Basterebbe qualche dato assai semplice ma chiarissimo: Ciampi fu eletto Presidente della Repubblica italiana alla prima votazione, (707 voti su 1.010) ed ebbe costantemente un elevato indice di gradimento popolare, sempre oscillante fra il 70 e l’80 per cento.
Fu uomo di pensiero, ma anche di azione. Appartenne, per un certo periodo, al Partito d’Azione, rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, si unì ad altri antifascisti per raggiungere – attraverso una lunga marcia – le truppe alleate e la Brigata Maiella; fu partigiano in Abruzzo e decorato di medaglia al valor militare.

Fu Presidente del Consiglio, Presidente della Repubblica, Senatore a vita. Come tale, si pronunciò nettamente per il No nel referendum costituzionale del 2006, su un progetto di totale stravolgimento della Costituzione, proposto dal Governo Berlusconi. Rifiutò la proposta di fare un settennato-bis, con l’argomento che “il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale, mal si addice alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato”.
Modesto ma deciso nelle sue apparizioni pubbliche e nelle sue dichiarazioni, scrisse un libro di notevole impegno civile (“Non è il paese che sognavo”) in cui esprimeva la sua delusione per i 150 anni dell’Unità d’Italia, ma senza mai rassegnarsi. Il libro esprime, infatti, valutazioni molto critiche, ma si conclude con l’invito a non arrendersi mai, ad impegnarsi per migliorare se stessi e il Paese, a contrapporre alla delusione la speranza (e l’impegno) per un futuro migliore.
Questo era l’uomo, uno degli ultimi “grandi vecchi” di cui l’Italia ha potuto gloriarsi, per un passato ineccepibile e per il lungo consenso sempre attribuitogli dal popolo e largamente meritato.

Un ricordo, dunque, che si presterebbe ad amare considerazioni anche sul presente, in cui scarseggiano sempre di più le qualità davvero al di sopra delle parti, come furono quelle di Carlo Azeglio Ciampi.
Non fu dei “nostri”, non appartenne a Brigate garibaldine, appartenne ad un partito apprezzabile ma diverso da quello che per anni fu comune a molti di noi. Tuttavia ho saputo della sua morte con il dolore e il rimpianto per la perdita di una persona straordinaria, in cui la mitezza si univa alla fermezza ed in cui le scelte furono sempre ispirate alla più rigorosa coerenza.
Merce rara, di questi tempi; ed è questo che ce lo fa rimpiangere ancora più dolorosamente.
(da ANPInews 215 del 20/27 settembre 2016)
Pubblicato venerdì 23 Settembre 2016
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