnola che finirono nei campi di sterminio nazisti; di queste, circa 7.500 furono rinchiuse a Mauthausen. Sopravvissero solo poco più di 2.700 persone. Inizialmente, gli spagnoli fermati dai nazisti venivano internati negli Stalag. Tuttavia, dopo la visita in Germania del ministro degli esteri di Franco, la Gestapo cambiò atteggiamento e, dal settembre 1940 in poi, tutte le persone che avevano combattuto per la repubblica spagnola perdettero la condizione di prigionieri di guerra e vennero rinchiuse nei campi di concentramento. Come è noto, quando a Franco chiesero della sorte delle cittadine e dei cittadini spagnoli all’estero, il dittatore rispose “fuori dalla Spagna non ci sono spagnoli”.

Carlo Gianuzzi, Commissione scuola Anpi “Dolores Abbiati”, Brescia