Dal 14 al 16 settembre si è tenuto a Milano, presso la Casa della Memoria – spazio comune dell’ANPI, dell’INSMLI e di altre associazioni-istituzioni il cui impegno è strettamente legato ai temi della storia dell’Italia contemporanea – il convegno internazionale di presentazione scientifica dell’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia, 1943-1945. L’Atlante, database online (www.straginazifasciste.it) ed ottimo esempio di democratizzazione della cultura, attraverso l’accessibilità alle sue fonti raccoglie le schede relative a 5.517 episodi di strage avvenuti in Italia, dall’estate 1943 alla primavera 1945. Il database è il frutto di un lavoro complesso, di gruppo e tuttora aperto (per integrazioni, precisazioni, approfondimenti), che unisce le competenze storiografiche di decine di ricercatori alle risorse e alle possibilità offerte dalle tecnologie informatiche, riuscendo a tracciare quella che è la mappa (interpretata) più completa dell’orrore nazista e fascista riversatosi sulla penisola italiana. Immenso “memoriale” virtuale, capace però di individuare con precisione la geografia delle stragi – ogni episodio è georeferenziato – l’Atlante contiene quasi tutti i nomi delle 23.330 vittime (restano alcune centinaia di non identificati), e molti dei nomi dei loro carnefici, che non sono più, in generale, gli “ignoti tedeschi” restituitici dalla documentazione immediatamente postbellica e dalla pubblicistica successiva.
Sono questi gli elementi interpretativi principali sui quali, durante il convegno, si è mossa la discussione dei relatori, italiani e stranieri, chiamati a commentare i risultati scientifici dell’opera, che rappresenta, come ha detto Lutz Klinkhammer, un’indubbia “pietra miliare” nel dibattito storiografico sul tema.
L’Atlante viene da uno sforzo comune italiano e tedesco: i due Paesi sono infatti impegnati, ormai da qualche anno, nella costruzione di un dibattito scientifico che possa trovare, nella comprensione di un doloroso passato comune, i segni di un presente e di un futuro da concepire nel senso della “concittadinanza” europea. Il percorso storiografico e politico-diplomatico che ha portato alla realizzazione dell’Atlante è stato riassunto innanzitutto dai rappresentanti dei due enti che hanno per primi voluto e poi guidato la ricerca e la messa in rete di tale passato: il presidente dell’ANPI Carlo Smuraglia – nel suo intervento, ha ribadito il concetto, espresso in occasione della presentazione ufficiale dell’Atlante alla Farnesina (lo scorso 6 aprile), di uno strumento non solo scientifico ma di cittadinanza europea basata sulla memoria comune – e il direttore scientifico dell’INSMLI, Marcello Flores. A spiegare materialmente le origini del progetto, la base documentaria e l’utilizzazione del database, è stato invece Paolo Pezzino, coordinatore scientifico dell’Atlante. Dogliotti, Rovatti e Fulvetti hanno poi riassunto il lavoro complessivo svolto dai 120 ricercatori che hanno realizzato le schede, fornendo alcune interpretazioni generali sulle fasi e le aree della politica del massacro, la violenza fascista, le possibilità di approccio comparato. L’approfondimento di Rovatti sulla responsabilità dei reparti della RSI nei massacri ha rappresentato anche una chiarificazione del titolo dell’Atlante: la congiunzione “e” tra nazista e fascista, al posto di una forse più immediata contrazione semantica (nazifascista), non è infatti casuale, ma anzi è indice dell’autonomia della violenza esercitata spesso dai fascisti italiani nei confronti dei propri concittadini.
Che la violenza e la guerra totale non siano state un’esclusiva dei nazisti e dei fascisti lo ha ricordato l’intervento di Gabriella Gribaudi sui bombardamenti e le violenze di genere praticati dagli Alleati, mentre Luca Baldissara si è soffermato sul nesso tra guerra totale e guerra civile, controguerriglia e massacri. A un nutrito parterre di studiosi italiani e stranieri (Klinkhammer, Neitzel, Overy, Gabriele, Gentile, Ingrao, Kramer, Peli, Sheperd, Samarani, Petrungaro) è stato affidato il compito di commentare l’opera-Atlante, contestualizzarne i risultati in un quadro più ampio di quello locale o nazionale, e fornire spunti per una prospettiva comparata. A. Umansky, G. Focardi, P. Lagrou, T. Will, M. De Paolis e P. Portinaro, coordinati da P.P. Rivello, procuratore generale militare, hanno affrontato gli aspetti giuridici, in Germania e in Italia, della vicenda delle stragi naziste e fasciste. Le autorità italiane e tedesche hanno manifestato il proprio interesse e l’apprezzamento per il lavoro svolto attraverso la presenza e le parole di Jutta Wolke, console generale tedesco a Milano, e Francesco Puccio, ministro plenipotenziario per l’UE. Assente giustificato Wolfgang Schieder, presidente per la Germania della Commissione storica italo-tedesca, il cui lavoro è alla base dell’Atlante.
Quest’ultimo è un importante punto d’arrivo ma anche, anzi soprattutto, una base di partenza per procedere in una doppia direzione: verso l’approfondimento della storia dei territori, dai quali provengono continue sollecitazioni; verso un discorso comparato, sia nazionale – manca ancora, a parere di chi scrive, un dibattito che sappia abbandonare l’ottica del locale o al massimo dell’area, ma l’Atlante fornisce gli strumenti per questo necessario salto di qualità – sia, in particolare, europeo.
Se la vicenda italiana ha la sua specificità ed è stimolante caso di studio, essa è parte imprescindibile di una storia più ampia, ancor più problematica ma anche determinante per comprendere dinamiche interne e sovranazionali. È una direzione indicata con forza da Luca Baldissara durante il convegno, avviata anche dalle riflessioni di alcuni relatori stranieri (in particolare, Ben Sheperd) e possibile solo, ha sottolineato Pier Paolo Portinaro, mediante una più “illuminata” politica della ricerca a livello europeo.
Isabella Insolvibile, membro del Comitato scientifico dell’INSMLI
Pubblicato venerdì 23 Settembre 2016
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